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Politica

Pd, corsa a tre con due incognite

ANSA
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Maurizio Martina è il nuovo segretario del Pd ma oggi all'hotel Ergife di Roma è partita già la corsa alle primarie che si svolgeranno l'anno prossimo, entro le elezioni Europee, per scegliere il suo successore. Sarà una corsa a tre, come nel 2017, ma di uno solo dei contendenti si conosce il nome: Nicola Zingaretti.

Il governatore del Lazio lancia la sfida, è pronto a costruire un'alleanza alternativa all'esperienza renziana, promette che con lui la sinistra tornerà a vincere. In discontinuità con Renzi, fanno sapere i delegati di Fronte Dem, l'area di Michele Emiliano scenderà in campo o con lo stesso presidente della Puglia o con Francesco Boccia. Gli 'sfidati', i renziani, non hanno ancora un nome.

L'idea di Matteo Renzi è quella di puntare su Graziano Delrio, attuale capogruppo del Pd alla Camera, ma per ora l'ex segretario ha trovato un muro. L'interessato ha smentito ieri personalmente e smentisce oggi per bocca del suo staff. Le ragioni sono personali e politiche. Ma Renzi insiste. Ai suoi dice che "alla fine Delrio si dovrà sacrificare" forse anche per tranquillizzarli visto che non è esaltante per coloro che ritengono di rappresentare la maggioranza del partito non avere un candidato nel giorno in cui l'assemblea approva un ordine del giorno che "avvia il percorso congressuale i cui passaggi conclusivi verranno definiti dall'assemblea entro fine anno, in vista delle elezioni europee 2019".

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La mediazione sul dispositivo che segna i passaggi da qui alle primarie è faticosa, va avanti tutto il tempo dell'assemblea, provando a raggruppare tutte le anime dem. Alla fine lo firmano Matteo Orfini, Andrea Orlando, Marina Sereni, Lorenzo Guerini. Resta fuori l'area di Emiliano che non lo vota. "Troppo generico, non si parla di discontinuità rispetto alla gestione Renzi, lui oggi ci ha attaccato frontalmente", spiega Boccia. Nel documento non c'è la data del 24 febbraio che ieri era stata ipotizzata durante la riunione al Nazareno tra le varie correnti con Maurizio Martina, qualche renziano esegeta delle formule fa notare che non c'è scritto un perentorio "entro le europee" ma un più generico "in vista di".

Questioni che paiono di lana caprina nel giorno in cui le spaccature nel partito sono apparse in tutta la loro evidenza nonostante l'accordo sul nome di Martina. Da un lato Renzi che chiude all'alleanza con M5s, non crede all'anima di sinistra di Roberto Fico, i pentastellati per lui sono una corrente della Lega, il suo riferimento europeo è Macron, è lui il leader di un'alleanza contro i populismi in Europa, il Pd deve guardare al ceto medio. Dall'altro chi non ci sta, chi crede ancora nelle esperienze del socialismo europeo citando le esperienze di Spagna e Portogallo, nel dialogo con una parte dei 5 stelle e nell'apertura a chi è andato via dal Pd, nella lotta alle disuguaglianze come il cuore dell'azione politica. Tra loro Andrea Orlando, Gianni Cuperlo, Francesco Boccia. Zingaretti punta a catalizzare tutto questo fronte e a costruire un'alternativa sul modello che lo ha fatto vincere due volte nel Lazio.

Contro di lui il fuoco di fila è già partito. "La ripartenza non è un simil Pds o una simil Unione", dice Renzi dal palco. E Matteo Orfini lo segue: "Il progetto di Nicola non mi convince, mi sembra un ritorno al passato, l'idea che rifacendo l'Unione si vincono le elezioni. Non ero entusiasta allora, figuriamoci a un decennio di distanza non ha nulla di nuovo".

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Non si schiera per ora Dario Franceschini. La sua corrente ha appoggiato la candidatura di Martina, Marina Sereni si è anche occupata di raccogliere le firme oggi e ha firmato l'odg finale. L'ex ministro della Cultura non interviene, nessuno dei suoi lo fa, sta seduto in platea, evita i taccuini dei giornalisti.

Intanto martedì comincia il lavoro del neo segretario. Nascerà la sua squadra, la nuova segreteria del Pd. Sarà condivisa visto che tutte le correnti lo hanno votato, dentro saranno presenti tutte le anime. Tra i nomi come suo vice circola quello di Teresa Bellanova ma qualcuno la vedrebbe anche bene come candidata renziani alle prossime primarie. Martina poi su mandato dell'assemblea di oggi dovrà istituire una commissione nazionale sul rinnovamento del progetto e della forma organizzativa, verificando anche le possibili riforme allo statuto utili al percorso congressuale. Debora Serracchiani chiede di abolire la norma per cui il segretario è anche il candidato premier. A ottobre a Milano ci sarà un Forum nazionale a Milano su temi e programmi, un momento di ascolto e confronto. A ottobre si terrà anche la Leopolda. Si vedrà se l'appuntamento renziano rubera' la scena.

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