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Politica

Nuovo Statuto per i 5 Stelle in Parlamento: porte aperte a chi arriva da altri gruppi e ai sospesi. Malumori per i troppi poteri a Luigi Di Maio

ANSA
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Porte aperte ai deputati e senatori di altri gruppi politici e a quelli che, se pure eletti con il Movimento, sono sub judice per aver infranto le regole di ingaggio pentastellate. A superare quello che finora è stato un tabù per i 5 Stelle sono i nuovi statuti adottati dai gruppi M5s di Camera e Senato, gli stessi finiti nel mirino di alcuni pentastellati per l'eccessivo zelo verticistico. Le nuove regole danno il via libera alle "eventuali richieste di adesione" provenienti da deputati o senatori "precedentemente iscritti ad altri Gruppi".

Richieste che "potranno essere valutate", purché i richiedenti "siano incensurati, non siano iscritti ad altro partito, non abbiano già svolto più di un mandato elettivo oltre quello in corso, ed abbiano accettato e sottoscritto il Codice etico" M5s. Sono norme che sembrano scritte per poter riaccogliere parte di quel nutrito gruppo di eletti sotto il simbolo M5s ma allontanati da esso in Parlamento. Ma per quanto? C'è il caso, ad esempio, di Carlo Martelli, iscritto al Misto e sospeso in attesa della sentenza dei probiviri o quello di Andrea Cecconi, anche lui sotto giudizio del tribunale interno.

Lui stesso dopo il voto annunciava: "la mia elezione è del Movimento, se serve un parlamentare in più sono qui". Entrambi sembrano aver mantenuto contatti con il M5s. Voci raccontano che il deputato Cecconi ieri si sarebbe visto a pranzo con Luigi Di Maio mentre oggi il senatore M5s Vincenzo Santangelo si è seduto a lungo a conversare con Martelli in Aula.

C'è poi il caso di Salvatore Caiata, indagato per riciclaggio ma sicuro che la sua vicenda si possa ricomporre per poter rientrare nel M5s. La stessa norma, in ogni caso, consente anche agli eletti con altre forze politiche di aderire ai 5 Stelle. La dicitura in cui si richiede che "non siano iscritti ad alto partito", spiegano infatti fonti vicine al M5s, si intende "al momento della richiesta di passaggio al gruppo M5s": sarebbe quindi sufficiente rinunciare all'iscrizione al partito per poter passare con i 5 Stelle. Sarebbe un vero e proprio cambio di casacca: il punto è che il M5s ha sempre combattuto questa pratica, e ancora oggi sanziona con una multa di 100mila euro i suoi eletti che lasciano il movimento per espulsione, abbandono volontario o dimissioni determinate da dissenso politico.

Ma non è questa l'incongruenza che ieri, durante le votazioni dei gruppi ai nuovi statuti, ha fatto saltare sulla sedia i parlamentari che hanno votato contro e quelli che hanno chiesto chiarimenti e una pausa di riflessione. Nel mirino c'era il nuovo assetto marcatamente verticistico dato all'organizzazione dei gruppi. In cui tutti i poteri vengono in sostanza affidati al capo politico. Il quale, ad esempio, nomina i capigruppo e lascia all'assemblea solo il compito di "ratificare" la sua scelta. Una novità sostanziale per il M5s, che nella scorsa legislatura per l'elezione delle sue cariche ancora sottoponeva i candidati ad un vero e proprio esame, così certosino da essere ribattezzato la "graticola".

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