Ayrton Senna e l’eredità di un mito della Formula 1 che non muore mai

«Vivo di emozioni» diceva il campione brasiliano, di cui si celebrano i 25 anni dalla scomparsa. Le sue vittorie e la sua umanità l’hanno reso eterno
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Ayrton Senna sulla Williams a Imola, il 1° maggio 1994Getty Images

Se fosse ancora vivo Ayrton Senna sarebbe un ricco uomo d'affari di 59 anni, dal fisico ancora piacevole, chiamato dalle televisioni di tutto il mondo a dispensare pillole della sua schietta saggezza. A 25 anni dal quel tremendo 1° maggio a Imola, quando perse la vita in un incidente al settimo giro del Gran Premio di San Marino, il ricordo del pilota brasiliano è vivo più che mai.

Di Senna non si parla spesso, ma appena si affronta la figura di questo campione leggendario sembra che un fiume in piena debba straripare: perché chiunque abbia sfiorato Ayrton ne è rimasto affascinato, come accade per i miti. La morte prematura a 34 anni, quel suo sguardo vagamente malinconico, la sua intima religiosità quasi mistica, la sua capacità comunicativa e soprattutto le sue imprese in pista lo hanno reso eterno.

La leggenda di Ayrton Senna

«Vivo di emozioni, tante emozioni» ha avuto modo di dire, in perfetto italiano, in una delle sue numerose chiacchierate con i giornalisti. Ayrton Senna non era mai banale e, pur avendo tanto da perdere dall’alto dei suoi privilegi, non ha mai avuto paura di scagliarsi contro i poteri forti della Formula 1 (come accadde con Jean-Marie Balestre, il patron della Federazione Internazionale dell’Automobilismo) a tutela dei piloti, delle regole eque e della sicurezza.

Senna a 24 anni, all'esordio in Formula 1 con la Toleman

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Nato a San Paolo, in Brasile, nel 1960, Senna è considerato tra i più grandi piloti della storia dell’automobilismo: in Formula 1 ha vinto 41 gare su 162, con 80 podi totali, 65 pole position e 19 giri veloci. Tre i titoli mondiali conquistati di cui il primo, nel 1988, festeggiato con un pianto pubblico a testimonianza della sua profonda umanità. Determinato sin da quando correva nei kart, pignolo e perfezionista fino all’ossessione, passava le ore con meccanici e ingegneri alla ricerca dell’assetto migliore della sua monoposto: «La sua qualità maggiore era la capacità di concentrarsi sul problema principale», ha spiegato in un documentario Alex Zanardi, che ha incrociato Senna in Formula 1 per un paio di stagioni. Il circuito belga di Spa (dove nel 1992 salvò la vita al collega Erik Comas, vittima di un incidente), è stato probabilmente il suo preferito mentre Montecarlo, dove ha vinto 6 volte su 10, il suo regno. Straordinario sull’asfalto bagnato, e per questo soprannominato prima il «Mago della pioggia» e poi semplicemente «Magic», era incredibile per velocità e strategia nelle qualifiche, in un’epoca in cui, per ottenere la pole position, erano disponibili soltanto due o tre giri, con gomme che si deterioravano in un attimo.

Una scritta in ricordo di Senna al Gp del Belgio del 28 agosto 1994

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Il sogno Ferrari svanito

Talento naturale, ha impressionato il circus sin dall’inizio, quando con la modesta Toleman, nel Gp di Montecarlo del 1984, sfiorò il successo sotto la pioggia. Bello e carismatico, dopo aver vinto le prime gare con la Lotus, ha vissuto gli anni migliori nella McLaren (tra il 1988 e il 1993), per poi passare alla Williams in un momento di imprevedibile difficoltà per la scuderia inglese. L’approdo in Ferrari è rimasto un sogno, che stava per concretizzarsi nel 1991: Cesare Fiorio, il direttore sportivo delle rosse dell’epoca, ha raccontato più volte di come fosse già pronto un dettagliato contratto per Magic, poi saltato per l’opposizione di Piero Fusaro, presidente della casa di Maranello.

Della sua carriera restano, tra tante cose belle, anche l’acerrima rivalità con Alain Prost, con cui si è riappacificato poco prima di morire, e l’amicizia con Gerard Berger, condita da scherzi terribili, e gare indimenticabili, tra cui la vittoria a Donington del 1993 quando, sul bagnato, riuscì a recuperare cinque posizioni in un unico giro e a battere nettamente le Williams di Prost (doppiato) e Hill, nonostante la sua McLaren fosse inferiore. Indimenticabili poi le scintille in Francia, nel 1992, con un giovane Michael Schumacher, colpevole di averlo tamponato. Il tedesco era dietro di lui anche in quel maledetto 1° maggio 1994 a Imola, quando Senna morì per un incidente assurdo, causato dalla rottura del piantone dello sterzo, modificato e risaldato per rendergli meno angusto l’abitacolo.

L'incidente mortale di Senna a Imola, il 1° maggio 1994

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Un milione di persone al suo funerale

Al funerale di Magic, nella sua San Paolo, c’era almeno un milione di persone. Oggi, dopo 25 anni, quell’amore immenso non è svanito: alcuni giorni fa, in Vaticano, Paula Lalli Senna, nipote del campione brasiliano, ha donato a Papa Francesco un casco e una statua di Ayrton, che entrerà a far parte dei Musei Vaticani. Dal 10 aprile invece l’autodromo di Imola ospita Ayrton Magico. L’anima oltre i limiti, mostra multimediale immersiva aperta fino al 30 novembre. Iniziative e commemorazioni si stanno accavallando in tutto il mondo in vista del 1° maggio quando in Brasile, nell’autodromo di Interlagos a San Paolo, andrà in scena il Senna day festival. E il sogno del campione di aiutare i bambini poveri sopravvive tuttora con la fondazione che porta il suo nome, Instituto Ayrton Senna, presieduta dalla sorella Viviane. Il fuoriclasse della Formula 1 se n’è andato nel 1994, ma il suo immenso patrimonio di passione e umanità non sembra poter morire mai.