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Politica

La Siria fa litigare Salvini e Berlusconi. Ma i missili non piacciono a nessuno: né ai filoputiniani Lega-Fdi, né agli atlantisti Pd-M5s-Fi

Alessandro Bianchi / Reuters
Alessandro Bianchi / Reuters 

L'attacco missilistico in Siria divide la politica italiana. La spaccatura corre lungo una linea che separa i sovranisti della Lega e di Fratelli d'Italia, sostenitori di una linea filo-Putin, da un blocco "atlantista" trasversale, composto da Forza Italia, Partito democratico e Movimento 5 Stelle. Ma un minimo comune denominatore tra le varie posizioni c'è. L'azione militare intrapresa da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti per distruggere l'arsenale di armi chimiche del regime siriano non è piaciuta a nessuno. Non soltanto a chi si sente vicino a Putin. Tra i sostenitori dello schema di alleanze tradizionale c'è chi teme un'escalation militare, e spinge affinché la diplomazia prenda in mano la situazione.

La presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati ha chiesto al premier Paolo Gentiloni un'informativa urgente sulla situazione siriana. Gentiloni andrà in Parlamento martedì prossimo, e sarà nel dibattito successivo all'informativa che si misureranno le distanze tra le forze politiche sulla vicenda siriana. Le questioni internazionali irrompono sulla scena politica dopo due giri infruttuosi di consultazioni. E i contrasti tra americani e russi rendono complicato mantenere da un lato un rapporto con Mosca e dall'altro ribadire la fedeltà alla Nato.

Le divisioni sono evidenti soprattutto all'interno del centrodestra. Già questa mattina, Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno condannato con decisione l'attacco aereo. Di "errore tremendo" che porta "al rischio di un conflitto mondiale" a causa del "grilletto facile di qualcuno", ha parlato il numero uno del Carroccio all'Adnkronos. Nel pomeriggio, il capo della Lega ha rincarato la dose in una diretta Facebook, sottolineando che "i missili danno un aiuto ai terroristi islamici".

Salvini ha poi ribadito i suoi dubbi sugli attacchi chimici che hanno spinto Washington, Londra e Parigi all'intervento: "Mi sembra strano che uno che sta vincendo la guerra debba usare le armi chimiche", ha detto. Il segretario della Lega ha poi lodato Vladimir Putin, definendolo "lucido e concreto", criticando apertamente l'operato di Donald Trump. Molto netta anche Giorgia Meloni, che ha parlato di attacco "fuori dalla legalità internazionale in assenza di un pronunciamento dell'Onu sui presunti attacchi chimici. Evidentemente i disastri causati in Libia non hanno insegnato nulla".

Silvio Berlusconi si è smarcato dalle parole di Salvini già in mattinata: "In queste situazioni è meglio non pensare e non dire nulla", ha detto il numero uno di Fi. Berlusconi ha poi scandito una posizione atlantista molto lontana da quella degli alleati ufficiali:"Si tratta di un attacco su obiettivi precisi contro siti legati alla produzione di armi chimiche che traduce il principio internazionale di condanna di queste armi". Su una cosa i leader del centrodestra sono d'accordo: serve formare al più presto un nuovo esecutivo, "un'accelerazione", dice Matteo Salvini.

Per Berlusconi, se "Trump ha voluto avere al suo fianco la Francia e il Regno Unito, questo vuol dire che dovremmo con sollecitudine avere un nostro governo". In Forza Italia c'è però una voce fuori dal coro. È quella di Paolo Romani, che su Twitter sposa, nei fatti, la linea di Salvini: "Ancora una volta un'azione militare non coordinata a livello Nato e senza risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Senza alcuna prova certa si colpisce solo una delle due parti in gioco, il regime di Assad e si favoriscono i terroristi jihadisti che stanno perdendo terreno".

Il Movimento 5 Stelle, come già aveva fatto nelle ultime settimane, ribadisce l'ancoraggio agli alleati e all'Ue, che deve "avere la forza di farsi vedere compatta e unita", ha scritto Luigi Di Maio. Il capo politico ha poi invitato "le Nazioni Unite a compiere ispezioni sul terreno in Siria affinché si accertino le responsabilità sull'uso di armi chimiche da parte di Assad". In mattinata hanno preso posizione anche i due capigruppo, Giulia Grillo e Danilo Toninelli, che hanno chiesto una convocazione urgente delle Camere. In una nota manifestano "preoccupazione per le forti divisioni che continuano a registrarsi in seno al Consiglio di Sicurezza Onu".

Il Pd si schiera compatto a sostegno del governo Gentiloni, che ha appoggiato politicamente l'intervento, motivato "dall'uso di armi chimiche". È stato proprio il premier, questa mattina a Palazzo Chigi, a sottolineare il rischio che la situazione sfugga di mano: "Quella di stanotte è stata un'azione circoscritta, mirata a colpire le capacita' di fabbricazione o diffusione delle armi chimiche, non può e non deve essere l'inizio di una escalation". Da parte loro, Maurizio Martina e Piero Fassino, responsabile esteri del partito, chiedono un "impegno politico e diplomatico per bandire l'uso criminale di armi chimiche, fermare le violenze e restituire la parola al negoziato".

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