Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Politica

Luigi Di Maio: "Faccio un passo indietro"

Di Maio lascia intendere che quella che oggi i giornali presentano come una novità assoluta - la propria disponibilità a rinunciare a Palazzo Chigi - era in realtà un'informazione già in possesso del leader leghista Matteo Salvini. "L'impuntatura su Luigi Di Maio premier non c'è mai stata", assicura.

"Se il punto è realizzare delle cose per il popolo italiano, e l'ostacolo è Luigi Di Maio premier, allora dico a Salvini: scegliamo insieme un presidente del Consiglio, a patto che realizzi reddito di cittadinanza, abolizione della Fornero e una seria legge anticorruzione".

E ancora: "Se l'obiettivo, come abbiamo sempre detto, è quello di realizzare i fatti, allora io sono sicuro che con chi ha a cuore la gente allora una soluzione la dobbiamo trovare, soprattutto se il rischio è che arrivi un altro algido governo tecnico" che "non avrebbe connessione con il Paese".

"Finché Salvini diceva 'scegliamo un premier di centrodestra', la mia persona era l'argine perché non ci fosse un premier di centrodestra", spiega il leader M5S, che ribadisce però il veto su Silvio Berlusconi: "Io faccio un passo indietro, Salvini fa un passo indietro, ma c'è un'altra persona che deve farlo. Quando Berlusconi ha cominciato la sua esperienza politica, io facevo il primo anno di liceo. Nella Terza Repubblica i cittadini fanno un passo avanti e i politici fanno un passo indietro".

Ma Berlusconi è pronto a fare un passo indietro? "Questo ovviamente io non lo posso sapere, lo dovete chiedere a tutta la coalizione di centrodestra, ho anche letto che c'è una riunione stasera: se arrivasse una chiusura il M5s, come si vede anche dai sondaggi, non avrebbe nessun problema a tornare al voto. Ho cercato in tutti questi sessanta giorni di capitalizzare al meglio gli 11 milioni di voti ricevuti per risolvere problemi".

Di Maio esclude l'ipotesi di un sostegno M5S a un eventuale governo tecnico o del presidente: "Al di là della diatriba politica, se siamo in grado bene, altrimenti partirà un governo tecnico a cui noi non daremo il voto". Quanto ai tempi, Di Maio si dice "convinto del fatto che si possa votare a fine giugno o inizio luglio".

"Io non mi metterei contro, ma il Quirinale sa dal primo giorno che noi non saremmo stati disponibili a governi terzi, tecnici o del presidente perché non hanno una connessione con la società", dice il capo politico M5S. "È un grande problema del Paese mettere delle persone che non sono passate attraverso le urne". "Per il governo del presidente non ci sono i numeri se noi e la Lega non ci stiamo", specifica. "Noi al presidente riconosciamo un ruolo di garanzia. Le forze politiche sono responsabili di quello che accadrà domani", precisa.

Il leader M5S mette anche il guardia dal rischio di un allontanamento degli elettori dalla democrazia rappresentativa. "C'è il rischio che tutta la gente che crede in questo movimento cominci a non credere più nelle istituzioni in quanto tali. Il vero rischio è che poi i cittadini quando gli dici 'vai a votare perché 'è importante' rispondano 'abbiamo giaà votato in 11 milioni che potevano essere sommati ai 7 milioni di elettori della Lega e ci è stato dato il 2 di picche'. Il Movimento 5 Stelle è un argine a queste derive".

Di Maio assicura la disponibilità del M5S a "tenere i conti in ordine", ma respinge l'idea che il rischio di un "esercizio provvisorio" - "da scongiurare assolutamente" - possa rappresentare una giustificazione per aprire la strada a un governo tecnico. "Il Parlamento sta lavorando in commissione speciale. Il governo ha presentato il Def e lo esamineremo. Ora bisogna fissare in una legge quello che il Def prevede. Sarà una manovrina o a luglio, o a ottobre, per scongiurare l'aumento dell'Iva. C'è disponibilità del M5s a tenere i conti in ordine, ma quello che non posso tollerare è che per evitare problemi ci sia un governo che non rispecchia il Paese".

Quanto alla Rai, "non facciamo editti o cacciamo qualcuno. Ci siamo presentati alle elezioni con un programma di riforma e vogliamo approvarlo. Se la riforma che serve della Rai viene definita un editto allora chiamatemi dittatore!".

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione