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Politica

Elena Fattori critica col nuovo statuto M5s: "Troppo potere al capo politico". Scontro con Di Maio

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Scontro nell'assemblea al Senato tra Luigi Di Maio e la senatrice Elena Fattori, al secondo mandato in Parlamento e nota per le sue posizioni pro-vax nonché per gli scontri con Roberta Lombardi. A provocare il litigio il nuovo Statuto sottoposto al voto dei parlamentari M5S.

Alle obiezioni di Fattori, tra gli eletti che hanno chiesto del tempo per visionare lo statuto prima di votarlo, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa AdnKronos, ha risposto per le rime Di Maio, sottolineando che le obiezioni sarebbero dovute arrivare prima del 26 settembre, quando gli attivisti lo hanno eletto leader del Movimento. A maggior ragione alla luce del fatto che la stessa Fattori era candidata a quel ruolo.

Fattori ha infatti puntato il dito proprio contro i poteri del capo politico, soprattutto se dovesse diventare presidente del Consiglio. "La perplessità che ho sollevato io - spiega sempre all'Adnkronos la senatrice raccontando quanto accaduto in assemblea - riguarda il ruolo del capo politico nel caso diventasse premier. A lui infatti spetta la nomina del capogruppo parlamentare e degli altri membri del consiglio direttivo. Qualora egli diventasse capo del governo la vedrei come un'interferenza del potere esecutivo su quello legislativo, quindi avrei gradito un distinguo in questo caso, lasciando al parlamentari l'elezione del capogruppo in caso di un ruolo governativo di Di Maio. La distinzione dei poteri è stata un punto importante nella campagna per il NO al referendum costituzionale che ci ha visti protagonisti".

Alla fine, dopo varie obiezioni, sono stati solo due i senatori che hanno votato contro il nuovo Statuto. Ma anche alla Camera non sono mancate obiezioni e proteste. Qui, a votare contro il documento che disciplina l'attività del gruppo parlamentare, come riporta sempre l'AdnKronos, sono stati tre deputati campani: Luigi Gallo, al secondo mandato, e le neo elette Doriana Sarli e Gilda Sportiello, militante storica del Movimento. Ma, a dispetto dei voti contrari, sarebbero state diverse le astensioni (una quindicina) e gli interventi critici in assemblea.

Tra questi, a fare le pulci allo statuto Andrea Colletti, avvocato abruzzese al secondo mandato. Di Maio infatti, viene raccontato da alcuni presenti, più volte ha fatto notare che i contenuti dello statuto erano gli stessi che gli eletti avevano firmato nel documento 'propedeutico' all'accettazione della candidatura in Parlamento. Per Colletti, invece, qualche differenza tra i due documenti c'è. Ad esempio, nella nomina del consiglio direttivo: lo statuto votato ieri attribuisce al capo politico la scelta dei membri, mentre il documento sottoscritto al momento della candidatura prevede meccanismi più collegiali.

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