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Politica

Romano Prodi: "Il Governo Conte è di destra. Io sono fuori, ma mi consola che il prezzo del rottame sia molto salito"

RepIdee - Prodi: "Conte è di destra. Renzi era di sinistra? Ah, sì?"

"Il governo del cambiamento non è il cambiamento del governo. Il cambiamento su quale programma?". Lo ha domandato l'ex premier Romano Prodi, dal palco della Repubblica delle Idee a Bologna, intervistato da Mario Calabresi e Marco Damilano e parlando del nuovo esecutivo. "Qual è il compromesso reale di questo accordo? Io non condanno mai le cose prima che avvengano, ma qui ci sono blocchi di pensiero sulla carta inconciliabili tra di loro che sono al Governo assieme".

C'è poi il problema del presidente del Consiglio, l'avvocato Giuseppe Conte. "C'è il momento in cui l'avvocato ha finito di parlare e poi arriva il giudice, vediamo poi qual è la via delle decisioni che verranno prese..." spiega Romano Prodi, commentando la frase del premier, che si è definito "un avvocato del popolo". Poi l'ex presidente del Consiglio, sollecitato su un consiglio da dare a Conte per "durare più del suo governo", ha risposto: "Il problema non è durare, ma durare bene. Questa non è una gara, non è la durata che conta, ma le cose che si fanno". Rispetto alla posizione del premier, "se c'è un suggeritore - ha detto - ci sarebbe un premier debole, ma questa è una semplice constatazione".

L'intervista integrale di Calabresi e Damilano a Prodi (VIDEO)

Repidee - Calabresi e Damilano intervistano Romano Prodi: l'integrale

Il nodo dell'opposizione, vede Prodi piuttosto sconfortato. "Come fa a esserci opposizione senza alternativa? Ora io vedo un'opposizione, ma non vedo un'alternativa" ha detto il Professore. "E' chiaro che se vuoi offrire un'alternativa devi aprire un largo dibattito collettivo nel Paese, bisogna discutere a fondo". Per l'ex premier "se con i sindacati, con le ong, con Confindustria, con gli imprenditori non cominci a discutere in modo approfondito, le cose non accadono. Ma quando è che è avvenuto questo? Non voglio essere nostalgico dell'Ulivo, quando mi rimproveravano perché avevamo un programma di 243 pagine, ma era perché si era discusso mesi e mesi del contenuto. Dietro c'era una discussione sul Paese". La democrazia, ha concluso il ragionamento, "se perde quest'aspetto non è più attrattiva".

La questione del suo futuro, invece, non lo appassiona, si definisce un "osservatore non partecipante", ma gli consente di sfoderare un commento ironico e pungente. "Io sono totalmente fuori, in politica o si sta fuori o si sta dentro, stare in mezzo all'uscio si soffre soltanto. Ma ciò che mi consola in questi anni è che il prezzo del rottame è molto salito". Romano Prodi gioca poi con le definizioni destra e sinistra. Il nuovo governo è di destra? "Ah, perché, come lo chiamate, di centro?", ha domandato sarcastico. Poi, tornando serio: "Questo discorso che non c'è più sinistra e destra non ha senso, è una definizione generica. Ci sono decisioni in economia e politica che sono di destra". D'altro lato "sono in crisi irreversibile vari partiti, in tutta Europa", ma "sinistra e destra, nei fatti, esistono ancora". Così come esistono temi come sanità, welfare, scuola. E il centrosinistra ha mancato nelle politiche sociali? "Se l'unità di misura è disuguaglianza, la sensazione è che a questo si sia dedicato poco. La sensazione - ha detto Prodi - è che il welfare sia in ritirata. Si è interrotto l'ascensore sociale".

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