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Politica

I dialoganti del Pd. Dopo Franceschini si muove Orlando: "Con M5S dialogo doveroso"

ANSA
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Si è mosso Dario Franceschini, si muovono anche altri dialoganti dentro il Pd. Sono coloro che vogliono che il Pd torni a giocare un ruolo attivo nel processo di formazione del Governo, che sieda al tavolo con il Movimento 5 Stelle per trovare punti di convergenza.

C'è il ministro della Giustizia Andrea Orlando, leader della minoranza dem, che in un'intervista al Corriere della Sera dice che "il tocca a loro non è una linea" e che il Pd rischia di "smarrire la sua funzione". C'è il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, che sulle pagine del Mattino dice che chiede "una partecipazione più attiva alla vita istituzionale" ed è bene che "gli eletti dem tornino a discutere". C'è il senatore Gianrico Carofiglio che in un'intervista al Fatto Quotidiano definisce "immaturo" il Partito democratico e aggiunge: "Io dico che si va e si ascolta".

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Andrea Orlando si affianca quindi nella battaglia di Dario Franceschini per un cambio di rotta del Pd.

"Non basta dire 'tocca a loro'. Prendere atto delle distanze che separano la nostra visione politica e istituzionale da quella delle forze premiate dal voto non equivale a esprimere una linea politica".

Dialogo e alleanza sono due cose, però, diverse, secondo il ministro.

"Un conto è il dialogo, che è doveroso con una forza che ha raccolto un terzo dei voti, un conto sono le alleanze, che non vedo percorribili. Più che di questo tuttavia mi preoccuperei del dialogo con il Paese, che non si costruisce solo con un posizionamento tattico" [...] "Il quadro emerso dalle urne non ci consente di realizzare il nostro progetto da soli o in alleanza. Questo non ci esime dall'indicare le nostre priorità. Proporre un'agenda sociale al Paese, altrimenti la nostra posizione sarà subalterna e chiusa nel palazzo".

Per Orlando è stato e "un errore" il no di Martina all'assemblea chiesta da lui e Franceschini prima delle consultazioni al Quirinale.

"La salita al Colle è la prima occasione nella quale il Pd può parlare agli italiani oltre che al Capo dello Stato e dire che tipo di opposizione vogliamo fare alla eventuale nascita di un governo giallo-verde. Se è ineluttabile, dobbiamo decidere se gli facciamo una opposizione da destra o da sinistra".

Davanti al Pd, prosegue Orlando, ci sono due strade.

"Attendere l'eventualità che Forza Italia sia dilaniata dall'opa di Salvini e capitalizzare l'uscita di parte di quell'elettorato, oppure provare a recuperare i milioni di voti popolari andati a Lega e 5 Stelle. Le due strade sono incompatibili. Io credo si debba seguire quella che evita che una parte dell'elettorato di sinistra sia consegnato a forze antisistema".

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