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Politica

Nel Pd si schierano le truppe: Renzi scatena i suoi, al Colle in 4: Martina, Orfini e i capigruppo Delrio e Marcucci

Laura Lezza via Getty Images
Laura Lezza via Getty Images 

E' un venerdì di passione nel Pd anche per i non cattolici. All'indomani dell'infuocata assemblea dei deputati in cui Dario Franceschini e Andrea Orlando hanno 'osato' interrogare la linea di opposizione decisa dopo il 4 marzo, Matteo Renzi scatena i suoi. Sono i più attivi sui social e sulle agenzie a ribadire che "la linea che porteremo la prossima settimana al Colle è di opposizione", per usare le parole di Andrea Marcucci.

Tanto per iniziare, alle consultazioni con Sergio Mattarella sul governo per il Pd saliranno in quattro: il reggente Maurizio Martina, il presidente Matteo Orfini e i due capigruppo, Graziano Delrio per la Camera, Marcucci per il Senato. Segno che il partito è attraversato da reciproci sospetti. Si apre una fase confusa. Nebbia anche sulla data di convocazione dell'assemblea nazionale che dovrebbe eleggere il nuovo segretario.

Fonti renziane ipotizzano che l'assemblea possa riunirsi solo a fine giugno. Vale a dire dopo i ballottaggi nei comuni che andranno al voto a metà giugno. Perché entro aprile ci sono le regionali in Molise e Friuli e poi inizia la campagna elettorale per le amministrative. Difficile convocare un'assemblea così delicata in fase pre-voto.

Anche se la pazienza di Renzi con il reggente Martina è agli sgoccioli. Nel partito si è aperta la guerra interna ed è tempo di schierare le truppe: con me o contro di me. E' il motivo per cui giorni fa, dopo un pranzo con Renzi, Matteo Richetti ha dato un'intervista per candidarsi alle prossime primarie per la segreteria. Nessuno in questo caos sa dire quando si terranno, ma la candidatura di Richetti serve a Renzi per lanciare un segnale ai non-renziani, compreso Martina: alle brutte, io il candidato ce l'ho.

Già, i non-renziani. Dopo aver detto la sua ieri in assemblea, Franceschini aspetta il primo giro di consultazioni al Colle per tirare un po' di somme. Il ministro ha provato a scalfire la linea renziana dell'opposizione per tentare di evitare quello che pensa sia un danno all'Italia: un governo Lega-M5s. Con quali numeri non è chiaro, visto che la maggioranza dei gruppi parlamentari sembra stare con Renzi, che invece spera in un governo giallo-verde, così il Pd resta all'opposizione sicuro. Ma la battaglia è solo iniziata, dicono in area Franceschini. Oggi sul Mattino il sottosegretario Antonello Giacomelli, origini in AreaDem poi entrato in area Lotti, dice che è un bene che "gli eletti dem tornino a discutere", pur ribadendo la linea di "opposizione ma non rinunciataria o di Aventino".

Per i non-renziani sono piccoli segnali di crepe nello schieramento renziano. "Stare all'opposizione non può essere uno slogan 'rifugio'", dice Anna Rossomando, senatrice orlandiana eletta vicepresidente di Palazzo Madama. E poi c'è Francesco Boccia, area Emiliano, fin dall'inizio schierato per il dialogo con il M5s, oggi nel mirino di Carlo Calenda su Twitter.

"Ribadisco che i 5 stelle non sono nemici da abbattere ma solo avversari da rispettare, provando nel tempo a superare con proposte alternative", risponde Boccia.

Il Pd è in ebollizione. I non-renziani sospettano che alla fine della fiera Renzi voglia aiutare il centrodestra a mettere su un governo, magari con un'astensione tecnica del Pd. I renziani sospettano che il gioco dei posizionamenti sul governo sia strumentale a precise contropartite. Per esempio, una frase attribuita a Orfini e riportata da 'La Stampa' ha mandato su tutte le furie i luogotenenti di Franceschini e anche di Walter Veltroni, che al Corriere aveva detto sì ad un "dialogo con il M5s sotto la regìa di Mattarella". La frase incriminata è questa: "Non vorrei che questa apertura al Cinquestelle da qualcuno dei nostri venga scambiata con un qualche improbabile accordo futuro per la presidenza della Repubblica...".

Il fatto è che sulle consultazioni al Colle, si apre il congresso nel Pd. Si è già aperto. "Il Pd in questa legislatura starà all'opposizione. Se qualche dirigente vuol cambiare posizione, lo dica chiaramente - scrive su Facebook Marcucci - Non vedo l'ora che giuri un governo Di Maio-Salvini. Loro hanno il diritto dovere di governare, noi non gli faremo sconti". E invece Martina, sempre su Facebook: "Stiamo attenti a un dibattito sterile tra isolamento e apertura. La Direzione nazionale ha stabilito unitariamente come dobbiamo muoverci. Le grandi discriminanti sono tutte di merito: rinnovamento delle istituzioni e della democrazia rappresentativa, nuova scelta europeista contro ripiegamenti sovranisti, lotta alle diseguaglianze, questione sociale, equità. Ricordiamoci sempre che il nostro primo vero tema è il ricongiungimento dell'impegno dei democratici con gli italiani. Penso che faremmo bene a spendere tutte le energie che abbiamo a partire da qui...".

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