Papy Faty morto in campo a 28 anni, giocava contro il parere medico

Papy Faty, calciatore della nazionale del Burundi, aveva 28 anni. È collassato il 25 aprile nel corso di una partita del campionato semipro nello Swaziland
Gallo Images

Papy Faty, calciatore della nazionale del Burundi, è morto il 25 aprile per un arresto cardiaco avvenuto durante una partita del campionato semipro dello Swaziland (nome ufficiale eSwatini) giocando con la maglia dei Malanti Chiefs. Il 28enne è collassato sul campo dopo appena 15 minuti, mentre giocava contro i Green Mamba nel Killarney Stadium di Piggs Peak a Mbabane. Trasportato in ospedale, i medici hanno riscontrato il decesso. Non è il primo calciatore morto in campo per arresto cardiaco. Ma Papy non stava bene da tempo. Tanto che tre anni fa, in seguito alla diagnosi cardiaca, era stato esonerato dal club sudafricano della massima serie Bidvest Wits. Alle prese con la condizione, fra consulti medici e dubbi, era transitato nei Real King FC, nella Nfd sudafricana, e di nuovo esonerato. In un'intervista per il magazine calcistico sudafricano Soccer Laduma, nel numero 1120 uscito proprio il giorno prima 24 aprile, aveva detto: «Il dottore ha detto che potrei morire». Ventiquattro ore dopo la pubblicazione, Papy Faty è morto suscitando una vasta eco di commozione. Quest'anno Faty aveva contribuito alla prima storica qualificazione del Burundi – nella cui nazionale giocava dal 2008 - alla fase finale della Coppa d'Africa. Aveva giocato in Turchia col Trabzonspor e in Olanda col MVV Maastricht prima che in Sudafrica dove erano poi emersi i problemi cardiaci.

L'anomalia e i pareri medici

Come ha raccontato Faty a Soccer Laduma, era collassato in campo una prima volta militando nel Bidvest Wits. A quel punto i medici rilevarono una anomalia e gli suggerirono di smettere di allenarsi e giocare in attesa di accertamenti approfonditi i quali confermarono la condizione. Dalla stampa sudafricana – fra cui la testata calcistica Kick Off - è possibile ricostruire a ritroso il calvario di Faty: i consigli di operarsi, la sua voglia di non fermarsi e continuare a giocare. Faty, contro il parere medico che suggeriva l'intervento, arrivò a firmare una liberatoria per svincolare il club da responsabilità in caso di decesso in partita o allenamento.

Il consulto col sangoma

L'assenza di sintomi lo convinsero che poteva continuare a giocare, tranquillizzando tutti compreso l'allenatore dei Wits, Gavin Hunt. Ma quando svenne di nuovo in campo il team sudafricano della Absa Premiership decise per lo stop definitivo e la risoluzione contrattuale. Fra i dubbi su cosa fare per proseguire la carriera, è lo stesso Faty ad aver raccontato di essersi rivolto a un «sangoma», uno stregone-curandero, dopo essersi rifiutato di fare l'operazione per l'applicazione di un apparecchio defibrillatore in caso di crisi cardiaca. «Pensavo di avere il malocchio», aveva confessato il calciatore che dopo il consulto col sangoma aveva quindi preso la via di un campionato minore nello Swaziland-eSwatini morendo il giorno successivo all'uscita dell'intervista-rivelazione.