Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Politica

Dopo Salvini, in Libia arriva a sorpresa Moavero. La Farnesina punta su più politica, a differenza del Viminale

MAHMUD TURKIA via Getty Images
MAHMUD TURKIA via Getty Images 

La migliore, più efficace "arma" per porre fine al caos libico è quella della diplomazia. Ed è su questo terreno che l'Italia intendere tornare a giocare un ruolo di primo piano nella stabilizzazione di quello che per Roma rappresenta, e non solo per l'"emergenza" migranti, un Paese-chiave nella sponda Sud del Mediterraneo. E' questo il senso politico della missione "a sorpresa" condotta oggi a Tripoli dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. A "sorpresa", per la tempistica accelerata, ma non certo improvvisata, visto che a lavorarci da tempo è stato sul campo, la persona che oggi è il punto di riferimento non solo per la Farnesina ma per il "sistema-Italia" nel Paese nordafricano: l'ambasciatore Giuseppe Perrone.

Il ministro degli Esteri Enzo "Moavero Milanesi è in Libia": ad annunciarlo in mattinata è la Farnesina in un tweet. "Obiettivi della missione: sostegno dell'Italia a legittime Istituzioni libiche, centralità dialogo politico e di riconciliazione nazionale Onu, partenariato strategico (economia, sicurezza, flussi migratori)", prosegue il messaggio. I primi due punti, dicono ad HuffPost fonti diplomatiche impegnate sul dossier libico, sono tra loro indissolubilmente intrecciate: sostegno dell'Italia a "legittime Istituzioni libiche" va tradotto così: anche il governo gialloverde, come quello precedente di Paolo Gentiloni, è impegnato a sostenere l'esecutivo, l'unico riconosciuto internazionalmente, guidato da Fayez al-Serraj. Ma rafforzare quel governo, per implementare un piano di "institution building", significa allargarne la base, coinvolgere quelle forze, anche tribali, che controllano una parte preponderante del territorio libico. Significa, aggiunge la fonte, provare a ricucire i rapporti con l'uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar.

Breve ma intensa la visita di Moavero Milanesi: il capo della diplomazia italiana ha incontrato il presidente del Consiglio presidenziale libico Fajez al-Serraj, il vicepremier Ahmed Maitig - reduce da una visita a Roma dove ieri ha avuto un colloquio con il vicepresidente del Consiglio e ministro dell'Interno Matteo Salvini - il suo omologo libico Taher Siyala e il presidente dell'Alto Consiglio di Stato Al Meshri. Il titolare della Farnesina ha confermato gli impegni assunti dal governo a sostegno della Guardia costiera libica, in mezzi, dodici imbarcazioni (due navi e 10 motovedette), e in addestramento, ma è anche andato oltre, delineando una "road map" per la stabilizzazione della Libia che si dipana su un duplice livello: quello interno, inclusivo, al variegato campo libico, e sul piano esterno, non solo a Bruxelles (Ue) ma anche nei rapporti tra le varie cancellerie europee, perché non si vince da soli (il riferimento, implicito, è alla Francia di Emmanuel Macron.

Uno dei temi affrontati riguarda la creazione di hotspot per migranti europei in Libia. Cambiano gli interlocutori italiani, ma la posizione espressa dalle autorità libiche resta la stessa: un rifiuto categorico. Sul resto, si può discutere. E l'Italia, hanno assicurato Serraj e gli altri esponenti del governo di Tripoli, era e resta un partner primario. Il titolare della Farnesina sa che per stabilizzare occorre coinvolgere i vari attori in campo in Libia. E sa che va scongiurato il rischio che una presenza italiana venga percepita come minaccia, addirittura come volontà neocoloniale. Un problema concreto: la città di Ghat, nel sud della Libia, al confine con l'Algeria, la "prima regione dove saranno attrezzati i campi della Guardia di confine libica" la cui creazione è stata discussa agli inizi di luglio dalla Commissione congiunta Italia-Libia per il contrasto all'immigrazione illegale. Dichiarazioni ostili al ruolo italiano, presentato come foriero di uno smentito intervento militare, erano venute da tribù dell'area di Ghat. Per chiarire che i timori sono infondati, l'ambasciatore Perrone, è intervenuto per due volte su Twitter affermando che non è affatto previsto di compiere "operazioni militari" ma solo di "sostenere la Libia nell'esecuzione del proprio piano che punta a controllare le frontiere".

La "dottrina Moavero" si discosta (i più benevoli nel campo governativo preferiscono dire che "s'integra") con la "linea Salvini". Il ministro degli Esteri sottolinea l'importanza di uno dei programmi finanziati da Bruxelles, su sollecitazione italiana, che mira a rafforzare il sostegno Ue per la protezione dei rifugiati e dei migranti in Libia presso i punti di sbarco, nei centri di trattenimento, nelle aree desertiche isolate nel sud del paese e nelle città. Il cosiddetto "Approccio integrato alla protezione e all'assistenza emergenziale ai migranti vulnerabili e rimasti bloccati in Libia", del valore di 29 milioni di euro, sarà attuato in collaborazione con l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). E il coinvolgimento delle agenzie Onu è un altro punto-cardine della "dottrina Moavero". Dopo Salvini, Moavero. Il pressing italiano per riconquistare la cabina di regia europea per la Libia, continua. E la visita del ministro degli Esteri serve anche per preparare lo "sbarco" a Tripoli del presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione