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Esteri

Mentre al G7 in Canada si litiga, c'è un G2 in Cina che si consolida e incide sul futuro

Sputnik Photo Agency / Reuters
Sputnik Photo Agency / Reuters 

Se volete capire dove va il mondo, al di là delle dispute doganali e sanzionatorie, non è a Le Malbaie, in Canada, che dovete guardare, ma più a oriente, a Qingdao, in Cina. Perché è nel cuore commerciale del Dragone cinese che si progetta il futuro, piaccia o no. Mentre in Canada si apre un G7 dimezzato, nel senso che il presidente Usa Donald Trump lo lascerà con un giorno di anticipo per preparare il vertice con Kim Jong-un, e i riflettori mediatici italiani saranno puntati sulla prima volta all'estero del neo premier Giuseppe Conte, in Cina sbarca Vladimir Putin.

Il presidente della Federazione Russa prima incontra a Pechino il suo omologo cinese, e amico personale, XI Jinping, e poi, i due statisti, si sposteranno a Shanghai per partecipare al vertice della Shanghai Cooperation Organization. Un appuntamento, quest'ultimo, che ha acquistato sempre più peso, geopolitico e commerciale, quanto più il centro di gravità economica del mondo si è spostato ad Oriente. Il giro di affari è di quelli che segnano il futuro.

La SCO comprende 8 Paesi membri di pieno diritto: Cina, India, Pakistan, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Urbekistan. Potenze globali, anche in campo nucleare come India, Pakistan oltre naturalmente Cina e Russia, delineano le strategie di penetrazione globale con i Paesi dello "stan" che portano con sé una potenza energetica, petrolio e gas, da far impallidire 6 dei 7 Paesi che si riuniscono in Canada.

Stavolta, poi, il tavolo si allarga per ospitare un altro Paese cruciale sullo scacchiere internazionale: l'Iran. E mentre il G7 discute e si divide sull'uscita unilaterale degli Usa dall'accordo con Teheran sul nucleare, con relativa raffica di sanzioni sparata dall'amministrazione Trump contro il regime degli ayatollah, a Shanghai il summit orientale riceve con tutti gli onori il presidente della Repubblica islamica d'Iran, il riformatore Hassan Rouhani, per concertare nuovi affari e, visto che c'è, anche come spartirsi, con Mosca, ciò che resta della Siria.

Il futuro è a Oriente, e l'Europa farebbe bene a prenderne atto e comportarsi di conseguenza. Intanto, si rafforza l'asse russo-cinese. La Cina è il primo partner commerciale della Russia: il 15% dei commerci di Mosca sono con Pechino, circa 90 miliardi di dollari nel 2017. E la tendenza è in costante rialzo: gli scambi commerciali tra la Russia e la Cina sono ammontati a 32.194 miliardi di dollari nei primi quattro mesi del 2018, con un aumento del 31,5% su base annua. Il tour cinese di Putin ha preso avvio con il bilaterale con l'omologo cinese nella Grande sala del popolo, dopo la cerimonia di benvenuto e il picchetto d'onore. I due leader hanno trattato una gamma di questioni bilaterali al fine di rafforzare la partnership e la cooperazione strategica, comprensiva di progetti su energia, trasporti e industria. In agenda c'erano anche temi globali, tra la penisola coreana in vista del summit Trump-Kim di Singapore e le soluzioni all'accordo del 2015 sul nucleare iraniano dopo il ritiro degli Usa.

Nella cooperazione bilaterale, inoltre, ci sono, per l'appunto, il vertice SCO del weekend a Qingdao, ma anche temi relativi al gruppo dei Brics, al formato Ric (Russia, India e Cina) e al G20. La dichiarazione finale congiunta dell'incontro tra i due presidenti dà conto di un asse che si rafforza: "La Cina è uno dei principali partner della Russia sulla scena internazionale. Gli approcci di Mosca e di Pechino ai principali problemi internazionali, tra cui la situazione in Ucraina, nella penisola Coreana, Medio Oriente e Nord Africa sono uguali o molto vicini. La Russia sostiene la Cina sulla questione di Taiwan. Gli scambi commerciali tra i due paesi per i primi cinque mesi del 2018 sono aumentati del 26,9 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il volume complessivo del commercio bilaterale nei primi cinque mesi dell'anno è stato di 40,67 miliardi di dollari. La Russia è l'unico grande fornitore di prodotti e servizi militari in Cina. Si sviluppano attivamente le relazioni russo-cinesi in ambito educativo, scientifico e di cooperazione culturale".

Quale sia la portata degli affari, con le conseguenti ricadute geopolitiche, che riguardano i Paesi del summit orientale che si riuniranno a Qingdao, basta soffermarsi su uno: la Cina sta investendo miliardi per far rinascere la Via della Seta, una rotta che ha un suo snodo strategico in Kazakistan. Il nuovo progetto voluto da Xi costerà più di mille miliardi di dollari e coinvolgerà 65 Paesi, che custodiscono i tre quarti delle risorse energetiche del pianeta e rappresentano quasi un terzo del prodotto interno lordo globale. I percorsi terrestri collegheranno la Cina con l'Europa e il Medio Oriente, mentre quelli marittimi arriveranno nel sudest asiatico, in Medio Oriente e in Africa. "Offesa e non compresa dall'amica Europa, la Russia ha guardato verso Oriente, ha fatto i bagagli con i suoi asset più vendibili (le risorse naturali) e ha preso il treno in direzione dell'Impero Celeste", annota Evgeny Utkin, economista e direttore di Partner N °1.

La diplomazia degli affari è solo un aspetto, anche se cruciale, dell'asse Mosca-Pechino. Uno studio del Parlamento Europeo sulle tendenze di voto all'interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, conferma che Russia e Cina tendono ad allinearsi in difesa di principi comuni, quali la sovranità nazionale e l'opposizione all'azione unilaterale statunitense. I due Paesi hanno sviluppato una crescente cooperazione militare, esplicata attraverso l'acquisto di tecnologia e mezzi militari da parte della Cina. Per quanto riguarda le esercitazioni militari, la Cina e la Russia hanno condotto operazioni navali congiunte ogni anno dal 2012. Nel 2017, le esercitazioni tenute per la prima volta nel Mar Cinese Meridionale, un'area tradizionalmente contesa, è stato interpretato da molti come segnale inequivocabile di una svolta nelle relazioni tra Russia e Cina, ma anche negli equilibri di potere globali.

Equilibri che coinvolgono anche l'Europa. Putin sa di giocare in attacco di fronte ad una Europa costretta sulla difensiva dalla "guerra dei dazi" scatenatale contro dal sovranista della Casa Bianca. "I dazi Usa su acciaio e alluminio sono di fatto sanzioni" a Europa, Canada e Messico, aveva sostenuto ieri il capo del Cremlino nel corso della Linea Diretta. col presidente trasmessa dalla tv russa. "I nostri partner pensavano che non sarebbero mai stati colpiti da questa politica controproducente legata a restrizioni e sanzioni ma ora vediamo cosa sta accadendo: l'introduzione dei dazi su acciaio e alluminio, non solo per l'Europa ma anche per Canada e Messico, sono sanzioni, anche se in altri termini". E ancora: "Le sanzioni, le accuse continue verso di noi, sono tutti metodi per contenere la Russia perché l'Occidente vede la Russia come una minaccia, un avversario. Ma questi metodi non sono nell'interesse di nessuno, solo col dialogo e la cooperazione si può avanzare l'economia mondiale. Ora però qualcosa si muove poiché alcuni nostri partner in Europa iniziano a dire che serve cooperare con la Russia". Il riferimento indiretto all'Itala gialloverde è del tutto voluto.

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