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Politica

Luigi Di Maio respinge il pressing di Elisabetta Casellati. Secondo giro di incontri: "Per M5s non cambia nulla"

Bloomberg via Getty Images
Bloomberg via Getty Images 

Quarantacinque lunghissimi minuti. Quasi un'ora di dibattito serratissimo, durante il quale Elisabetta Casellati ha provato in tutti i modi a sgretolare il veto del Movimento 5 stelle sulla compartecipazione al governo con Forza Italia. Minuti estenuanti, durante i quali Luigi Di Maio non ha ceduto di un millimetro. Cinque minuti di briefing con i suoi, poi si materializza nel Salone degli specchi di Palazzo Giustiniani e mostra il muso duro recitando un copione annunciato: "Il centrodestra è un artifizio elettorale, siamo pronti a fare un governo con la sola Lega. Dico con chiarezza a Matteo Salvini che il tempo non ce n'è più. Deve prendere una decisione entro questa settimana".

Sembra la cronaca di un fallimento già scritto. L'esploratrice incaricata dal Colle proverà fino all'ultimo a trovare un punto di caduta accettabile, e ha convocato per giovedì un nuovo giro di colloqui. Poco cambia per i 5 stelle: su Silvio Berlusconi non si tratta, "per noi non cambia nulla". Quello stesso Berlusconi che ha pur tentato una timida apertura, dicendo che da parte di Forza Italia non c'è alcun veto nei confronti del Movimento, ma che l'inscalfibilità della coalizione e l'espressione di un premier di marca leghista sono condizioni sine qua non affinché ci si sieda al tavolo. Ma quando a sera, durante l'assemblea congiunta, Di Maio ha chiesto se qualcuno pensava che dovesse fare un passo indietro come soluzione della crisi politica, nessuno dei 330 parlamentari ha levato la mano al cielo. È Giancarlo Giorgetti a Porta a Porta a far intravedere un'altra strada: cada il veto a Berlusconi, e la possibilità di vedere l'ex vicepresidente della Camera a Palazzo Chigi si rafforzerebbe. Anche questa inaccettabile: "Luigi non si metterebbe alla guida di un esecutivo che comprenda Forza Italia".

La war room di Di Maio ha pianificato le prossime mosse. Un gioco rischiosissimo, che molti considerano quasi disperato, ma l'unico possibile per dove si è arrivati. Anzitutto l'appello al segretario della Lega che sa tanto di ultimatum. Perché la scadenza ("entro la settimana") corrisponde temporalmente con la certificazione del fallimento del mandato alla Casellati. Che, in questo modo, coinciderebbe con la definitiva chiusura al Carroccio.

Calce a murare un forno, piede di porco per cercare di aprire l'altro. Perché la speranza del Movimento è che, dopo un giro a testare centrodestra-M5s, sia il turno di verificare l'esistenza di una maggioranza fra 5 stelle e Pd. Magari con un incarico esplorativo a Roberto Fico, che testi per conto del capo politico lo schema nuovo. Certo, la porta in cui infilarsi è strettissima. E dai Dem arrivano chiari segnali su una trattativa ai limiti dell'impossibile. Ma è l'unica opzione rimasta in campo.

Sempre che, certificato anche il secondo fallimento, Salvini non decida di scartare nuovamente e aprire finalmente a un governo gialloverde. Fantapolitica, al momento. Ma non è da escludere che ci si trovi in uno di quei casi. Quelli in cui ci sono amori che non finiscono, che fanno giri immensi e poi ritornano.

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