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Cronaca

Papa Francesco accetta le dimissioni dei tre vescovi cileni coinvolti nello scandalo pedofilia

Tony Gentile / Reuters
Tony Gentile / Reuters 

Dopo averle respinte negli anni passati per ben due volte (come da lui stesso rivelato sul volo di rientro dal Cile), Papa Francesco ha accettato le dimissioni del vescovo di Osorno, Juan Barros, uno dei preti della fraternità sacerdotale del prete abusatore Fernando Karadima, diventato vescovo durante il Pontificato di Giovanni Paolo II, quando era segretario di Stato Angelo Sodano, in precedenza per dieci anni (dal 1978 al 1988) nunzio apostolico in Cile.

Buona la terza, insomma.

Le proteste contro Barros sono state sempre più forti dopo che Francesco lo aveva nominato, nel 2015, vescovo della piccola città dell'estremo sud del Paese, Osorno, visto che le vittime di Karadima lo avevano accusato di aver assistito agli abusi o di averli ignorati, circostanze sempre negate dal vescovo che ha 61 anni e quindi è ben lontano dalla età canonica per il pensionamento. Prima di Osorno, Barros aveva ricoperto ben più importante responsabilità vescovili. Nell'aprile 1995 era stato nominato vescovo ausiliare di Valparaiso da Giovanni Paolo II. Nel novembre 2000 vescovo di Iquique e nel 2004, sempre Giovanni Paolo II lo nominò vescovo castrense (cioè l'ordinario militare del Paese).

Insieme a Barros sono state accettate le dimissioni di altri due vescovi del Cile: le tre diocesi sono di fatto commissariate con la nomina di un amministratore apostolico.

Proprio domani, ad Osorno inizierà una missione pastorale dell'arcivescovo di Malta Charles Scicluna e del padre Jordi Bartomeu che in primavera, avevano investigato il caso. "Un nuovo giorno è cominciato per la Chiesa cattolica del Cile", ha twittato Juan Carlos Cruz, il sopravvissuto agli abusi di Karadima che ha accusato Barros per anni e che davanti alla richiesta del Papa di volere prove ha risposto pubblicamente, lo scorso gennaio, che non avrebbe potuto scattarsi un selfie mentre Karadima lo violentava e, secondo la sua testimonianza, Barros assisteva. "La banda di delinquenti vescovi... è stata disintegrata oggi", ha commentato Cruz.

Non è forse casuale che la Sala Stampa della Santa Sede abbia resa nota l'accettazione delle dimissioni di Barros (già pubblicata da due giorni dalla Diocesi locale), durante il primo giorno della venticinquesima riunione del C9, cioè del Consiglio dei cardinali che aiuta il Pontefice nel governo della Chiesa universale. C9 di cui fa parte il cardinale cileno Errazuriz, (consacrato vescovo il 6 gennaio 1995 da Giovanni Paolo II, nel 1996 nominato vescovo titolare di Valparaiso, promosso arcivescovo di Santiago del Cile, e quindi primate della Paese, il 24 aprile 1998, ufficio che ha ricoperto per dodici anni, fino al 15 dicembre 2010, dopo essere stato creato cardinale da Giovanni Paolo II nel concistoro del 21 febbraio 2001). Nel 1985, Karadima, un sacerdote molto influente e vicino all'elite cilena degli anni della dittatura del generale Pinochet, era stato nominato parroco titolare della parrocchia di El Bosque nel comune di Providencia de Santiago de Chile, dove è rimasto fino al 2006. Fu condannato definitivamente dalla Congregazione per la dottrina della fede già nel 2011, per pedofilia. Le associazione delle vittime di Karadima, nel maggio, 2014 denunciarono il cardinale Errazuriz di aver coperto gli abusi del parroco del Bosque, davanti al Comitato contro la Tortura dell'Onu (CAT) a Ginevra, e nonostante questo era stato nominato Francesco nel C9.

A tutt'oggi, il Vaticano non ha ancora presentato il suo rapporto al CAT sulla revisione delle sue politiche nei confronti della pedofilia del clero che erano state richieste in ben 9 punti nel 2014. Il giudizio del Comitato sul Vaticano e la Sante Sede è atteso tra fine luglio e iniziò di agosto. Intanto sono iniziate le procedure per la nomina di un nuovo cardinale Decano del Sacro Collegio, anche in considerazione del fatto che Angelo Sodano il prossimo novembre compirà 90 anni.

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