Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Politica

La presa del Palazzo

ANSA
ANSA 

Il colpo d'occhio è impressionante. È la nuova maggioranza "gialloverde", o "gialloblu", come ama dire Salvini che, nella definizione, già pregusta il prosciugamento finale di Forza Italia. Il nuovo premier Giuseppe Conte, all'ennesimo passaggio sul "contratto" di cambiamento, incassa l'ennesima standing ovation. Di fronte, una distesa di parlamentari occupa tutta la parte centrale dell'emiciclo. Ai lati le ridotte di Pd e Forza Italia, i cardini del bipolarismo che abbiamo conosciuto in questo ventennio.

Parecchie standing ovation, ben 62 applausi, comportamenti insoliti per le nostre abitudini parlamentari. Come è insolito - l'applausometro è sempre un indicatore culturale in questi casi - l'assenza di un solo battito di mani per il capo dello Stato, rispettosamente e fugacemente citato dal neo-premier. È il populismo bellezza, una politica che non conosce mediazioni istituzionali, tutta protesa a parlare all'esterno, come il tweet postato da Salvini, mentre Conte sta ancora parlando. Populismo praticato, con un premier "esecutore" di un contratto, che in settantuno minuti di discorso ne cita tutti i capitoli, senza indicare mai il "come", il "quando", il "con quali soldi". E che, alla fine, presenta a mo' di concessione benevola quelle regole di confronto con le opposizioni previste dai regolamenti e dalla Costituzione. Populismo, sia pur in giacca sartoriale (almeno il premier) e senza registro emotivo, postura e pathos (a quelli ci pensano gli altri), orgogliosamente rivendicato, nel passaggio più applaudito: "Ci prendiamo la responsabilità di affermare che ci sono politiche vantaggiose o svantaggiose per i cittadini: le forze politiche che integrano la maggioranza di governo sono state accusate di essere populiste e antisistema. Se populismo è attitudine ad ascoltare i bisogni della gente, allora lo rivendichiamo".

Conte parla di lotta alle mafie e in aula parte il coro da stadio

Evviva, i senatori applaudono, curva osannante del nuovo potere che siede ai banchi del governo compulsando telefonini, in un Parlamento diventato un link della piattaforma Rousseau. Con i parlamentari della Repubblica pentastellata che, se vogliono intervenire in discussione generale, devono prima presentare un testo scritto, perché a braccio non è consentito. Interventi fotocopia, sul "finalmente è arrivato un governo eletto dai cittadini", che "realizza le promesse". E chissà se è un caso che gli unici a sottrarsi a questa euforia sono i ministri che i conti li conoscono, eccome. Una sfinge Giovanni Tria. Immobile Paolo Savona: "Il passaggio del discorso di Conte che mi è piaciuto di più? Quello che ho scritto io, nel mio comunicato, che serve un'Europa più forte e più equa". Peccato che sia un passaggio caduto nel vuoto rispetto ad altri più popolari, di un discorso che ha il marchio pentastellato più che leghista, anche nello stile: retorica del "cambiamento", "cittadini", un programma sulla giustizia che evoca il motto dio Davigo, ("non esistono innocenti ma colpevoli non provati"), e una fiera di luoghi comuni. Un marchio che, raccontano i suoi, ha un po' irritato Salvini che non ha visto sbandierati con altrettanta enfasi i suoi cavalli di battaglia. Alla fine dei settantuno minuti, comunque, non si capisce quali siano le aliquote della famosa flat tax o quando si farà il reddito di cittadinanza.

È un blocco politico quello che è nato, in un clima euforico da presa del Palazzo d'Inverno. O da stadio, chiasso puro, con una standing ovation anche alla Taverna che inneggia ai cittadini che "ora sono lo Stato". Non c'è un solo intervento della Lega applaudito da Forza Italia e viceversa. Si astiene Fratelli d'Italia. Il voto certifica che il centrodestra, per come l'abbiamo conosciuto, non c'è più. E quel minimo d bon ton di maniera di oggi già prefigura un duello rusticano che verrà, in questa retorica del nuovo al governo e del vecchio all'opposizione: "Loro - dice Candiani - possono parlare del passato, noi del futuro".

Governo Conte, applausi e pacche sulle spalle con Di Maio e Salvini

Un clima nuovo, di cambio d'epoca. Quella vecchia volpe di Pier Ferdinando Casini, che di epoche ne ha viste tante, dice: "Qualcosa di inquietante c'è. Quando Prodi e Berlusconi si alternavano c'era un'alternanza di governo. Qui è diverso. Questi dicono 'lo Stato siamo noi'. Ma lo Stato è il governo, il Parlamento, la magistratura. Quando ti senti lo Stato significa che cambia la grammatica della Repubblica. È inquietante. E sento aria di un reclutamento ampio...".

Reclutamento tra parlamentari spaventati e timorosi di affondare nel "vecchio", in questo cambio di sistema e di potere. Giancarlo Giorgetti, l'uomo delle nomine, che quasi si appisola in Aula, è una star alla buvette, bloccato da un paio di bionde che chiedono un selfie. Nell'orgia del nuovo potere si confondono le contraddizioni di un programma che non va oltre i titoli. E si pone la domanda, che accompagna la nascita del nuovo governo: è l'embrione del bipolarismo che verrà o è l'inizio di una nuova Cosa gialloverde? Il colpo d'occhio suggerisce la seconda, come gli applausi e la complicità ostentata dai due sub-premier, veri titolari dell'azione di governo. Per ora c'è la certezza di una maggioranza politica che si muove e agisce come tale. Non è poco.

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione