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Politica

Dal piano b all'euro indispensabile. Alla presentazione del suo libro Savona scinde l'intellettuale dal ministro

REUTERS
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C'è il professor Savona, teorico del "piano B" di uscita dall'euro. E c'è il ministro Savona che, presentando il suo libro, separa – o almeno ci prova con dotta eleganza – le due sfere, quella intellettuale e quella politica: "Una cosa è il mio libro, una cosa è il governo per il quale sono ministro e verso il quale sono leale. Non vedo perché dovrei ritrattare cose su cui ho riflettuto per anni".

Stampa estera, presentazione del suo libro 'Come un sogno, come un incubo', ritratto di un fallimento previsto, l'Europa di Maastricht con le scelte successive, ricostruito attraverso un percorso autobiografico. Passato e presente, che inevitabilmente si intrecciano, nelle domande, preoccupate e curiose, dei giornalisti stranieri: "Ministro, rassicurerà l'Europa?", "ministro, questo è il libro che ha spaventato il presidente della Repubblica?", "ministro, pensa ancora, come è scritto nel libro, che l'Europa sia una gabbia?". È la prima uscita pubblica del professor Savona diventato, ormai al netto del peso specifico del ministero ottenuto, il simbolo e l'incarnazione di una linea, o meglio di una nuova linea di politica economica, diciamo così, sovranista. Il "piano b". E le domande dei giornalisti stranieri sono tutte volte a capire quanto questo approccio "peserà" nel nuovo governo o quale sarà l'atteggiamento del nuovo ministro quando parteciperà ai vertici internazionali perché comunque titolare di dossier e di un ruolo politico non irrilevante.

Nei panni dell'intellettuale il professore non rinnega, anzi, affidandosi anche all'ironia: "Mi hanno chiesto di fare abiura di cose che non ho mai detto: avrei potuto fare come Galileo, e una volta insediato al ministero dell'Economia dire 'eppure si muove'". Nei panni del ministro sceglie, innanzitutto, il registro della prudenza e della disciplina governativa, di chi "ha nel sangue il rispetto delle decisioni", nella consapevolezza che comunque ogni parola può creare un caso: "Capisco che tra i miei doveri c'è di informare la pubblica opinione, ma lo farò al momento opportuno, quando sarà decisa la linea del governo, perché non rappresento le mie opinioni ma quelle del governo di cui faccio parte".

E il "piano B", chiedono i giornalisti? "Non c'è". E l'euro? "Non è solo utile, ma indispensabile". C'è, e si vede, un piano A, illustrato come volontà non polemica e non conflittuale di cambiare l'attuale logica europea, perché se così con accadrà, prima o poi la società si vendicherà seguendo i movimenti di protesta sull'onda dell'insoddisfazione verso le politiche seguite da establishment e partiti tradizionali. È questo il senso del ragionamento attorno alla necessità di una nuova politica economica che cambi un assetto stabilito a Maastricht e confermato nelle scelte successive, a partire dal famoso tre per cento tra deficit e Pil: "C'è un vincolo europeo che dobbiamo rispettare ma abbiamo anche un mandato dagli elettori e quindi dobbiamo trovare una conciliazione. La mia idea è che sia l'Europa a trovare una soluzione se non vuole incappare in un problema al voto del 2019".

Però la lunga conferenza stampa si gioca tutto sul complicato separazione tra i due piani, il libro che non esclude la necessità di uscire dall'euro e il governo che invece l'esclude, col nuovo ministro dell'Economia che, in un'intervista al Corriere, ha già sterzato, a proposito di deficit e spesa pubblica, rispetto all'euforia del contratto di governo. Ministro – chiedono i giornalisti tedeschi – riscriverebbe che l'Unione europea, per come è stata costruita nel 1992 è stata un "errore"? Risposta: "Come analista e studioso quello è il mio punto di vista, ma ho giurato lealtà a un governo di cui faccio parte". E quale sarà l'approccio con la Germania, accusata nel libro per non aver cambiato la visione del suo ruolo in Europa dopo la fine del nazismo, pur avendo abbandonato l'idea di imporla militarmente? Risposta: "Ho sempre sostenuto che la Germania è un grande paese, nondimeno mi riservo di criticare la Germania, ma per una critica costruttiva che serva a migliorare l'Europa. Bisogna trovare un punto di incontro delle diverse filosofie per portare avanti il progetto comune europeo, non c'è acredine". Dunque, rassicurerà l'Europa? "È la stampa che deve rassicurare l'Europa, no io. Il problema lo avete creato voi".

Già, la stampa. Si percepisce, al fondo, anche una difficoltà. Perché per l'analisi del libro non è diventata la proposta concreta del governo. E in fondo la dissociazione tra il ragionamento dell'intellettuale e le compatibilità di governo è nei fatti.

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