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Politica

La Lega soddisfatta dopo l'elezione di Fico alla Camera e di Casellati al Senato

AFP/Getty Images
AFP/Getty Images 

Il neo presidente della Camera Roberto Fico incontra Giancarlo Giorgetti poco dopo le 11, in un corridoio vicino l'aula di Montecitorio. "Ho sentito tanto parlare di lei", dice il braccio destro di Matteo Salvini all'uomo indicato dai 5 Stelle. Lui, Fico, lo scorso gennaio aveva garantito che il Movimento "mai sarebbe stato alleato con la Lega anche dopo il voto: siamo geneticamente diversi". Ma per il Carroccio è acqua passata: tra il centrodestra e Luigi Di Maio c'era un patto. E le elezioni hanno aperto una nuova era: "Dopo il 4 marzo è cambiato tutto", commenta subito dopo l'elezione di Fico il deputato Christian Invernizzi.

Nel giorno in cui si sblocca l'impasse sulle presidenze, i leghisti si sentono i vincitori del braccio di ferro consumatosi all'interno del centrodestra. E la mossa compiuta nel pomeriggio di venerdì dal loro leader, che ha ordinato al suo gruppo di votare Anna Maria Bernini al Senato senza consultare Berlusconi, è stata un'appropriata reazione. "Se uno prende un cazzotto in faccia, in qualche modo lo restituisce. È legittima difesa", commenta sorridente al bar il deputato del Carroccio Gianni Tonelli.

Il riferimento è probabilmente alle grandi manovre messe in atto negli ultimi giorni dall'ex premier, con l'obiettivo di allontanare il capo leghista dal leader pentastellato. Sparigliare le carte è servito a superare il blocco creato dal nome di Paolo Romani, giudicato invotabile dai grillini. E per avvicinarsi un altro po' a Palazzo Chigi: "Se la Lega fa un passo indietro, è per farne altri dieci in avanti", dice un altro onorevole.

I 124 deputati del Carroccio, che a Montecitorio può contare su un gruppo parlamentare secondo soltanto a quello dei 5 Stelle, hanno giocato la loro partita a carte coperte. Venerdì, mentre il loro capo si preparava a far saltare il banco a Palazzo Madama, tenevano le bocche cucite. Poi, dopo l'ufficializzazione dello strappo, quasi tutti ammettevano di conoscere le intenzioni del leader. Questa mattina, hanno invece sostenuto Fico in modo compatto. "Lo votiamo fin da subito", ha annunciato il capogruppo Giorgetti ai cronisti, uscendo dalla Camera mentre era in corso la prima chiama.

La serenità dei leghisti si scontrava con la tensione all'interno del gruppo di Forza Italia. Gli azzurri, a voto già iniziato, non avevano ancora chiara quale fosse la linea da tenere. Si accalcavano attorno a Brunetta per chiedere indicazioni. Dopo essersi riuniti in una sala attigua all'aula, i deputati di Fi hanno atteso la seconda chiama prima di scegliere (di malavoglia) Fico: "Io non lo voto", si sentiva, passando accanto ai capannelli formati dagli onorevoli. Anche Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni ha garantito il sostegno al presidente eletto. Ma se Fico ha ottenuto circa 70 voti in meno rispetto a quelli che avrebbero dovuto garantirgli i gruppi parlamentari che lo appoggiavano, significa che nel centrodestra non tutti hanno rispettato le consegne.

I leghisti hanno votato Fico senza patemi. Ma in aula, quando è stato superato il quorum di 311 voti, sono rimasti seduti, impassibili. Immobili sono rimasti anche i colleghi di Forza Italia, che sono però scattati in piedi alla notizia dell'elezione alla presidenza del Senato di Maria Elisabetta Casellati. Di fianco a loro, i 5 Stelle si spellavano le mani a forza di applaudire. I grillini, con in testa Di Maio, sono stati gli unici ad alzarsi in piedi.

Alla fine della seduta, mentre i colleghi si mettono in coda al guardaroba per recuperare le valige e tornare a casa, capannelli di 5 Stelle e leghisti si formano fuori dall'aula. In ottica alleanza di governo, la quadra trovata sui presidenti d'assemblea "può essere un primo passo", dice il deputato del Carroccio Invernizzi. Non si sbilancia neppure Giorgetti: "Noi al governo? Boh, che ne so... Una cosa alla volta, vediamo".

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