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Politica

Salvini-Di Maio, il vino non fa miracoli

ANSA
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Alle 16:45, subito dopo una breve telefonata, una ragazza dello staff di Salvini si rivolge a lui: "Matteo, Di Maio è andato via". E il leader della Lega, che ha appena finito di sorseggiare un altro bicchiere di vino, questa volta piemontese, esclama: "No, no, che peccato". È ironico, in maniche di camicia sudata per la lunga giornata trascorsa a girare tra un padiglione e l'altro del Vinitaly, il salone internazionale del vino.

Se Salvini era a sorseggiare una ribolla del Friuli Venezia Giulia, Luigi Di Maio era a bere un rosso della Campania. Se uno era nello stand del Trentino, l'altro era in quello della Sicilia. Per tutto il giorno i due non si sono sfiorati, anzi si sono evitati strategicamente con la complicità anche dei rispettivi staff che mappa alla mano stavano ben attenti a ogni singolo passo. Gli uni sapevano alla perfezione i movimenti degli altri.

Niente incontro, niente stretta di mano né tantomeno un brindisi, soprattutto niente foto e video che avrebbero consegnato immagini indelebili che nessuno dei due ha intessere, per il momento, a fare esistere. I paletti sono stati messi da subito, da quando di buon mattino Salvini ha varcato l'ingresso della grande fiera di Verona: "Oggi non c'è spazio per incontri. Un bicchiere di vino lo bevo con tutti, ma gli altri non hanno ancora deciso che vino bere". Il riferimento è a Di Maio che "se continua a dire 'io, io, io o nessuno' non aiuta. Magari un bicchiere di rosso può servirgli". Ma Di Maio, arrivato più tardi al Vinitaly rispetto a Salvini e andato via prima, con la fidanzata Giovanna Melodia, e meno vino in circolazione, risponde così: "Chi si ostina a proporre un centrodestra unito propone una strada non percorribile e fa danno al paese".

Lo stallo nella trattativa rimane, neanche il vino è servito a "smuovere", termine utilizzato da Salvini nella speranza che qualcosa qui accadesse, l'impasse che ruota attorno alla presenza di Silvio Berlusconi nella possibile coalizione di governo. Il leader di Forza Italia non c'è ma viene più volte citato. Prima di tutto da alcuni ragazzi del nord d'Italia che per fare un dispetto a Di Maio cantano il famoso inno "Menomale che Silvio c'è". Il capo politico grillino non si scompone accompagnato da selfie e ragazzi che vogliono stringergli la mano.

Qui però, nella terra del Nord, si è perlopiù leghisti e in tanti, ma non tutti, per un centrodestra che resti unito. Tra Salvini e Di Maio il padrone di casa è senza dubbio il primo. Ogni tanto chiede ai suoi che fa il Milan. "Sempre zero a zero", gli rispondono. E lui: "Allora meglio essere qui". Nello stand della Lombardia i cori per lui sono da stadio. Dal mattino fa da mattatore, imita Berlusconi che al Qurinale mimava i punti del discorso, dice che gli vuole "offrire una Fanta, che non è buona ma è tanta". Toni da sfottò verso Renato Brunetta: "Ve lo lascio, preferisco il vino Brunello". E tutti a ridere.

Anche Di Maio viene ecclamato nel padiglione della Campania. Poi nello stand dell'Emilia ha la risposta pronta quando, davanti ai tortellini di Giovanni Rana, dice che quelli con Berlusconi sarebbero avariati. Il leader della Lega beve invece anche il vino della nipote del leader di Forza Italia. A chi gli urla "molla Silvio" non risponde e abbassa lo sguardo. Si dice "ottimista. Se gli altri esercitano il buonsenso che stiamo esercitando noi si parte".

Ed è questo stesso ottimismo che porta alcune fonti leghiste ad affermare che tra martedì e mercoledì ci sarà un incontro tra Salvini e Di Maio ma i pentastellati per ora non confermano. Dicono che l'incontro ci sarà per scrivere il contratto solo se il leader della Lega mollerà Berlusconi. Ma per adesso va in scena solo un dialogo tra sordi con Di Maio che sostiene come il vino serva "a distendere e a dialogare" e l'altro che replica: "Distendere? Ho perso due chili oggi, cammino da sei ore". Niente di più.

Eppure il cuore della politica è qui, due giorni dopo la fine del secondo giro di consultazioni. Giorgia Meloni di Fratello d'Italia sostiene sin dall'inizio che un brindisi tra Di Maio e Salvini è impossibile. Il leader della Lega offrirebbe a Di Maio lo "Sforzato" perché deve sforzarsi di più a trovare una soluzione. Passa Maurizio Martina, segretario reggente del Pd, e con una battuta liquida così i due: "Sì, sì, si sono incontrati - scherza - avevano un bicchiere d'acqua in mano e l'acqua non basta per certe operazioni così ardite". C'è anche Elisabetta Casellati, la vicepresidente del senato che potrebbe prendere l'incarico di esploratrice: "È ingamba", dice Salvini quando da uno stand si sente urlare: "Molla Di Maio e fai il governo da solo". "Vabbè - risponde lui - sono contento che tutti dicano che al governo ci deve essere la Lega. Poi con chi lo vedremo". Per ora il vino non ha fatto miracoli.

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