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Politica

Prove generali per un nuovo centrosinistra

ANSA
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Maurizio Martina arriva al Centro congressi Cavour, a pochi passi dalla stazione di Roma Termini, poco prima delle 11. Sul palco, in quel momento, c'è Giuseppe Provenzano, organizzatore della kermesse "Sinistra anno zero", che questa mattina ha riunito il Partito democratico critico verso Matteo Renzi e alcuni esponenti di Liberi e Uguali. Il segretario reggente assiste in piedi all'intervento di Provenzano, membro della direzione nazionale del Pd. L'imperativo, dopo la sconfitta, è fare un passo oltre il renzismo. Martina rimane impassibile mentre ascolta parole durissime contro i vertici che lui stesso, al momento, guida: "Questa è la peggiore classe dirigente di sempre non per le sconfitte, ma per non averci lasciato nulla da cui ripartire", dice Provenzano tra gli applausi. Subito dopo, Martina abbandona l'edificio per recarsi a un'altra kermesse, quella organizzata da Matteo Richetti. Non prima però di fermarsi a parlare al telefono in un corridoio. In fondo, per uno scherzo del destino, c'è una porta con la scritta "Sala Aventino", che si legge proprio alle spalle del leader ad interim. Ma è a un altro colle che Martina rivolge la sua attenzione, negando strategie isolazioniste: "Lo abbiamo dimostrato anche al Quirinale. Abbiamo posto per primi alcuni temi essenziali per il Paese", spiega uscendo.

In sala, come si diceva, ci sono esponenti di peso della minoranza dem, come Andrea Orlando, Gianni Cuperlo e Francesco Boccia. Assieme a loro, Alfredo D'Attorre e il presidente della Toscana Enrico Rossi. L'ex segretario, come spesso accade alle assemblee organizzate dai suoi avversari interni, è il convitato di pietra. "Se Renzi ha cambiato opinione e ritiene di dover assolvere a un ruolo di direzione politica, in una sorta di cammino parallelo al segretario reggente, questo rischia di indebolire il Pd e Martina", dice Cuperlo.

Preso atto di una sconfitta pesante, è il momento di costruire un partito diverso. Con un occhio all'esperienza del passato: "Il partito nuovo di Togliatti è stato costruito anche attraverso una nuova classe dirigente", dice Orlando. Il ministro della Giustizia offre una lettura radicale di quanto successo il 4 marzo: "Credo che le elezioni ci abbiano detto che è finito il centrosinistra. Non è semplicemente saltato il trattino tra centro e sinistra". La "terza via" ha fatto il suo tempo: "Ci credono soltanto nella provincia fiorentina", ironizza Provenzano. "Dobbiamo ricostruire su nuove basi. È il primo momento di incontro di tutta la sinistra dopo il voto.", dice l'ex deputato Alfredo D'Attore, di LeU. È ancora più esplicito Enrico Rossi, per il quale "la prospettiva è un nuovo partito della sinistra". La scissione, secondo lo storico dirigente comunista Emanuele Macaluso, da sempre critico nei confronti del Pd, non è stata una buona idea: "Il risultato di LeU era prevedibile. È come quando in Germania Oskar Lafontaine abbandonò la Spd per fondare la Linke". Dietro il palco, campeggia uno stendardo del Pse. Il tema della collocazione della sinistra italiana a Strasburgo, in vista delle elezioni europee del prossimo anno, si pone con forza. L'idea di andare verso il presidente francese Emmanuel Macron viene bollata da Orlando come "sbagliata e minoritaria". L'europarlamentare dem Brando Benifei spera che le forze progressiste si presentino alle Europee con "una lista unitaria".

Sul convegno non può non pesare il dibattito aperto dall'intervista di Luigi Di Maio a Repubblica, che ha recapitato ai dem un chiaro invito a trattare per il governo. Tra i convenuti, è soltanto Boccia a fare un'apertura esplicita a discutere con i grillini: "È nota la mia assonanza con la parte del Pd che dice sì al dialogo con il Movimento 5 Stelle". Più cauto Orlando, che parla dopo il tweet di Dario Franceschini in cui si sottolinea la "novità politica" dell'intervista di Di Maio: "Non mi pare si siano prodotti fatti che determinino una situazione diversa, ma è giusto discuterne".

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