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Politica

Scontro tra populismi sulla pelle dei migranti: Macron attacca Salvini per colpire Le Pen, fingendo superiorità etica sull'immigrazione

Macron Salvini
Macron Salvini 

Una guerra tra populismi, italiano e francese, sulla pelle dei migranti. Da un lato, Matteo Salvini, sempre più dominus del governo gialloverde e 'guastatore' delle diplomazie europee. Dall'altro lato, Emmanuel Macron, che non ha una superiorità etica da rivendicare in tema di accoglienza, basti guardare i punti caldi di frontiera come Ventimiglia o Calais. Eppure il presidente francese rintuzza gli attacchi di Salvini, non si scusa per le parole arrivate ieri da Parigi sul caso della Aquarius (il suo portavoce di En Marche ha parlato di approccio "vomitevole"). Macron contrattacca, tanto che il premier Giuseppe Conte è costretto a valutare seriamente l'ipotesi di annullare il bilaterale di venerdì all'Eliseo. Macron attacca Salvini per non cedere all'avversaria interna Marine Le Pen.

Mai come in questo momento le ragioni di politica interna hanno preso il sopravvento su quella comunitaria. L'Ue vede la sua fine da vicino. Nell'informativa in Senato Salvini è più che chiaro: "Non possiamo essere gli unici a salvare vite nel Mediterraneo. Se l'Ue c'è, batta un colpo o taccia per sempre". Angela Merkel lancia un grido d'allarme per bloccare il nascente 'asse dei volenterosi' tra Roma, Berlino e Vienna lanciato dal Cancelliere austriaco Sebastian Kurz, alleato di Salvini. "Oltre all'Italia, molto esposta alla migrazione - dice Merkel - ci sono anche la Grecia e la Spagna, ci deve essere cooperazione".

Ma oggi la scena è tutta concentrata sullo scontro muscolare tra Salvini e Macron. Il primo detta le condizioni per la tregua dopo l'informativa sul caso Aquarius in Senato. Conte fa bene a non andare in Francia "se non ci sono scuse ufficiali", dice. Le detta innanzitutto al presidente del Consiglio, continuando con la linea di questi giorni: quella di prendersi tutto lo spazio che può nel governo. In Senato, per dire, Salvini parla dalla poltrona di solito riservata al presidente del Consiglio, che è diversa da tutte le altre nei banchi del governo. Una prassi che altri ministri hanno usato prima di lui, quando il premier non c'è in aula. Però nel caso di Salvini, la poltrona 'presa' al capo del governo calza a pennello con la strategia - finora andata a segno - di determinare connotati, approcci e sorti di questo esecutivo.

Ma se il ministro dell'Interno detta le condizioni, Macron non si piega. Se dessi ragione a chi cerca la provocazione – sono le sue parole - aiuterei forse i democratici? Non dimentichiamo chi ha interloquito con noi, li conosciamo bene". Certo, aggiunge, la Francia "lavora mano nella mano con l'Italia" per gestire i flussi migratori "in maniera esemplare". Ma si riferisce ad un'era passata, quella del governo Gentiloni con Marco Minniti al Viminale, "un lavoro in Libia e nel Sahel", dice, che ha portato a "dividere per dieci gli arrivi". Ora non bisogna invece "cedere all'emozione che qualcuno strumentalizza", no alla "politica del peggio che rende tutti sudditi dell'impero delle emozioni".

Il punto è che Macron è l'altra faccia di Salvini in tutto questo mare di disperazione e immigrazione. Usa le debolezze dell'Europa per farsi una patente di leader moderato, punto di riferimento di una parte del vecchio establishment che vorrebbe truccarsi un po' per restare in piedi uguale a se stesso. Solo ad aprile scorso il presidente francese non ci ha pensato due volte per andare a flirtare con il più populista di tutti: Trump, visita a Washington con première dame al seguito, insieme a Donald e Melania un quartetto di sorrisi e abbracci che ha lasciato di stucco le deboli Cancellerie europee, a cominciare da Merkel. Certo, il flirt è durato poco, annegato nel fallimento del G7 in Canada, ma intanto c'è stato.

Ecco: è con questa materia politica che l'Ue si ritrova ad avere a che fare oggi. Sconfitta e impotente. Ma soprattutto è con questo che si trovano ad avere a che fare i milioni di immigrati in cerca di una vita. Non a caso, sugli attacchi della Francia, Salvini riceve l'assist di tutto l'emiciclo del Senato. Anche dal Pd, che parla per bocca dell'ex ministro della Difesa Roberta Pinotti: da Parigi "parole volgari", dice.

Naturalmente il leader della Lega ci sguazza. In aula fa un comizio a uso e consumo delle sue dirette Facebook. Tra le mani ha la relazione che gli hanno preparato i tecnici del Viminale, ma se ne infischia. La legge solo fino a un certo punto: "Ci sono altre pagine ma preferisco dedicare tempo a voi più che ai numeri...". I numeri per Parigi però non li risparmia: "Dal primo gennaio al 31 maggio la Francia ha respinto 10.249 esseri umani, compresi donne e disabili. Si era impegnata ad accogliere 9.816 profughi, ne ha accolti 640".

Riscuote il sostegno convinto di tutto il centrodestra - che gli dedica una standing ovation alla fine - più il M5s. In aula fa parlare il senatore leghista Tony Iwobi, nigeriano, altro colpo di teatro della strategia leghista. E' lui che ricorda alla coscienza di Macron il caso di una migrante in procinto di partorire, bisognosa di cure e respinta alla frontiera francese, evento di pochi mesi fa: lei è morta dopo il parto.

Ma il presidente francese fa finta di non sentire su questo. Difende la Francia come un populista qualunque, interessato più alle ragioni della politica interna che al bene dell'Ue, men che meno al dramma degli immigrati. Come Salvini, che però arriva al governo dopo che, per tanti anni, l'Italia ha accolto, eccome. "Macron continua istericamente la sua guerra al popolo italiano che in quanto a generosità ha poco da imparare", insiste il ministro dell'Interno a sera su Radio 105. "Chi partì per bombardare la Libia? Chi sta facendo concorrenza, leale o sleale, chi sta cercando di destabilizzare quel Paese? Amici amici va bene, ma passare per fesso no. Preferisco vini e formaggi italiani a quelli francesi, tie'!", continua il leader leghista. E sfoggia sondaggi:

La Aquarius intanto continua la sua odissea nel Mediterraneo, insieme alle due navi italiane sulle quali sono stati smistati i suoi 629 migranti. Direzione Valencia, arrivo previsto sabato: mare permettendo, il meteo non promette bene. E intanto Medici senza frontiere smentisce la ricostruzione di Salvini: "Non è vero che non abbiamo voluto sbarcare le sei donne incinte", il Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo italiano (MRCC) voleva trasferirle "senza i loro mariti. Abbiamo sottolineato l'importanza di non separare le famiglie e di non effettuare evacuazioni contro la volontà delle persone. Non abbiamo più ricevuto risposta dalle autorità italiane nè alcuna conferma. La situazione medica generale era comunque stabile...".

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