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Politica

Silvio Berlusconi si propone come mediatore per la Siria e chiede un'accelerazione per la nascita del nuovo governo

Remo Casilli / Reuters
Remo Casilli / Reuters 

Cita Clausewitz, rievoca lo spirito di Pratica di Mare, parla dei "drammatici errori" dell'Occidente come l'intervento in Libia, ma soprattutto prova a conciliare le diverse posizioni in campo. Silvio Berlusconi si ritaglia un ruolo da protagonista e da mediatore nel dibattito sull'intervento in Siria con una lettera al Corriere della Sera, dove sottolinea l'urgenza di un governo in Italia che sia "nella pienezza dei suoi poteri".

Berlusconi motiva la necessità di avere un esecutivo in Italia al più presto:

"Di fronte a una situazione complessa e drammatica come quella che si è determinata in Siria non si tratta di schierarsi da una parte o dall'altra, ma di ragionare e di agire su una possibile soluzione per evitare l'ulteriore aggravarsi della situazione. Per questo l'Italia avrebbe bisogno al più presto di un governo nella pienezza dei suoi poteri: non un governo qualsiasi, con una qualsiasi maggioranza parlamentare, ma un governo autorevole sul piano interno e internazionale, interlocutore riconosciuto e capace di farsi ascoltare delle maggiori potenze".

Il Cavaliere ribadisce che l'Italia è un partner "essenziale" dell'Europa e dell'Alleanza Atlantica.

"Proprio la nostra leale e indiscussa amicizia prima di tutti verso gli Stati Uniti porrebbe l'Italia - se non ci trovassimo nell'attuale condizione di paralisi - in grado di esercitare un ruolo e dare dei suggerimenti che i nostri alleati avrebbero il dovere e l'interesse di ascoltare".

Per Berlusconi l'opzione militare in Siria è "la peggiore delle soluzioni possibili ai conflitti politici". Per spiegare il suo ragionamento cita Clausewitz.

"È del tutto scontato il fatto che l'opzione militare sia la peggiore delle soluzioni possibili ai conflitti politici: ultima ratio in alcuni casi nei quali, parafrasando Clausewitz, non ci siano altri mezzi per condurre una politica razionale, pericolosissima quando - come in questo caso - una politica univoca e razionale non c'è e non ci può essere data la complessità della situazione siriana e la quantità di attori e di interessi in gioco che investono non solo i Paesi limitrofi ma l'intero Medio Oriente".

Il tema controverso al centro del dibattito sulla Siria è l'utilizzo o meno di armi chimiche da parte di Assad. Berlusconi afferma che il governo di Damasco è "dittatoriale e crudele", ma sottolinea che non c'è "una prova unica" dell'utilizzo delle stesse armi chimiche da parte di Assad o dei suoi alleati.

Quello che va evitato, per il presidente di Forza Italia, è un intervento come quello che c'è stato in Libia e in questo ambito è cruciale il ruolo di Mosca.

"La presenza russa in Siria, comunque la si giudichi, ha riportato un vasto grado di stabilità e la pacificazione in un Paese che rischiava di implodere, mentre - a prescindere dalle buone intenzioni - le guerre per procura, e il sostegno alle fazioni ribelli con la fornitura di armamenti, hanno contribuito al rafforzamento dell'Isis e di altri gruppi terroristici della galassia di Al Qaeda. L'intervento diretto della Russia, ha evitato che si ripetesse in Siria quanto è accaduto in Libia con Gheddafi: i drammatici errori dell'Occidente in quell'occasione hanno prodotto una catastrofe della quale pagano ancora le conseguenze i libici".

Berlusconi non nasconde il momento difficile che stanno attraversando le Nazioni Unite come istituzione, ma il Cavaliere vede proprio nella situazione siriana un'occasione per un suo rilancio.

"Non è escluso che la soluzione per il nuovo assetto geopolitico della Siria richieda proprio il dispiegamento di una forza multinazionale di caschi blu come si è reso necessario in situazioni che sembravano inestricabili, dal Libano alla ex Yugoslavia. Proprio per questo continuo a credere, da occidentale che ama l'America e l'Europa, che la Russia di Putin vada vista come un partner strategico e non come un avversario".

Il punto di riferimento per Berlusconi resta sempre Pratica di Mare, quando il governo italiano, sottolinea il Cav, mise intorno a un tavolo Russia, Stati Uniti e Europa.

"Oggi non è realistico pensare di sostituire Assad, ma va messo in condizione di non nuocere alla sua stessa popolazione, e di non costituire un focolaio permanente di destabilizzazione e di minacce per i Paesi limitrofi, in primis Israele. Questo si ottiene coinvolgendo proprio la Russia, che è il solo Paese in grado di condizionare le scelte del dittatore di Damasco e che rischia di apparire come il vero destinatario degli attacchi punitivi dei Paesi occidentali nei confronti di Assad".

Tutto il disegno di Berlusconi si regge su una condizione imprescindibile: la nascita di un nuovo governo in Italia.

"Oggi un governo italiano autorevole potrebbe riprendere a lavorare proprio in quella direzione, perché l'Italia proprio nel Mediterraneo ha grandi interessi in gioco ma ha anche un ruolo strategico imprescindibile. Mi auguro che tutte le forze politiche responsabili se ne rendano conto".

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