Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Esteri

I morti di Gaza non commuovono il mondo arabo

AHMAD GHARABLI via Getty Images
AHMAD GHARABLI via Getty Images 

Il ricordo della Nakba si alimenta della rabbia e del dolore dopo la giornata di sangue, ieri a Gaza. Nella Striscia si piangono i morti e si invoca vendetta. Sono almeno 62 le vittime tra cui una bimba di otto mesi, Leila al-Ghandour morta, secondo il ministero della sanità della Striscia, per l'inalazione dei gas lacrimogeni sparati dall'esercito israeliano e che si trovava sotto una tenda con i genitori, allestita dagli organizzatori della manifestazione, non distante dai reticolati della barriera difensiva La piccola, Leyla al-Ghandhour, si trovava al confine con la madreperché non voleva restare a casa da sola. Secondo il corrispondente della rivista britannica The Economist, Gregg Carlstrom, presente ai funerali della piccola, la madre si era infatti recata al confine con Israele a protestare e aveva lasciato Leyla a casa. "La bambina ha cominciato a piangere in maniera incontrollata, così suo zio ha deciso di portarla da sua madre, e lei è morta per i gas lacrimogeni", ha scritto Carlstrom sul suo profilo Twitter.

Leila è una delle otto vittime minorenni di ieri. Oggi un 51enne, Abdel Nasser Ahmed Ghorab, è stato ucciso a est del campo profughi di al-Bureji, portando a 62 il bilancio totale dei morti. Oggi i palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme est hanno scioperato: la protesta (che include tre giornate di lutto) è diretta anche contro il trasferimento a Gerusalemme della rappresentanza diplomatica di Washington. Chiusi negozi e scuole, mentre si segnalano scontri in diverse parti della Cisgiordania. Almeno 46 manifestanti palestinesi sono rimasti feriti oggi a Betlemme, durante gli scontri in corso con i militari israeliani, in seguito alla sanguinosa giornata di proteste di ieri nella striscia di Gaza. A riferirlo è la Mezzaluna Rossa palestinese. Centinaia di manifestanti si stanno confrontando con i militari israeliani, lanciando pietre e bruciando pneumatici in diverse zone della striscia e in Cisgiordania. Gli scontri si susseguono lungo il confine tra la West Bank e Israele; nei presso della Tomba di Rachele a Betlemme; nella città di Hebron, nella zona di Nablus e presso il checkpoint di Kalandia.

Gli eventi di Gaza diventano un caso internazionale. L'ambasciatrice statunitense all'Onu Nikki Haley ha lasciato la sala del Consiglio di Sicurezza Onu mentre ha preso la parola il collega palestinese, Ryad Mansour, sulla situazione a Gaza. Mansour nel suo discorso ha detto: "Quanti palestinesi devono morire prima che facciate qualcosa? Questi bambini meritano di morire? Perché avviene questo massacro e il Consiglio di Sicurezza non fa nulla? Perché siamo l'eccezione?". La Turchia ha deciso di espellere l'ambasciatore israeliano in Turchia, Eitan Naeh. Il diplomatico, riporta Haaretz, è stato convocato al ministero degli Affari esteri turco ad Ankara e gli è stato chiesto di lasciare il Paese. L'allontanamento del diplomatico segue il richiamo degli ambasciatori turchi a Washington e Tel Aviv. Una misura, ha detto il presidente Erdogan, in segno di protesta "per le violenze commesse dai soldati israeliani contro i manifestanti nella Striscia di Gaza", considerando "gli Stati Uniti corresponsabili". Erdogan ha quindi proclamato anch'egli tre giorni di lutto nazionale ad Ankara per i palestinesi uccisi. Oggi anche l'Irlanda ha convocato l'ambasciatore israeliano, e lo stesso ha fatto il Sudafrica. "Erdogan è un sostenitore di Hamas e non c'è dubbio che comprenda bene il terrorismo e i massacri. Suggerisco che non faccia prediche moraliste nei nostri confronti", è la risposta del ministero degli Esteri israeliano alle accuse del leader turco.

Su Gaza è battaglia (diplomatica) al Palazzo di Vetro. Gli Stati Uniti hanno bloccato l'adozione di un testo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che avrebbe promosso un'indagine indipendente sui fatti nella Striscia di Gaza, secondo fonti diplomatiche. Il testo proposto, bloccato dal diritto di veto degli Usa, diceva che "il Consiglio di sicurezza esprime la sua indignazione e la sua tristezza di fronte alla morte dei civili palestinesi che esercitano il loro diritto di manifestare pacificamente" e chiede "un'inchiesta indipendente e trasparente su queste azioni per garantire le responsabilità". Inoltre, il testo avrebbe "ribadito che ogni decisione o azione che vuole modificare il carattere, lo status o la composizione demografica della città santa di Gerusalemme non ha alcun effetto giuridico, è nulla e non avvenuta e deve essere annullata, conformemente alle risoluzioni pertinenti del Consiglio di sicurezza". Alla seduta del Consiglio di sicurezza è intervenuto Nikolay Mladenov, coordinatore speciale dell'Onu per il processo di pace in Medio Oriente: "Israele deve calibrare l'uso della forza, deve proteggere i suoi confini ma farlo in modo proporzionato. Mentre Hamas non deve usare le proteste per mettere bombe e compiere atti provocatori", ha sostenuto Mladenov. "La comunità internazionale deve intervenire e prevenire una guerra", ha aggiunto Mladenov, definendo la situazione nella Striscia "disperata".

Nonostante il nulla di fatto al Palazzo di Vetro, Gran Bretagna e Germania continuano però a chiedere "un'indagine indipendente" sui fatti di Gaza. "Il Regno Unito sostiene un'inchiesta indipendente su ciò che è successo", ha dichiarato Alistair Burt, ministro britannico per il Medio Oriente e il Nord Africa, intervenendo al Parlamento di Londra. "Posso dire a nome del governo tedesco che anche noi siamo dell'idea di avviare una commissione indipendente che possa fare luce sulle violenze e sugli scontri sanguinosi nelle zone di confine", ha riferito alla stampa tedesca il portavoce della cancelliera Angela Merkel e del governo di Berlino, Steffen Seibert. Da un portavoce all'altro: quello delle Nazioni Unite per i diritti umani ha riferito che "la minaccia dei dimostranti palestinesi radunati vicino alla barriera di Gaza non deve essere considerata sufficiente per l'utilizzo di munizioni vere da parte delle forze di sicurezza israeliane". "Le forze letali dovrebbero essere usate soltanto come misura estrema, non come prima misura", nella Striscia di Gaza "sembra che chiunque sia passibile di essere ucciso a colpi d'arma da fuoco" dai soldati israeliani, a prescindere dal fatto che rappresenti o meno una minaccia imminente", dichiara il portavoce per l'Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Rupert Colville. "Il solo fatto di avvicinarsi alla frontiera non è un atto letale, minaccioso per la vita, quindi non giustifica gli spari. Non è accettabile dire che questo è Hamas e quindi questo va bene'", ha proseguito Colville, in una critica alle motivazioni addotte da Israele per l'alto numero di palestinesi uccisi nelle proteste di ieri al confine della Striscia di Gaza.

Israele ha accusato Hamas di essere dietro le proteste e di aver agito semplicemente per difendere il proprio territorio. Colville ha anche ricordato che tra i palestinesi uccisi c'è una persona biamputata: "Quanta minaccia può costituire una persona biamputata dall'altra parte di una grande barriera fortificata'". I responsabili delle vergognose violazioni dei diritti umani dovranno renderne conto", incalza il responsabile dell'Onu per i diritti umani, Zeid Ra'ad Al Hussein. Quanto alle reazioni internazionali, la Cina ha espresso, tramite il suo ministro degli Esteri, "seria preoccupazione" per la situazione di Gaza, chiedendo alle parti, "soprattutto a Israele, di dare prova di moderazione, per evitare una escalation delle tensioni". Anche il portavoce del Cremlino ha affermato che Mosca sta monitorando con "grande attenzione" la situazione al confine di Gaza, mentre il Patriarcato Latino di Gerusalemme, che rappresenta la chiesa cattolica sul territorio ha condannato "ogni forma di violenza, ogni uso cinico di vite umane e di violenza sproporzionata", rispondendo alla "ennesima esplosione di odio e violenza, che sta insanguinando ancora una volta la Terra Santa". In una nota, monsignor Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico, scrive: "La vita di tanti giovani ancora una volta è stata spenta e centinaia di famiglie piangono sui loro cari, morti o feriti. Quello che è successo ieri è inaccettabile e inumano", ha dichiarato Marie-Elisabeth Ingres, rappresentante di Medici senza frontiere in Palestina, secondo cui "è insopportabile vedere un così grande numero di persone disarmate che vengono colpite dagli spari in così poco tempo". Le "nostre équipe mediche stanno lavorando 24 ore su 24, come accade ormai dal primo aprile - ha aggiunto - assicurando interventi chirurgici e assistenza post-operatoria a uomini, donne e bambini. Continueranno a farlo ancora oggi e fino a quando sarà necessario". "Il crimine continua": è quanto scrive su Twitter il presidente libanese Michel Aoun all'indomani dei fatti di Gaza, denunciando l'assenza di protezione per i palestinesi.

Ieri il premier Saad Hariri aveva definito il trasferimento dell'ambasciata Usa come un atto "provocatorio", che chiude le porte a qualsiasi tentativo di raggiungere una pace in Medio Oriente, consentendo agli "israeliani di versare altro sangue di palestinesi innocenti". Il presidente del Parlamento iraniano (Majlis), Ali Larijani, ha definito "ovvio" che la decisione degli Usa di spostare l'ambasciata "è contraria alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dell'Assemblea generale''. Ma i proclami di Erdogan, le invettive di Teheran, non devono trarre in inganno. Riflette in proposito Bernard Guetta, nel passaggio conclusivo del suo articolo per Internazionale: "La solitudine dei palestinesi non è mai stata così completa, perché i paesi sunniti, Arabia Saudita in testa, si sono chiaramente riavvicinati a Israele per contrastare il comune nemico iraniano. I palestinesi non possono contare su nessuno. Le loro divisioni interne sono talmente profonde e la loro impotenza talmente evidente che la destra israeliana non si preoccupa minimamente di cercare un accordo di pace".

Israele spara, ma a uccidere la causa palestinese sono quelli che l'hanno da sempre usata, cavalcata, e poi abbandonata: i "fratelli-coltelli" arabi e musulmani. E senza una vera solidarietà araba, senza leader visionari nei due campi, con una Europa senza peso, l'America che ha gettato tutto il proprio peso da una parte sola (quella israeliana), il silenzio tombale dell'Arabia saudita e delle petromonarchie del Golfo, quello israelo-palestinese da conflitto declassa a faida. Sanguinosa, tragica, ma senza sbocco.

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione