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Politica

Il contratto di governo non c'è ancora. Lega e M5s molto distanti su immigrati, regole europee, giustizia e infrastrutture

TWITTER MATTEO SALVINI
TWITTER MATTEO SALVINI 

Neanche una pausa caffè: "Questa sera faremo molto tardi", avverte a metà pomeriggio il leghista Claudio Borghi, tra i parlamentari seduti al tavolo per la stesura del programma di governo. Nelle stanze di Montecitorio si va avanti a oltranza, almeno per altri tre o quattro giorni, perché un accordo ancora non c'è, nonostante gli sherpa di M5s e Carroccio stiano lavorando alla stesura del contratto ormai da venerdì scorso. "La verità è che tutti i nodi politici sono ancora aperti", spiega quasi demoralizzato chi sta seguendo da vicino la difficile trattativa. E per nodi politici si intendono immigrazione ed Europa, dunque il Dna, il carattere fondante che dovrà avere l'esecutivo giallo-verde, se con o contro l'Ue. Dibattito ancora aperto anche su grandi opere e sicurezza, in particolare legittima difesa e durata dei processi.

La due giorni a Milano negli uffici del palazzo Pirelli non è stata quindi sufficiente per trovare la quadra. E non si tratta solo di "sistemare i punti e le virgole", come era stato detto bluffando domenica sera a telecamere accese: "Il contratto è quasi pronto".

Tutt'altro. I temi cruciali erano stati rimandati al giorno successivo: "Su alcuni punti ci siamo schiantati", ammetteva un parlamentare nella speranza di risolvere entro lunedì sera. Ma davanti al muro contro muro proseguito anche questo pomeriggio si è deciso di procedere in modo diverso. Un deputato a un certo punto sbuffa: "Basta discuterne. Segna in rosso il paragrafo 'sbarchi' e decidono Di Maio e Salvini". Poco dopo si accantona anche gran parte del testo sui migranti, poi ancora quello sulle grandi opere. Si procede così sulla legittima difesa. E infine il tema attorno a cui ruota quella che sarà la politica del nuovo governo: "I rapporti con l'Europa". Dunque la rinegoziazione dei trattati e dei vincoli europei.

L'ottimismo di Luigi Di Maio dopo il colloquio con il Capo dello Stato ("Ancora qualche giorno e faremo il governo del cambiamento", ha detto sorridendo), viene spazzato via dalle parole di Matteo Salvini un'ora dopo: "Distanze sul programma, o si inizia o ci salutiamo".

Sul tema dell'immigrazione, avverte il capo del Carroccio, "se parte il governo la Lega deve avere mano libera per tutelare la sicurezza dei cittadini italiani e smantellare quello che è un business sulla pelle di queste persone". Poi ammette: "Sull'immigrazione le posizioni di Lega e M5S partono da una notevole distanza". I pentastellati parlano di un approccio "molto duro" da parte dei colleghi leghisti, che vorrebbero la creazione di nuovi centri di detenzione temporanea in ogni regione e lo smantellamento totale dei campi rom. Su questi due punti i 5Stelle sono decisamente più cauti, così come sugli sbarchi. In discussione ci sono anche le procedure per le espulsioni proposte dalla Lega.

Il tema è strettamente connesso ai rapporti con l'Europa. La Lega di diplomazia non ne vuole sapere: "O si ridiscutono i vincoli oppure è il libro dei sogni", sottolinea Salvini. "Guardate che noi siamo contro l'austerity – dicono i 5Stelle ai colleghi attorno al tavolo - va combattuta, siamo per la flessibilità, ma bisogna vedere come viene esplicitata". In sostanza i grillini non vogliono e non possono entrare in rotta di collisione con l'Europa.

Stando poi a quanto riferiscono alcune fonti, sul tavolo ci sono anche problemi sulle infrastrutture. In particolare per quanto riguarda la Pedemontana veneta (i leghisti la vogliono, i 5Stelle no), e la realizzazione del progetto del Terzo valico (Lega a favore, 5Stelle no). E la Tav, dal momento che la grillina Laura Castelli, unica donna tra gli sherpa, ha iniziato le sue battaglie proprio contestando l'alta velocità Torino-Lione. L'anima del governo è nel contratto, che per adesso i due partiti pare stiano utilizzando anche nel gioco dei veti incrociati attorno alla premiership.

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