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Politica

Codice Salvini. Il Governo mette nel mirino le Ong: "In Italia non sbarcate"

Salvini: "Finita la pacchia. Non saranno Ong straniere a decidere chi sbarca in Italia"

Il "codice Minniti" non va più bene. Troppo permissivo. Serve un nuovo regolamento più rigido nel Mediterraneo: il codice Salvini. Il vice premier e ministro dell'Interno ci sta lavorando da giorni e ha messo nel mirino le Ong. La chiusura dei porti è solo uno degli interventi, uno degli obiettivi è fare chiarezza sui finanziatori delle organizzazioni non governative, su chi lucra sul "business dell'immigrazione". L'offensiva di Salvini contro quelli che sprezzantemente definisce "vicescafisti" è appena cominciata, la missione è eliminare le navi umanitarie dal Canale di Sicilia.

Sono le 9 di mattina quando Matteo Salvini annuncia sui social network che le Ong Lifeline e Seefuchs al largo delle coste della Libia troveranno i porti italiani chiusi. "Dovranno cercarsi altri porti (non italiani) dove dirigersi" scrive il vice premier. Sulla nave battente bandiera olandese della Ong tedesca Lifeline ci sono 118 persone a bordo di un gommone in difficoltà al largo delle coste libiche. Ai passeggeri, tra i quali 14 donne, 4 bambini e un neonato, sono stati forniti giubbotti di salvataggio. Dall'imbarcazione parte un tweet di commento, in cui danno del "fascista" a Salvini - presto cancellato - che replica: "Roba da matti. A casa nostra comandiamo noi, la pacchia è STRA-FINITA, chiaro?". E aggiunge: "Questi non toccheranno mai più terra in Italia". Infine posta la foto del suo nuovo nemico.

Il "codice Salvini" trova terreno fertile dentro il Governo. Con l'eccezione di sparute voci fuori dal coro, sono importanti esponenti del Movimento 5 Stelle a dimostrare la compattezza della compagine governativa sulla strategia da portare avanti. Il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, si rivolge alle autorità olandesi, affinché facciano rientrare navi che "non hanno mezzi e personale adatti a salvare un gran numero di persone". Considerazioni, queste ultime, che vengono smentite da Lifeline.

Anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Vito Crimi attacca frontalmente le Ong accusandole di "incrementare le aspettative e alimentare il traffico di esseri umani" e annunciando una "stretta sul modo in cui stanno intervenendo" nel Mediterraneo. Ma Crimi va oltre, utilizzando lo stesso lessico di Salvini: "La pacchia è finita per chi specula sui migranti", quelli cioè che, aggiunge Crimi, "sui 600 migranti a bordo dell'Aquarius avrebbero lucrato 600mila euro al mese chissà per quanto tempo". Parole che avvicinano l'ala governista dei 5 Stelle alla Lega, ma che stridono con quelle pronunciate anche di recente da Roberto Fico. Ma il Governo marcia compatto e i sondaggi confortano: gli italiani sostengono a forte maggioranza la linea dura, quella dei porti chiusi e del braccio di ferro con l'Europa. Anche la Chiesa, nel chiedere umanità, salvaguardia delle vite e rispetto dei diritti con il presidente della Cei Gualtiero Bassetti, lancia un forte appello all'Europa affinché l'Italia non resti sola.

Contro le ong ribadisce la sua posizione il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro. "Fanno parte - osserva di un sistema profondamente sbagliato, che affida la porta d'accesso all'Europa a trafficanti che sono criminali senza scrupolo". Mentre il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, "quello che rende difficile il contrasto alle organizzazioni che gestiscono il traffico di migranti è il 'disordine' negli interventi. Questo determina l'impossibilità di avere appartenenti alla polizia giudiziaria sulle navi che vanno a recuperare i migranti".

È l'attacco finale alle Ong, sotto qualunque bandiera (nazionale) esse si muovano. E navighino. Una prima black list è stata, di fatto compilata: vi sono le navi della francese Sos Meditérranée, di Mission Lifeline, della tedesca Juden Rette, della spagnola Practiva. In bilico, ma attenzionate, sono le navi delle Ong che non avevano, un anno fa, sottoscritto il "codice di condotta" varato dal titolare del Viminale: tra esse, Medici senza Frontiere e le tedesche Sea Watch e Sea-Eye. Le polemiche di un'estate fa, che accompagnarono il "codice Minniti", sbiadiscono di fronte all'oggi.

Parlano le Ong: "Vogliono farci sparire".

"Le navi delle Ong sono scese in mare quando è finita la missione Mare Nostrum, con il Mediterraneo che si era trasformato in una tomba per oltre 1.200 persone in una settimana, siamo lì perché non c'è l'Europa" dice la presidente di Msf Italia Claudia Lodesani, sottolineando che la distinzione tra i soccorsi delle ong e della Guardia Costiera "è una falsa contrapposizione", perché "le navi delle ong effettuano i soccorsi sempre in coordinamento con la Guardia Costiera. Ed infatti a bordo dell'Aquarius c'erano 400 persone precedentemente soccorse dalla Guardia Costiera italiana". "Non salviamo vite umane perché siamo buoni, lo facciamo perché apparteniamo a uno stato di diritto e la salute è un diritto affermato in trattati firmati da nazioni civili" le fa eco Elda Baggio, medico chirurgo di Msf appena tornata da Gaza e dall'Iraq.

"Quello che sta succedendo oggi - osserva Giorgia Linardi, portavoce di SeaWatch - è il tentativo di cancellare la presenza di occhi liberi e indipendenti che raccontino quello che succede in mare". Proprio la ong tedesca con la sua Sea Watch 3 ha rinunciato martedì scorso a prendere a bordo 42 migranti soccorsi dalla nave militare Usa Trenton perchè da Roma non è arrivata l'autorizzazione a portarli in Italia. Per Riccardo Gatti, capo missione della spagnola Proactiva Open Arms, "questa criminalizzazione delle Ong è andata crescendo e c'è qualcosa di orchestrato, vogliono portare alla scomparsa delle Ong. Eravamo 12 ora siamo rimaste in 4. Anche la magistratura ci ha attaccato".

"Abbandonare innocenti in mare non può mai considerarsi una strategia politica ma rimane inequivocabilmente una violazione dei diritti umani di cui l'Italia sarà chiamata a rispondere", sostiene padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, servizio dei Gesuiti per i rifugiati. "Le dispute tra stati vanno risolte in sede diplomatica senza prendere in ostaggio donne e bambini", afferma Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia.

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Durissima è la posizione espressa da Guido Barbera, presidente del Cipsi, coordinamento di 34 associazioni di cooperazione e solidarietà internazionale: "Nessun Paese ha il diritto di chiudere l'accesso alla speranza di vivere e alla sopravvivenza – afferma - La solidarietà è un dovere. Salvare le persone in mare e portarle in terra è un obbligo". Un consiglio a Salvini lo offre Elisa Bacciotti, direttrice del Dipartimento campagne e programmi in Italia di Oxfam: "Se il ministro fosse davvero interessato a contrastare l'immigrazione clandestina e i trafficanti di esseri umani – dice Bacciotti ad HuffPost – invece di fare la voce minacciosa con le Ong, farebbe meglio a negoziare con i suoi omologhi europei l'aumento di canali legali e sicuri per l'ingresso in Europa. La politica di dividere tra chi può salvare e chi non può farlo, è strana e inaccettabile. È il diritto internazionale a indicare ciò che si può e deve fare e non il ministro di un singolo Paese".

A causa della stretta regolamentatoria e del rapporto non facile con la Guardia costiera libica alcune Ong hanno deciso di interrompere le attività nel Mediterraneo. Continuano a navigare la Aquarius di Sos Meditérranée, l'olandese Sea Eye, la Lifeline di Mission Lifeline e la Open Arms della spagnola Practiva, che riprende il mare dopo il dissequestro dei giorni scorsi attuato dal gip di Ragusa, Giovanni Giampiccolo. Sotto sequestro a Trapani, invece, la Iuventa della tedesca Judend Rette.

Si sta per concludere intanto l'odissea dei 629 migranti della nave Aquarius, che dovrebbe raggiungere Valencia scortata dalle navi Dattilo e Orione, nella mattinata di domenica. Un grande cartello "Welcome home" è stato issato nel porto della città spagnola. Altre navi non troveranno quel cartello in Italia. Salvini non intende venir meno al suo "credo": ogni Paese si becchi l'Ong di casa sua: "Qui non sbarcherete". È il codice Salvini.

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