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Politica

Tra gli iscritti della Cgil la Lega non sfonda ma M5S è a un passo dal Pd

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La Lega non sfonda, il Partito Democratico resiste - nonostante il rapporto ostile tra la segretaria Camusso e l'ex premier democratico Renzi - ma è insidiato dal Movimento 5 Stelle. Un'indagine inedita svolta dall'istituto Tecné per la Fondazione Giuseppe Di Vittorio analizza il voto degli iscritti alla Cgil alle elezioni politiche del 4 marzo. Secondo la rilevazione tra i tesserati del sindacato di sinistra il Pd resta ancora il primo partito: il 35% degli iscritti ha votato per il Pd guidato (allora) da Matteo Renzi. Ma alle sue calcagna c'è il Movimento 5 Stelle, per il quale ha votato il 33% dei lavoratori Cgil. L'altro partito 'vincitore' su base nazionale dell'ultima tornata elettorale, la Lega, ha invece ottenuto il 10%.

I dati, destinati a uso interno ma che l'HuffPost ha visionato, sono stati presentati martedì ai dirigenti del sindacato, ed erano molto attesi dai vertici per capire in che direzione è andato il voto dei lavoratori e pensionati. Dati che smentiscono in larga parte l'interpretazione "landinista" dell'esito elettorale del 4 marzo. Per Maurizio Landini infatti le elezioni avevano mostrato come il popolo della Cgil avesse smesso di votare il Pd, il grande sconfitto, per votare 5 Stelle e Lega. "Stiamo analizzando il voto con la nostra Fondazione Di Vittorio ma non siamo di fronte a un'elezione normale", aveva detto l'ex segretario Fiom in un'intervista al Giorno un mese dopo le urne. "In Italia gli iscritti a Cgil, Cisl e Uil sono tra gli 11 e i 12 milioni. È indubbio da quello che emerge che i partiti maggiormente votati, anche in queste aree, sono 5 Stelle e Lega".

Una lettura vera solo in parte. Perché l'indagine commissionata dalla Fondazione della Cgil mostra come il Pd, bersagliato più volte dalla Cgil per l'abolizione dell'articolo 18 e per tutto l'impianto del Jobs Act, abbia resistito alla diaspora dei voti. Persi, certamente, a vantaggio del Movimento 5 Stelle ma non della Lega. Il Carroccio raccoglie solo il 10%, dato che preoccupa comunque la segretaria Susanna Camusso, intervenuta ieri davanti ai dirigenti Cgil: "Il voto degli iscritti alla Lega è da allarme rosso perché vuol dire che abbiamo in corpo paure, insicurezze e acredine verso i migranti. E il voto ai 5S non è baluardo di antirazzismo. Su questo dobbiamo fare di più e costruire un orientamento tra i nostri iscritti. Lo abbiamo fatto troppo poco", ha detto la segretaria uscente.

Tuttavia Camusso ha sottolineato come "il corpo largo della Cgil si conferma forza democratica e sta nel campo del centrosinistra". Il Pd ha tenuto, ma anche Liberi e Uguali ha ottenuto un risultato lusinghiero tra gli iscritti rispetto a quello, deludente, nel corpo elettorale nazionale: l'11%. D'altronde, gli stessi dirigenti avevano largamente sponsorizzato la lista di Pietro Grasso e la stessa Camusso era presente al lancio del nuovo partito nato dagli ex Pd e i partiti di Nicola Fratoianni e Giuseppe Civati. Sommando i consensi ottenuti dai partiti che orbitano nel centrosinistra, si tocca poco più del 50% dei consensi. Un risultato comunque superiore alle aspettative, visti i dissidi tra il Pd a immagine e somiglianza di Renzi e il sindacato di sinistra.

Se il dato tutto sommato limitato della Lega può essere considerato fisiologico, il Movimento 5 Stelle si afferma invece come interlocutore privilegiato dei lavoratori e dei pensionati del sindacato e insidia quello che un tempo è stato il ruolo esclusivo del Partito Democratico. Non a caso il primo partito a rispondere alla richiesta di un incontro della Cgil, rivolta a tutti i partiti, è stato il capogruppo al Senato Danilo Toninelli. Al centro della riunione, che si è svolta una settimana fa, la Carta dei diritti del Lavoro, una proposta di legge di iniziativa popolare su cui sono state raccolte un milione e 200mila firme. L'affinità di intenti tra M5S e il sindacato di Corso d'Italia è lampante: al di là dell'inclinazione "naturale" dei grillini nel valutare proposte di iniziativa popolare, c'è l'obiettivo condiviso di smantellare il Jobs Act e reintrodurre l'articolo 18, un'attenzione al reddito minimo garantito, un intervento alla legge Fornero sulle pensioni. In altre parole, su molti temi sindacati e Movimento 5 Stelle sembrano parlare la stessa lingua. Quanto al Pd, si incontrerà insieme a LeU con la Cgil giovedì.

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