Allattamento al seno: i benefici per mamma e bambino

PUBBLICATO IL 22 GIUGNO 2023

*Pagina aggiornata il 25 ottobre 2023

La scelta di come nutrire il proprio bambino, se allattarlo al seno o scegliere l’allattamento artificiale, richiede consapevolezza da parte della mamma, che deve soppesare vantaggi, benefici e difficoltà che ciò comporta.

Per aiutare le future mamme, abbiamo chiesto alla dott.ssa Antonella Poloniato, pediatra neonatologa e coordinatrice dell’Area Neonatologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, di illustrarci ciò che è importante sapere sull’allattamento al seno, quali sono i benefici per mamma e neonato, quali le soluzioni alle principali possibili difficoltà iniziali ed alcuni consigli per vivere questo magico momento.

 

I benefici per il neonato

Innanzitutto, è fondamentale ricordare che allattare al seno è una scelta consigliata, non obbligatoria, così come la decisione sul ‘quanto’ farlo. Citando un lavoro, pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet, nel 1994:

“Se si rendesse disponibile un nuovo vaccino che prevenisse un milione o più di morti infantili all'anno, e che fosse oltretutto poco costoso, sicuro, somministrabile per bocca, e non richiedesse la catena del freddo, diventerebbe immediatamente un imperativo di salute pubblica.

L'allattamento può far questo ed altro, ma richiede una sua catena calda di sostegno - e cioè assistenza competente alle madri perché possano aver fiducia in sé stesse e per mostrare loro cosa fare, e protezione da pratiche dannose. Se questa catena calda si è persa nella nostra cultura, o ha dei difetti, è giunto il tempo di farla funzionare!” (A warm chain for breastfeeding, Lancet 1994;344:1239-41).

Il latte materno è un alimento vivo, unico e completo, con molte qualità: 

  • capace di soddisfare velocemente sete e fame del neonato;
  • sempre pronto all’uso;
  • sempre alla giusta temperatura; 
  • utilizzabile in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo

È economico, digeribile e adatto ai fabbisogni del bambino in ogni momento della giornata e in differenti condizioni di vita. Assumere latte materno offre al neonato molti benefici

  • riduce il rischio di avere problemi come asma, allergie, malattie infettive e anemia; 
  • favorisce la sopravvivenza nei prematuri.

Ha effetti anche a lungo termine: un bambino allattato al seno avrà un rischio molto inferiore di sviluppare malattie non solo durante la prima infanzia, ma anche durante lo sviluppo ed in età adulta.

Anche l’ambiente e la società ringraziano: meno rifiuti e maggiore sostenibilità così pure maggior efficienza sul posto di lavoro per madri e bambini più sereni e consapevoli. Allattare diviene un redditizio investimento di salute globale materno-infantile. 

 

I vantaggi per la mamma 

Allattare è sicuramente un grande e faticoso impegno, perché impegna tutti i giorni 24 ore su 24, ma che può dare grandi soddisfazioni. Alcuni vantaggi per la mamma sono, ad esempio:

  • consente un più rapido recupero delle condizioni fisiologiche uterine pre-gravidanza, grazie alla suzione: più il bambino succhia più aumentano i livelli di ossitocina, l’ormone che fa ‘contrarre’ l’utero;
  • permette alla mamma di tornare più velocemente al suo peso forma: la produzione di latte rappresenta un dispendio energetico notevole, per cui i chili presi in gravidanza vengono persi più facilmente. I grassi accumulati durante i 9 mesi di gestazione vengono infatti utilizzati per la produzione del latte;
  • protegge dall’osteoporosi;
  • offre alla mamma minor rischio di sviluppare tumore al seno e alle ovaie;
  • contribuisce al benessere psicologico e fisico della mamma e del neonato in quanto migliora il rapporto madre-bambino in un momento molto delicato, il post-parto.

 

Dal colostro al latte   

Il seno si prepara alla produzione di latte già durante la gravidanza: grazie ai cambiamenti ormonali che avvengono in questo momento, il seno cambia, aumenta di volume e si prepara a quando arriverà il nuovo arrivato.

Durante la gravidanza tutto è sotto il controllo di una danza ormonale: dopo il parto, i livelli di progesterone diminuiscono con l’espulsione della placenta e ciò induce la produzione di latte da parte della mammella. È la lattogenesi II in cui si producono piccole quantità di un latte calorico e digeribile, ricco di immunoglobuline e oligosaccaridi, chiamato colostro, un latte molto particolare, un concentrato di cellule, fattori protettivi ed energia che aiuterà il neonato a traghettare dalla placida vita fetale, dopo la placenta pensava a nutrirlo e a respirare, all’autonoma vita extrauterina. 

Dopo le prime 48 ore di vita il seno produce latte grazie alla suzione adeguata del bambino.

 

Cosa mangiare e bere quando si allatta 

La quantità di latte materno che una mamma produce può arrivare a 700-800 ml al giorno: bastano poco più di 500 Kcal in più nella dieta di ogni giorno per coprire questo dispendio energetico.

La donna che allatta non necessita di una dieta specifica: ogni madre può alimentarsi secondo le proprie abitudini alimentari, con una dieta varia, ricca di frutta e verdura, senza la necessità di introdurre eccessive quantità di calorie e liquidi. 

Non ci sono cibi che ‘fanno male al latte’: ogni cultura e tradizione porta le mamme ad alimentarsi in modo differente, senza alterarne la composizione e mantenere un adeguato apporto nutrizionale al proprio bambino. Solo gravi stati di denutrizione, infatti, modificano la produzione del latte materno.

Nonostante questo, esistono alcune sostanze che, se introdotte in una certa quantità nella dieta materna, sono in grado di riflettersi nella composizione del latte: una di queste è l’acido docosaesaenoico (DHA), un acido a lunga catena polinsaturo, importante per la costituzione delle membrane cellulari, contenuto in quantità importanti nel pesce azzurro, nello sgombro, nel salmone

Per quanto riguarda l’idratazione, durante l’allattamento, il corpo assume la quantità di acqua che l’organismo richiede. Spesso osservando le mamme che allattano vedrete accanto una bottiglia di acqua dissetante: il centro della sete fa il suo lavoro! 

 

Allattamento al seno: a richiesta o a orario?

Ogni madre produce la quantità di latte capace di soddisfare i bisogni del suo bambino: già dalla nascita, il meccanismo di domanda e offerta è quello che regolerà la produzione di latte. Il seno produrrà tanto più latte tanto più frequentemente verrà svuotato: tanto più rimarrà pieno, tanto più ciò rallenterà la produzione. Questo accade perché una piccola molecola proteica si accumula nel seno quando non viene svuotato, il cosiddetto FIL o fattore inibente, che ne regola la produzione.

Pertanto, ormai l’allattamento a orario non ha un senso dal punto di vista del normale comportamento della produzione di latte. Si parla invece di allattamento responsivo, in cui mamma e bambino arrivano ad una sintonia per cui imparano a rispondere ai bisogni reciproci. In tal modo, un neonato popperà nelle prime 3-4 settimane almeno 8-12 volte al giorno; d’altra parte, nel suo mondo intrauterino, l’alimentazione era ‘in continuum’!

Ci sono però bambini che non sanno far valere le proprie ragioni: in questi casi è importante leggere i cosiddetti ‘segnali di fame’ ed eventualmente sollecitarli, mettendoli a contatto ‘pelle a pelle’, soprattutto se sono un poco piccoli o nati qualche settimana prima del tempo. 

 

Come capire se il bambino mangia a sufficienza

La preoccupazione se il proprio bambino si alimenta in modo sufficiente è spesso motivo di agitazione per i genitori nelle prime settimane di vita: non tanto il sonno e la tranquillità del neonato offrono questa certezza, quanto invece un metodo meno aulico, quello di guardare dentro il pannolino!

Nel nostro mondo ‘nulla si crea nulla si distrugge’: se il neonato assume latte a sufficienza, troveremo nel pannolino pipì e feci in una certa quantità, variabile a seconda dei giorni di vita. Anche il colore si modificherà nel tempo: nella prima settimana le feci, nel numero di almeno 2/3 scariche, passeranno dal colore verde scuro a giallo ocra, per via dell’assunzione del latte materno. 

Nessun allarme per quanto riguarda il calo fisiologico di peso dopo la nascita: anche questo verrà recuperato entro circa 10-15 giorni, poi la crescita settimanale si assesterà in base alle curve di ciascun bambino. 

 

Per quanto tempo è bene allattare

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Unicef e le principali società scientifiche raccomandano l’allattamento esclusivo al seno fino al 6° mese di vita, per poi introdurre cibi solidi, affiancando il latte materno per il suo importante ruolo nutritivo, protettivo e antinfettivo negli anni successivi. Pertanto, anche nei paesi economicamente sviluppati proseguire l’allattamento fino ai 2 anni ha un ruolo protettivo nei confronti delle infezioni e allergie.

 

Come gestire dolori e fastidi al seno durante l’allattamento

Provare dolore mentre si allatta non è mai da considerarsi normale. All’inizio dell’allattamento il seno può essere più delicato soprattutto in alcune situazioni, ma il dolore o il fastidio all’attacco del bambino andrà rapidamente scomparendo durante la poppata stessa. 

Se il dolore persiste, occorre sempre valutare come il piccolo si attacca: spesso un attacco non adeguato può essere fonte di dolore o traumi al capezzolo. Gli operatori sanitari possono aiutare le madri a trovarne le cause, sia nei primi giorni dopo la nascita, sia nelle settimane dopo la nascita, per escludere anche infezioni batteriche o micotiche.

 

Le posizioni dell’allattamento

Durante i corsi di accompagnamento alla nascita, le future mamme prendono confidenza con la posizione a culla, quella più conosciuta, ma forse la più scomoda per mamma e bambino. Ne esistono tante altre: 

  • sdraiata quando si vuole riposare;
  • incrociata per i bimbi più piccoli: la madre è seduta, rilassata, con in braccio il bambino che viene sostenuto con il braccio opposto alla mammella. In questo modo, il bambino è di fronte alla mamma, che sostiene la colonna con l’avambraccio e testa e spalle con la mano. Il corpo del bambino è perfettamente in asse. La posizione incrociata è particolarmente indicata nel caso di attacco difficoltoso ma anche i neonati più piccoli, con scarso tono muscolare e suzione debole, poiché consente di ottenere un attacco in profondità;
  • a rugby per le mamme dal seno imponente o per allattare i gemelli insieme, ognuna con i suoi vantaggi. Nella posizione rugby, o presa sottobraccio, la mamma è seduta e il bambino appoggiato lungo il suo avambraccio, con il corpo posizionato al suo fianco e con i piedi rivolti verso lo schienale. Alcuni sostegni possono essere utili per appoggiare il braccio che sostiene il bambino. Questa posizione permette di migliorare un attacco non ottimale ed evita la pressione sulla zona del ventre, nel caso in cui la mamma abbia affrontato un taglio cesareo o difficoltoso.

     

Quando una madre e il suo bambino prendono confidenza, allatteranno come meglio a loro piace e aggrada. 

All’inizio questa confidenza può essere più lenta e difficile da acquisire, ma c’è una posizione che ‘diciamo’ magica, che tutto può: è la posizione biologica, biological nurturing o posizione semi reclinata. È una posizione innata, che risulta spontanea per mamma e bambino e favorisce l’istinto naturale del neonato all’allattamento. La madre si mette comoda in posizione semisdraiata, appoggiando la schiena con l’ausilio di cuscini o altro e appoggia il bambino sul proprio corpo, a pancia in giù. In questo modo, si permette un attacco e una suzione spontanei e del tutto naturali.
Una ostetrica americana, Suzanne Colson, acuta osservatrice dei riflessi innati del neonato, ha studiato questa posizione, versatile e adatta ai bisogni di molte mamme e bambini con necessità differenti. Diversi altri studi scientifici confermano l’efficacia dell'approccio biological nurturing che riduce il dolore, le lesioni ai capezzoli e migliora l’attacco al seno.

 

Un ultimo consiglio…

Allattare al seno è una scelta che avrà effetti anche a lungo termine sulla salute del bambino e della sua mamma, ma è anche una scelta di grande impegno. Pertanto, è importante costruirsi una rete di sostegno ancor prima che il bimbo nasca, che coinvolga le persone della famiglia: in particolare, il papà ha un ruolo importante per sostenere la madre sia in ospedale sia al momento del ritorno a casa. 

Non dimentichiamo che quando nasce un bambino, nasce anche una madre; quando nasce un bambino, nascono anche i genitori.

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