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Esteri

Controvertice delle Ong: "Stop all'Europa degli egoismi, rivedere il principio del paese di primo accesso"

REUTERS
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Il "controvertice della solidarietà" può aiutare l'Italia a far valere le proprie ragioni al Consiglio europeo di domani. Nel mirino dei sovranisti di ogni coloritura ideologica e latitudine geografica, le Organizzazioni non governative non si fanno da parte ma, alla vigilia del summit dei capi di stato e di governo, rilanciano la loro sfida nel nome della solidarietà e del rispetto dei diritti umani. Una sfida che le Ong hanno portato nel cuore di Bruxelles, per far sentire la propria voce e avanzare le proprie proposte destinate ai 28 leader europei che si riuniranno in una complicata due giorni, in un Consiglio incentrato proprio su come affrontare l'emergenza immigrazione e come gestire al meglio l'accoglienza dei rifugiati. In campo ci sono tutte le più importanti Ong, come Save the Children, Oxfam, Amnesty International, insieme ad Acli, Arci, Baobab Experience, Cgil, Emergency.

Un mondo che non predica ma pratica una solidarietà concreta, quotidiana. Dalla parte dei più indifesi. E che, forte di una esperienza indiscutibile, avanza proposte fattive, praticabili. Con una premessa decisiva: che i leader europei mettano da parte "gli egoismi nazionali" e facciano "la propria parte sull'accoglienza". Una premessa che porta poi con sé l'intervento su un punto che il premier italiano Giuseppe Conte porterà domani al tavolo del vertice e su cui Roma ha insistito in queste burrascose settimane nei contatti diplomatici a tutto campo e negli incontri bilaterali che Conte ha avuto con il presidente francese Emmanuel Macron e con la cancelliera tedesca Angela Merkel. L'iniziativa #EuropeanSolidarity punta a chiedere ai governi Ue che prenderanno parte al Consiglio europeo del prossimo 28 giugno "di abbandonare gli egoismi nazionali, modificare il regolamento di Dublino e dare finalmente sostanza al principio di solidarietà su cui è fondata l'Unione europea". "Chiedere asilo in Europa è un diritto, ma regole e politiche ingiuste continuano a far pagare a chi cerca rifugio l'incapacità dei Governi di affrontare sfide comuni con risposte comuni, come successo alle 629 persone bloccate in mare sull'Aquarius", si legge nell'appello che invita alla mobilitazione dei cittadini europei. "Il 27 giugno - spiegano i promotori - in decine di città europee scendiamo in piazza per chiedere al Consiglio europeo di non sprecare questa occasione storica e riformare il Regolamento di Dublino. L'obiettivo è quello di superare l'ingiusto criterio del "primo Paese di accesso" e sostituirlo con un sistema di ricollocamento automatico che valorizza i legami significativi dei richiedenti e impone a tutti i Paesi di fare la propria parte, come già chiedono i Trattati europei.

Il terreno d'incontro possibile tra la diplomazia dall'alto, quella dei Governi, e la "diplomazia dal basso", quella delle Ong, è dunque la riforma del "Regolamento di Dublino", che assegna i profughi al Paese di primo arrivo concentrando così troppo il problema solo sugli Stati mediterranei, come l'Italia. "Il Regolamento di Dublino è inadeguato a gestire i flussi migratori", ha ribadito Conte alla Camera. Un giudizio condiviso dalle Ong. La sfida delle quali ha due pilastri fondamentali, due obiettivi strategici da raggiungere: l'attivazione di corridoi umanitari per quanti fuggono da guerre, disastri ambientali, povertà e fame, e l'istituzione di un unico diritto d'asilo europeo. Tra le Ong promotrici del "controvertice della solidarietà", inveratosi in oltre 120 manifestazioni in tutta Europa (in Italia, tra le città coinvolte, Roma e Firenze), c'è Oxfam. "In questo momento le persone che cercano riparo in Europa si stanno scontrando con frontiere chiuse, porti chiusi, respingimenti effettuati anche illegalmente come nel caso dei minori a Ventimiglia. Bambini, ragazze, donne incinte. A nessuno è risparmiato questo trattamento. Al largo delle coste italiane, intere famiglie oggi sono intercettate e riportate in Libia per ritrovarsi nuovamente vittime degli abusi e delle torture da cui sono scappate, in Grecia restano invece intrappolate in campi sovraffollati con servizi di base del tutto insufficienti. Sono queste le basi su cui si fonda l'Unione Europea? – afferma la direttrice delle campagne di Oxfam Italia, Elisa Bacciotti – E se l'Europa non è in grado di garantire la tutela dei diritti fondamentali di queste persone sul proprio territorio, nel Mar Mediterraneo, come può garantire una analisi accurata delle richieste di asilo nei Paesi di transito? Il fallimento rappresentato dall'accordo con la Libia sulla protezione delle persone parla da solo".

In questo contesto Oxfam chiede quindi all'Unione Europea di assumere una prospettiva europea condivisa e solidale. "Le politiche disumane adottate dagli Stati Uniti per separare i bambini migranti alle loro famiglie hanno sollevato un'ondata di orrore e incredulità – continua Bacciotti - Eppure nonostante la maggioranza dei leader europei concordino sulla necessità di adottare un approccio europeo alla gestione della crisi migratoria, continuano a non voler trovare una soluzione europea comune, che consentirebbe ai migranti di essere trattati con rispetto e dignità. In questa direzione perciò chiediamo al Consiglio Ue di domani e venerdì di utilizzare questa occasione per arrivare alla definizione di una riforma del sistema di richiesta di asilo a livello europeo". A preoccupare, inoltre, è l'atteggiamento assunto dal Governo italiano nelle ultime settimane "E' fondamentale che l'Italia sciolga qualsiasi ambiguità rispetto alla proposta di una riforma del Trattato di Dublino nella direzione di una ridistribuzione automatica e obbligatoria dei richiedenti asilo tra i Paesi Membri, senza aver paura di scontentare i paesi del cosiddetto blocco di Visegrad – aggiunge - Paolo Pezzati, policy advisor di Oxfam Italia su crisi migratoria e emergenze umanitarie - Allo stesso tempo desta grande preoccupazione l'atteggiamento assunto dal Governo rispetto alle operazioni di salvataggio in mare, che rischia di avere come unica conseguenza un braccio di ferro a livello europeo, che per tutta l'estate potrebbe consumarsi sulla pelle di uomini, donne e bambini in cerca di salvezza. Per questo chiediamo che l'Italia riapra i propri porti alle navi, anche a quelle delle Ong, cariche di persone in fuga dalla Libia. Il protrarsi di una posizione di assoluta chiusura assieme ad una maggiore collaborazione con le autorità libiche rappresenterebbe una negazione dei diritti umani fondamentali verso persone che non hanno più nulla".

Una mobilitazione che non dura un solo giorno. A dare continuità è la campagna Welcoming Europe- Per un'Europa che accoglie, che ha l'obiettivo di raccogliere 1 milione di firme nei prossimi 12 mesi in almeno 7 Paesi membri. Firme che saranno consegnate alla Commissione europea con la richiesta di presentare un atto legislativo di riforma in materia di immigrazione, volto a superare le difficoltà dei Governi nazionali nella gestione dei flussi migratori. Nello specifico la campagna chiede: di impedire la criminalizzazione di atti umanitari nei confronti dei migranti; creare canali di accesso sicuro verso l'Europa, allargando ad attori della società civile la possibilità di fare da sponsor per l'ingresso in Europa dei rifugiati; proteggere le vittime di abusi, rafforzando meccanismi di tutela e di denuncia in particolare nella gestione delle frontiere esterne; garantire l'introduzione di canali di accesso per lavoro. La sfida delle Ong è quella di riuscire a coniugare legalità e sicurezza nell'affrontare il fenomeno delle migrazioni. In questa direzione si muove la proposta di istituire dei percorsi legali per l'ingresso dei migranti extra-comunitari nell'Ue, come i corridoi umanitari che l'Italia ha sperimentato con successo. In tante città d'Europa i partecipanti alla giornata di mobilitazione hanno portato con sé il simbolo della manifestazione: un origami a forma di barca. La "barca della solidarietà". Una "barca europea".

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