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Esteri

Mogherini "non gradita" in Israele

Anadolu Agency via Getty Images
Anadolu Agency via Getty Images 

Gerusalemme, esplode il "caso-Mogherini". Attenuato per via ufficiale, ma pesante nelle sue, vere, motivazioni politiche. La notizia: l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea ha cancellato la sua partecipazione a una conferenza organizzata dall'American Jewish Committee che si terrà domani, 11 giugno, presso l'International Convention Center di Gerusalemme. "Lady Pesc" era stata invitata a partecipare alla conferenza in coincidenza con la visita ufficiale che l'ex ministra degli Esteri italiana dovrebbe fare in Giordania. Dopo la cancellazione, l'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha spiegato che il premier non era in grado, per impegni già assunti, di incontrare Mogherini durante la sua visita.

Ma questa è la versione "diplomatica". Perché le ragioni vere, sono ben altre. Che HuffPost può￲ chiarire grazie a fonti diplomatiche occidentali a Gerusalemme: Netanyahu, come peraltro il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, non hanno inteso incontrare "lady Pesc" per "le sue posizioni molto ostili" allo Stato ebraico. Da Bruxelles provano a mettere la classica "pezza". La visita in Medio Oriente del capo della diplomazia europea era inizialmente prevista per la Giordania, non per Israele, ma che la possibilità di presenziare alla conferenza era stata presa in considerazione dopo che Mogherini era stata invitata a celebrare il 70esimo anniversario di Israele. Il motivo per cui la visita è stata cancellata, secondo le fonti dell'Ue, non era Netanyahu, ma "ragioni di ordine del giorno". Con questo gioco delle parti, tra Bruxelles e Gerusalemme, si è cercato di evitare un "affronto diplomatico" in piena regola, ma il caso politico c'è tutto, e a darne conto ad HuffPost è anche una fonte molto vicina agli ambienti governativi d'Israele: "Mogherini - dice la fonte - non ha perso occasione per mostrare la sua vicinanza ai Palestinesi e, come se non bastasse, all'Iran. Diciamo che non è annoverabile tra gli amici d'Israele...". "Nessuna meraviglia: la signora Mogherini paga il prezzo della coerenza rispetto alle posizioni tradizionali dell'Europa e alla legalità internazionale. Per chi governa oggi Israele, gli amici sono solo quelli che avallano, come ha fatto Trump, ogni forzatura unilaterale d'Israele", dice ad HuffPost Saeb Erekat, storico capo negoziatore palestinese e oggi segretario generale dell'Olp.

L'ultima incontro di Netanyahu con Mogherini risale a dicembre, quando il premier israeliano ha partecipato a una colazione di lavoro, a Bruxelles, con i 28 ministri degli Esteri dei Paesi Ue. L'evento è stato raccontato poi come un tentativo deliberato di aggirare Mogherini, dopo che Netanyahu era stato invitato dai rappresentanti della Lituania nell'Unione europea. Dopo quella visita di Netanyahu, l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione aveva affermato in una conferenza stampa che i Paesi della Ue non avrebbero trasferito le loro ambasciate a Gerusalemme, non seguendo così la strada indicata dal presidente Usa Donald Trump. In quel frangente, Mogherini aveva aggiunto che il suo incontro con Netanyahu a Bruxelles si era concentrato principalmente sulla situazione a Gerusalemme e sul processo di pace, in contrasto con la dichiarazione del premier israeliano, secondo cui l'incontro aveva avuto al suo centro l'Iran e l'economia. Insomma, che dalle parti di Gerusalemme, ambienti governativi e della destra israeliana, "lady Pesc" non sia particolarmente amata, è qualcosa che va indietro nel tempo. Dopo la repressione da parte di Tsahal, l'esercito dello Stato ebraico, delle manifestazioni di protesta a Gaza (oltre 100 morti, più di 6000 feriti), la Ue aveva chiesto "un'inchiesta indipendente e trasparente" sull'uso di munizioni vere da parte dell'esercito israeliano negli scontri. Ad annunciarlo era stata Mogherini, aggiungendo che l'Ue "deplora" le tante vittime e indirizzando le sue condoglianze alle famiglie.

I rapporti fra Israele e l'Unione europea Bruxelles sono tesi da molti anni. Netanyahu non ha mai apprezzato la linea del blocco europeo che sempre condannato le scelte marcatamente unilaterali dei suoi governi. E negli ultimi tempi, il divario si è espanso anche alla luce di quanto avvenuto dopo la decisione di Donald Trump di spostare l'ambasciata americana a Gerusalemme. L'Unione europea ha sempre condannato la scelta di Washington ritenendola un azzardo e un ostacolo alla pace. Bruxelles ha sempre sostenuto la soluzione politica dei due Stati. Dopo l'annuncio della Casa Bianca, Netanyahu disse che anche i Paesi europei avrebbero seguito gli Stati Uniti. Ma in quel caso, arrivarono le ferme parole di Mogherini, che disse: "Il premier Benjamin Netanyahu ha detto di aspettarsi che altri Paesi spostino le loro ambasciate. Pu￲ò tenere le sue aspettative per altri, perché dai Paesi Ue questo non avverrà". E ribadì che secondo l'Unione europea, "l'unica soluzione realistica è basata su due Stati, con Gerusalemme capitale sia dello Stato di Israele sia dello Stato palestinese".

Un passo indietro nel tempo. Otto novembre 2014: sono passati pochi mesi dalla terza guerra di Gaza. "Serve uno Stato palestinese, questa è la posizione di tutte l'Unione Europea, il mondo non tollererà una quarta guerra di Gaza". Al termine della tappa nella Striscia di Gaza, l'Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza esprime l'auspicio che "Gaza abbia un governo palestinese" e i "palestinesi abbiano uno Stato". Il giorno prima, a Tel Aviv, Mogherini a Tel Aviv aveva detto "Bisogna riprendere il negoziato o la violenza esploderà". "I palestinesi non possono avere lo Stato senza dialogare con Israele e Israele non pu￲ avere la sicurezza senza lo Stato palestinese" aveva aggiunto "lady Pesc" dopo gli incontri a Gerusalemme con il premier israeliano Netanyahu ed il ministro degli Esteri Lieberman, indicando la volontà dell'Ue di dare vita ad un'"iniziativa" che porti "ad avvicinare non solo israeliani e palestinesi ma anche Israele e mondo arabo". Per la destra israeliana, quei riferimenti sono un affronto, e l'ex ministra degli Esteri italiana resta "una inveterata filopalestinese, come dimostrano le sue foto giovanili nelle quali indossava la kefiah", il copricapo palestinese.

Altro giro, altra polemica. Sette febbraio 2017: l'Unione europea, cos↓ come l'Onu condanna la "legge sulla regolarizzazione" degli insediamenti israeliani nei Territori palestinesi. In una nota l'Ue, per voce dell'Alto rappresentante europea Federica Mogherini a nome dei 28, ha infatti dichiarato di condannare "la recente adozione della 'legge sulla regolarizzazione' da parte della Knesset" sugli insediamenti, aggiungendo che la legge "oltrepassa una nuova e pericolosa soglia, legalizzando nella legge israeliana il sequestro dei diritti di proprietà palestinesi ed autorizzando di fatto la confisca di terre private possedute da palestinesi nei Territori occupati". La legge approvata dal parlamento israeliano "può￲ permettere la "legalizzazione" di numerosi insediamenti e avamposti in precedenza considerati illegali anche secondo la legge israeliana, cosa che sarebbe in contrasto con gli impegni precedenti presi dai governi di Israele e illegale secondo il diritto internazionale", aggiunge Mogherini. Per la Ue, la Knesset legiferando sullo status giuridico di terreni nei territori occupati "è andata al di là della sua giurisdizione". "Se dovesse essere attuata - continua la dichiarazione - la legge radicherebbe la realtà di 'uno-stato' di diritti diseguali, occupazione perpetua e conflitto".

Il testo dell'Alto rappresentante ricorda che "la Ue, anche in linea con la risoluzione adottata di recente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 2334, considera illegali secondo il diritto internazionale gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati e condanna i recenti annunci di insediamento". Facendo riferimento poi alle "raccomandazioni della relazione del Quartetto", afferma che "questi insediamenti costituiscono un ostacolo alla pace e minacciano la fattibilità di una soluzione a due Stati". "La Ue - conclude Mogherini - esorta la leadership israeliana a non applicare la legge e ad evitare misure che aumentano ulteriormente le tensioni e mettono in pericolo le prospettive di una soluzione pacifica del conflitto e e chiede a Israele di "ribadire in modo inequivocabile, attraverso azioni e politiche, il suo continuo impegno per la soluzione dei 'due stati', al fine di ricostruire la fiducia reciproca e creare le condizioni per negoziati diretti e significativi".

Per i falchi israeliani quelle dichiarazioni suonano come una "dichiarazione di guerra", così come la difesa da parte di Mogherini dell'accordo con Teheran sul nucleare. "L'accordo nucleare iraniano è cruciale per la sicurezza della regione, dell'Europa e del mondo intero e assicuriamo il nostro pieno impegno affinché continui a funzionare", è stata la risposta dell'Alto rappresentante dell'Unione europea, al presidente americano Donald Trump, nel giorno dell'annuncio del ritiro degli Stati Uniti dal trattato nucleare iraniano e il ripristino delle sanzioni contro Teheran.

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