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Politica

Le tre versioni di Silvio

Bloomberg via Getty Images
Bloomberg via Getty Images 

Il grande funambolo compie la sua ennesima piroetta. La terza in tre giorni. A Campobasso, il giorno dopo aver rischiato di rompere definitivamente la coalizione, Silvio Berlusconi sterza di nuovo: "Il centrodestra è unito e Matteo Salvini è la persona che deve esprimere il leader", dice il leader di Forza Italia parlando al termine di un evento in vista delle Regionali di domani. Dopo lo strappo di ieri l'ex premier cerca di ricucire con la Lega. Riconosce la leadership di Salvini e archivia nello spazio di una notte l'apertura al Partito democratico, arrivata ieri assieme agli insulti al Movimento 5 Stelle. "Non ho mai detto di voler fare un governo coi voti del Pd. Non c'è nessun contatto in atto con il Pd", assicura Berlusconi. Un ramoscello d'ulivo teso in direzione del segretario leghista, che non ha alcuna intenzione di stringere accordi con i dem.

Riavvolgiamo il nastro. Giovedì, subito dopo l'incontro con la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, Salvini ha parlato a nome della coalizione. Berlusconi è rimasto un passo indietro. Immobile, di fianco a Giorgia Meloni, senza gesticolare come aveva fatto al Quirinale pochi giorni prima. Ha ascoltato il leader della Lega aprire ai 5 Stelle, invitati a partecipare a un tavolo programmatico. Mai come in quel momento l'accordo di governo tra centrodestra e Movimento era sembrato vicino, con il beneplacito del Cavaliere.

Poi tutto è andato in frantumi. Il nuovo rifiuto di Luigi Di Maio a trattare con Berlusconi, al quale veniva offerto di appoggiare l'esecutivo dall'esterno, ha fatto tremare di rabbia Palazzo Grazioli. Dopo aver diramato una dura nota contro il capo politico dei 5 Stelle, il Cavaliere è andato in Molise per la campagna elettorale. E lì, ieri, non ha saputo trattenersi. Il Movimento "non conosce l'abc della democrazia" e i grillini "nella mia azienda li prenderei per pulire i cessi", ha tuonato. Se l'è presa con gli italiani che hanno "votato molto male" e ha infine aperto al Pd: "Io penso a un governo di centrodestra che guardi al gruppo misto e ad alcuni esponenti del Pd: su questo punto la penso molto diversamente da Giorgia Meloni e Matteo Salvini". L'irritazione dei leghisti è tutta nelle parole del loro leader: "Sbaglia Berlusconi quando dice che gli italiani votano male e risbaglia quando dice che si deve riportare al governo il Pd. Non è rispettoso verso gli italiani e lo fa senza la Lega". La già sgangherata coalizione sembra sul punto di rompersi. Qualcuno comincia a contare i voti a disposizione di una maggioranza parlamentare grillo-leghista, tagliando fuori Forza Italia.

Oggi lo scenario è cambiato di nuovo. Berlusconi sterza un'altra volta, nel tentativo di mantenere Salvini nel perimetro della coalizione. Le speranze di un patto di governo tra centrodestra unito e 5 Stelle sono svanite. Mercoledì, al termine del primo giro di incontri con la Casellati, al quale Forza Italia si è recata senza gli alleati, l'ex premier aveva detto di non avere preclusioni nei confronti dei 5 Stelle. Oggi però le preclusioni ci sono eccome. Tornare indietro, dopo le frasi di ieri, è impossibile. Ma il Cavaliere ci tiene comunque a lanciare un segnale di pace dentro una coalizione di separati in casa. Il comportamento è in parte dettato dall'esigenza di mostrare unità in vista del voto in Molise e di quello in Friuli della settimana prossima. Ma c'è dell'altro. L'ex premier rimane in equilibrio su un filo sottile. Da una parte vuole allontanare l'ipotesi di un ritorno alle urne, un'eventualità non gradita a Fi ma che la Lega non esclude. Dall'altra, Berlusconi cova il desiderio di un governo "del Presidente". I ponti con i 5 Stelle sono bruciati, complici anche gli attacchi dei grillini dopo la sentenza di primo grado sulla trattativa Stato - mafia. Salvini non vuole avere nulla a che fare con il Pd, e il Quirinale ha lasciato intendere di non essere favorevole a un governo di minoranza che cerchi i voti in parlamento volta per volta. Rimane la strada di un esecutivo da far nascere sotto l'egida di Sergio Mattarella, se anche un'esplorazione del presidente della Camera Roberto Fico dovesse andare male. Un percorso che la Lega e i 5 Stelle non vedono di buon occhio. Il governo, diciamo così, di tutti, servirebbe a riportare il Paese al voto in modo ordinato. Ma rischierebbe di trasformarsi in un governo di nessuno.

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