"Tra cento dipinti, sarete sempre in grado di riconoscere quello che ho fatto io". Così affermava Tamara de Lempicka, la pittrice polacca dell'Art Déco che nel periodo tra le due guerre si rifugiò tra il Ritz Hotel di Parigi e il Grand Hotel di Monte Carlo e ritrasse su tela l'alta società del suo tempo. E in effetti il suo stile trasuda una tale sensualità ed eleganza da renderlo inconfondibile, oltre che emblema dell'epoca lussureggiante che viveva.

I dettagli sui primi anni della sua vita sono confusi: Lempicka raccontava di essere nata a Varsavia, ma alcuni documenti ne testimonierebbero il luogo natale a Mosca. Ciò che è certo è che venne alla luce nel 1898, figlia di una madre polacca e un ricco padre ebreo russo, il quale abbandonò la sua famiglia quando Tamara era ancora piccola - probabilmente per un suicidio poi sempre negato dall'artista. Studiò tra la Svizzera e la Polonia e presto si appassionò alla pittura, imparando a usare gli acquerelli ancora prima dei suoi 10 anni, durante un viaggio tra Italia e Francia con l'amata nonna.

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Giovanissima sposò il facoltoso russo Tadeusz, con il quale nel 1917 fu costretta a lasciare San Pietroburgo e a rifugiarsi a Parigi, a causa della rivoluzione russa. Nella capitale francese studiò pittura negli atelier di Maurice Denis e André Lhote e la sua carriera raggiunse rapidamente il successo: all'inizio degli anni Venti le sue opere apparivano nelle principali mostre di Parigi, come il Salon d'Automne e il Salon des Tuileries, e negli anni Trenta i suoi ritratti avevano conquistato una celebrità internazionale.

Lempicka era un'abile giocatrice nel mondo dei salotti parigini: costruì attorno a sé un'immagine pubblica di grande efficacia, quella dell'aristocratica emigrata dal tocco esotico, organizzando sontuose feste nel suo appartamento su tre piani a rue Méchain nel quale ogni pezzo di arredamento era monogrammato con le sue iniziali. Per questa sua attitudine patrizia fu soprannominata "la baronessa con il pennello", così come veniva talvolta chiamata "la Garbo dell'Est" a causa dei bei lineamenti che ricordavano quelli dell'attrice svedese e degli abiti mozzafiato firmati Coco Chanel.

Ma il legame con la Maison parigina non era l'unico tra Lempicka e la moda: i suoi dipinti erano spesso riprodotti su riviste del settore, come Harper's Bazaar e Die Dame in Germania. La sua tela La Musicienne - che ritrae la sua amante Ira Perrot in un lungo abito blu mentre suona un mandolino - apparve, per esempio, sulla copertina del magazine tedesco nell'aprile 1930. Come raccontato da Keith Gill, responsabile delle vendite di arte impressionista e moderna presso Christie's a Londra, "Tamara de Lempicka era una pittrice molto brava tecnicamente, come testimonia il sapiente uso di luci e ombre, il modo in cui gli sfondi completano gli splendidi tessuti indossati dai suoi soggetti, l'attenzione per i dettagli delle labbra, delle mani mani e dei capelli. Per questo i suoi dipinti sembravano quasi delle fotografie di moda allora".

Tamara divenne famosa anche per il suo stile di vita anticonformista, ai limiti dello scandalo: da una parte amava mantenere uno stile di vita lussuoso, tra i sontuosi viaggi e i costosissimi gioielli con cui si faceva ritrarre sulle copertine delle riviste più patinate, in perfetto stile da diva hollywoodiana. Dall'altra, indossava abiti maschili, non nascondeva la propria bisessualità, faceva uso di cocaina. Nei suoi dipinti ritraeva il suo universo, composto da individui dell'alta società, dal lusso, dalla voluttà: uomini eleganti in giacca e cravatta, donne riccamente ingioiellate, paesaggi esclusivi tra le montagne innevate di Saint Moritz e gli skyline dei grattacieli newyorkesi, ma anche tematiche sessuali e soggetti erotici.

Uno dei punti di forza della sua arte era la capacità di fondere perfettamente elementi classici e contemporanei. Le sue figure scultoree richiamano le statue classiche, presentando anche rimandi a movimenti artistici a lei contemporanei come quelli del cubismo e del futurismo. Proprio con Marinetti Lempicka strinse amicizia e fu in seguito aiutata dal poeta futurista a promuovere la sua arte in Italia, dove conobbe anche Gabriele D'Annunzio e del quale, si racconta, rifiutò ripetutamente i tentativi di seduzione quando fu sua ospite al Vittoriale.



All'inizio della seconda guerra mondiale Lempicka si trasferì prima a Beverly Hills e poi a New York con il suo secondo marito, il barone Raoul Kuffner de Diószegh, che aveva sposato nel 1933. Dopo la morte del barone nel 1961, Łempicka andò a vivere a Houston in Texas, dove sviluppò una nuova tecnica pittorica attraverso l'utilizzo della spatola al posto del pennello. Le sue nuove opere, più vicine all'arte astratta, vennero accolte freddamente dalla critica, tanto che la pittrice giurò di non esporre più i suoi lavori in pubblico. Alla fine degli anni Settanta si trasferì a Cuernavaca in Messico, dove morì nel 1980.

Oggi l'arte di Lempicka gode di una rinnovata popolarità e i suoi quadri, in particolare quelli che ritraggono soggetti femminili, sono acquistati per milioni e milioni di dollari da grandi collezionisti e star internazionali. In particolare, la cantante Madonna, affascinata dalla biografia della pittrice, ne è divenuta una delle principali collezioniste, prestando le sue opere ai musei e presentandole nei suoi video musicali, contribuendo in modo determinante a far riscoprire Lempicka a un pubblico ampio.