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Politica

Odo i 5 stelle far festa. Fico l'anti sistema si mette la cravatta. Ma al Quirinale a trovare Mattarella sceglie di andare a piedi

Tony Gentile / Reuters
Tony Gentile / Reuters 

L'anti sistema si mette la cravatta. Roberto Fico solca il Transatlantico accompagnato dai commessi in guanti bianchi. Lui che viene dalle lotte nella terra dei fuochi e che più di chiunque altro ha rappresentato l'anima scapigliata dei 5Stelle è appena diventato presidente della Camera anche con i voti del centrodestra: "Vedete? Ho la cravatta", scherza emozionato dopo il passaggio di consegne e un brindisi nell'ufficio che spetta alla più alta carica del Palazzo.

Sempre considerato un po' il Pietro Ingrao del grillismo adesso, forse non del tutto casualmente, Fico siede sulla stessa poltrona del grande esponente del Pci. Così come l'elezione di Ingrao fu il segno dell'ingresso dei comunisti nell'area di maggioranza, e fu una svolta storica, ora la scelta sull'eretico pentastellato, ma sempre leale al Movimento, rappresenta il passaggio della compagine grillina a responsabilità nuove. "Vi ringrazio – sono le prime parole pronunciate in Aula - per la fiducia per un incarico di così alta responsabilità, lo onorerò con massima imparzialità e rigore".

Il Movimento 5 Stelle ufficialmente da oggi non è più circoscritto nel recinto dell'opposizione. "Siamo diventati grandi", dicono tra loro i deputati grillini, increduli e felici, nell'abbracciare Fico. Tra i banchi verso la sinistra dell'emiciclo occupati dai 5Stelle si respira la gioia di essere entrati in una nuova fase. Quella fase governista, tanto temuta da Fico fino a qualche mese fa e che ora si è trovato egli stesso a gestire.

Fico attende l'esito dello scrutinio in una stanza vicino l'Aula con lo staff e la compagna. Luigi Di Maio seduto al suo banco apre e chiude nervosamente il tavolino di legno. Un gruppo di deputati ha l'incarico di tenere i numeri. Quando le schede che riportano il suo nome del candidato grillino sfondano il quorum di 311 dall'emiciclo parte un applauso composto e commosso. Niente urla, anzi. Il capo politico si distende in un sorriso: "Un momento che il Movimento ricorderà per sempre". E in effetti è così. Fico davanti allo schermo lancia il pugno in avanti come a voler dire 'E vai!', poi bacia la campagna e qualche lacrima non può fare a meno di scendere tra gli applausi e un urlo unanime e liberatorio. Vicino a lui c'è Alessandro Di Battista: "Lo votammo già cinque anni fa. Oggi ce l'abbiamo fatta".

Il discorso di insediamento è pronto, è solo da limare. "Quando l'ho scritto? Ce l'avevo in testa, forse da sempre, questa mattina l'ho buttato giù", confesserà Fico prima di andare al Quirinale dal Capo dello Stato Sergio Mattarella. Volutamente si reca a piedi, niente auto blu, ma solo un coda infinita di cronisti e telecamere lungo le vie del centro. "È un accordo? È un inciucio quello con la Lega?", chiedono i giornalisti. Lui non risponde e va dritto verso il Colle con passo deciso sorridendo ai bambini che giocano per strada e salutando chi già lo chiama "presidente".

In Transatlantico a Montecitorio si commenta la giornata. "Bravissimo", "Bellissimo discorso", "Se lo è meritato. Roberto è il Movimento", si sente dire. Tutti i deputati grillini non hanno dubbi sul fatto che sia la loro festa. I punti chiave delle cinque pagine del discorso del neo presidente non dimenticato le radici grilline: "Il taglio dei costi della politica; la centralità del Parlamento di cui i cittadini possono fidarsi; le decisioni finali devono maturare solo in commissione e in Aula; non consentirò scorciatoie e forzature nel dibattito". Il tutto condito da un profilo fortemente istituzionale.

Per i pentastellati era il momento più atteso. La giornata dei parlamentari grillini inizia con l'assemblea. La convocazione è alle 9 ma Luigi Di Maio e Riccardo Fraccaro arrivano più tardi al termine di un vertice con Beppe Grillo. La tensione delle ultime dodici ore di trattative serrate si scioglie in un abbraccio, tra il capo politico e colui che da tutti è considerato il leader degli ortodossi, quando Di Maio annuncia che sarà Fico il candidato presidente della Camera e che nei fatti l'accordo con il centrodestra è chiuso.

I toni però sono cambiati. Anche se Di Maio al tg1 ribadisce che l'accordo sulle presidenze delle Camere "non vuol dire accordo di governo", l'aria è cambiata. Ciò che viene rimarcato oggi nei corridoi di Montecitorio da chi è molto vicino al capo politico riguarda sì il fatto che M5s "non andrà a Palazzo Chigi a tutti i costi" e che "dobbiamo andare con presidente del consiglio Luigi Di Maio", ma non si fa più mistero di parlare e anche tanto con il Carroccio, ma mai con Forza Italia. "Non ci siamo seduti al tavolo e non lo faremo mai", rivendica davanti alla buvette uno dei big del mondo pentastellato. "Salvini ci ha aiutato nella trattativa ma noi abbiamo tenuto il punto e continueremo a farlo". L'idea degli M5s è di continuare a tessere la tela con la Lega bypassando Forza Italia, nel nome di questo asse che ormai si è costituito anche nei fatti e nelle proposte di Di Maio: taglio tasse alle imprese, superamento della legge Fornero come ha sempre chiesto la Lega, aiuto alle famiglie che fanno figli e uno strumento che aiuti i giovani che perdono il lavoro a ritrovarlo.

Quindi si pensa la governo. L'assunzione di un ruolo istituzionale ha significato un passaggio di fase, dal periodo combat all'età adulta, per una forza politica che si è emancipata dalla retorica del "vaffa" e ha cominciato a giocare cogliendo subito il primo successo nel campo della cosiddetta politica di Palazzo.

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