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Politica

"La cabina di regia disprezza le istituzioni democratiche". Quando Fico attaccava il "comitato di conciliazione" Renzi-Gentiloni

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Maggio 2017, Roberto Fico scrive un durissimo post su Facebook:

Il segretario del Pd, Matteo Renzi, ha deciso di convocare ogni giovedì una sorta di pre-Consiglio dei ministri privato, per fare il punto con i capigruppo del suo partito, la sottosegretaria Boschi [..], e i vari ministri a seconda del provvedimento in discussione. Si tratta di un atto gravissimo, che dimostra una totale mancanza di senso dello Stato e di rispetto delle istituzioni.

L'attuale presidente della Camera dei deputati non usava certo i guanti per definire l'ultima iniziativa di Renzi, da pochi giorni rieletto segretario del Partito Democratico dopo averne lasciato la guida in seguito alla disfatta del 4 dicembre 2016. Si tratta della cosiddetta "cabina di regia" con cadenza settimanale, battezzata da Renzi al Nazareno l'11 maggio. Presenti: il suo vice (e ministro) Maurizio Martina, Anna Finocchiaro, ministro dei rapporti col Parlamento e la sottosegretaria Maria Elena Boschi, i capigruppo Zanda e Rosato. E non mancò di sollevare critiche. Il sospetto che si trattasse di una sorta di "commissariamento" del Governo Gentiloni, in seguito a diversi passi falsi della maggioranza, non impiegò molto a circolare: "Siamo collaborativi con il governo, questo è un modo per aiutarlo non per commissariarlo, evitiamo casini invece di crearli", fece trapelare Renzi. L'ultimo scivolone era appena avvenuto su un decreto vaccini annunciato dal ministro Lorenzin senza consultare prima il premier Gentiloni e poi smentito.

"Parliamo di un segretario che continua ad atteggiarsi a proprietario ma a cui mancano le basi della democrazia e della Costituzione. Totale ignoranza e disprezzo delle regole e delle istituzioni democratiche. Niente di nuovo, purtroppo, sotto al sole", attaccò Roberto Fico. Storia vecchia ma che torna attuale dopo l'introduzione nel contratto di Governo del "comitato di conciliazione". Contratto non definitivo, va ricordato, ma che ha fatto discutere anche per la previsione di un organo consultivo e decisionale parallelo al Consiglio dei ministri che delibera con maggioranza a due terzi e composto non solo dal premier, dai capigruppo parlamentari di Lega e M5S e da singoli ministri variabili a seconda del tema trattato, ma anche dai leader dei rispettivi partiti. E, al momento, non è detto che facciano parte del Governo né, per quanto appaia improbabile, che non possano nel futuro cambiare.

Il "comitato" prenderebbe decisioni vincolanti per i contraenti Lega e M5S in caso di "conflitti e divergenze rilevanti", per arrivare a una sintesi rispetto a questioni non previste dal contratto né prevedibili al momento della sua sottoscrizione. E, si legge nelle bozze, ogni volta che Lega o M5S ritengano ci siano questioni fondamentali da esaminare.

Nulla a che vedere con il Consiglio di gabinetto, menzionato ad esempio dal giurista Giacinto della Cananea, regolato dall'articolo 6 della legge 400/1988, formato in via esclusiva da componenti del governo. Né tantomeno con quel comitato introdotto dallo stesso Della Cananea nella prima bozza di programma rivolta al Pd e a Lega, che prevedeva componenti "nominati in pari numero dalle parti", senza entrare nel dettaglio.

Simili organi sono stati riproposti, seppur con modalità differenti, dai tempi di Craxi a quelli di Berlusconi fino a Renzi. Modalità che ricordano, per certi versi, la Prima Repubblica più che proiettare nella Terza. Ma una volta i grillini gridavano allo scandalo, oggi invece "conciliano".

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