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Esteri

Papa Francesco affida la comunicazione a un laico, è la prima volta

Ansa
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Non era mai accaduto nella storia della Chiesa che il Papa scegliesse come capo di un dicastero vaticano un laico, cioè un fedele cattolico non cardinale, né vescovo e neppure prete. La nomina del nuovo Prefetto della Comunicazione, oltre alla grande professionalità di Paolo Ruffini, necessaria per portare a compimento la riforma dei media vaticani con le necessarie correzioni e revisioni, è anche un'importante segnale da parte di Francesco su come procederà alla riforma della Curia e della Chiesa.

Ruffini è stato fino a ieri direttore di TV2000, la rete televisiva della Conferenza episcopale italiana.

61 anni, palermitano, sposato con Maria Argenti, è giornalista professionista da quasi 40 anni, laureato in Giurisprudenza presso l'Università di Roma La Sapienza. Ha lavorato in tutti i media . Nella carta stampata: al Mattino di Napoli (1979-1986); al Messaggero di Roma (1986-1996). Nel settore radiofonico: Giornale Radio Rai (1996-2002); Gr Parlamento (1998-2002); Radio 1 (1999-2002); Inblu Radio (2014-2018), network radio della Cei. E in tv: Rai3 (2002-2011); La 7 (2011-2014); Tv2000 (2014-2018).

Un laico cattolico, dunque, Ruffini, che non è solo esperto di mass media, ma anche di quello che lui stesso ha chiamato il "mondo capovolto" dei bambini di favela di Buenos Aires, la "villa miseria", la Càrcova di Padre Pepe di Paola e il "morro"di Florianopolis del padre Wilson Groh, che in questi anni ha visitato regolarmente insieme alla moglie Maria Argenti, continuando poi a distanza a sostenere il lavoro di don Pepe e padre Wilson.

Ecco, in una lettera inviata nel 2015 ad Aver Metalli di Terre d'America, Ruffini scrisse proprio che visto dalla Càrcova il mondo è capovolto. "Li tutto si fonda sullo scarto. Tutto mette in discussione le nostre certezze... la pietra scartata che svela i piedi di argilla della gigantesca megalopoli". E lì bisogna "saper vedere nella pietra scartata dai costruttori, la pietra d'angolo di una costruzione diversa".

Ed è un italiano. Anzi, nell'arco di quindici giorni è il secondo italiano (l'arcivescovo Nunzio Galantino, nominato prefetto dell'Apsa, l'amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica) ad assumere un ruolo di primo piano in Vaticano. Entrambi provengono poi dall'ambito Cei, e sicuramente va segnalato che mai come negli ultimi tempi la Conferenza episcopale italiana è stata così "premiata".

A cinque anni dall'inizio del Pontificato sembra di poter sottolineare anche questo: la fine di un pregiudizio "anti-italiano" (non solo e non tanto con riferimento al passaporto) che aveva accompagnato la fase finale degli anni di Benedetto XVI e l'inizio del nuovo pontificato.

Soprattutto nel settore delle finanze e dei media, dove si era potuta notare la prevalenza di una mentalità aziendalistica (molto spin, Pr e marketing ) di stampo anglosassone, che talvolta è sembrata contagiare anche la Chiesa.

La ricerca di un nuovo responsabile dell'importante struttura vaticana (che da qualche settimana per statuto non è più una Segreteria, ma un Dicastero) è iniziata dopo le dimissioni avvenute a marzo del prefetto monsignor Dario Edoardo Viganò, a seguito della contorta vicenda di una lettera di Benedetto XVI.

"Quella di Papa Francesco è stata una chiamata che mi ha sorpreso, che non mi aspettavo, per un compito così grande da essere anche misura e ammonimento costante della mia personale piccolezza"- ha dichiarato Ruffini alla SIR, agenzia dei vescovi. "Di fronte a questa chiamata potrò sempre e solo esprimere la mia gratitudine. E mettere a disposizione di un disegno più grande tutto il mio impegno, tutto quel che so e tutto quel che sono".

"La Riforma non è imbiancare un po' le cose, ma organizzarle in altro modo. E questo è quel che ci chiede il Papa", ha commentato a Vatican News lo stresso Ruffini che ha affermato di aver ricevuto dal Papa un compito preciso: portare a termine la riforma della comunicazione vaticana avviata con il motu proprio del 27 giugno 2015. Il nuovo prefetto ha sottolineato la continuità con il lavoro svolto fin qui (da don Dario Viganò, che resta nel Dicastero come assessore, ndr) e ha precisato: "Le riforme non sono mai fatte da una persona soltanto. Non sono, come ha scritto il Papa, un problema di organigrammi, quanto l'acquisizione di uno spirito di servizio. Le riforme sono un camminare insieme che richiede ascolto, inclusione e il coinvolgimento di tutti. Per questo serve la disponibilità a cambiare. E la consapevolezza di quanto grande, e bello, sia il contenuto di quel che comunichiamo agli uomini e alle donne del nostro tempo. E' questa – ha detto ancora Ruffini – la sfida a cui ci chiama la Chiesa. E questa è la strada sulla quale dovremo tutti, io per primo, andare avanti".

"È una nomina che valorizza un professionista di primo piano, che ha contribuito in maniera decisiva a far crescere Tv2000 e il Circuito radiofonico InBlu; un amico stimato, che ha saputo far squadra, paziente e lungimirante", è stato il commento di don Ivan Maffeis, sottosegretario Cei e presidente di Rete Blu.

Anche Ruffini ha voluto ricordare che "gli anni a Tv2000 sono stati per me un cammino bellissimo, entusiasmante, fatto con persone straordinarie. Per questo ringrazio i vertici della Chiesa italiana che mi hanno chiamato, dato fiducia e sostenuto. E ringrazio tutti i colleghi (a cominciare da Lucio Brunelli, il direttore delle news) che lo hanno reso possibile, e reale, ogni giorno. Sono stati giorni e anni che non dimenticherò mai".

Per una coincidenza, del tutto casuale, oggi il Papa ha proclamato anche le virtù eroiche del sindaco "santo" di Firenze, Giorgio La Pira: un altro segnale della "valorizzazione" dei laici cattolici (anche in politica), sui cui sta insistendo sempre più il presidente della CEI, Gualtiero Bassetti.

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