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Politica

Nel Pd cresce il fronte dei dialoganti con M5S sul Decreto Dignità. Da Martina e i renziani secco no: "È invotabile"

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Il Decreto Dignità è il primo banco di prova parlamentare per il Governo, ma anche per l'opposizione. In particolare per il Pd, all'interno del quale, come ormai da tradizione, emergono sensibilità diverse. Da Franceschini a Orlando, da Emiliano a Delrio, cresce il fronte dei dialoganti, di chi vuole cominciare a costruire un dialogo politico per il Movimento 5 Stelle sui provvedimenti. Il fronte renziano e il segretario Maurizio Martina escludono però l'ipotesi: "Non penso che il decreto dignità sia votabile per i contenuti annunciati. Non affronta i veri nodi ancora aperti in particolare per sostenere sul serio il lavoro stabile".

Diventa particolarmente rilevante quindi la presa di posizione di Graziano Delrio, esponente della corrente di maggioranza nel partito. "Io penso che noi dobbiamo dialogare certamente con i 5 Stelle, perché questo dialogo è utile al Paese. Con la Lega non ci sono le condizioni per un dialogo vero, sui provvedimenti. Con i 5 Stelle ci potrebbero essere. Ma dipende molto se loro non si schiacciano sulla Lega. Perché questo è il punto. Questo governo ormai ha un'agenda dettata continuamente dalle esternazioni, dalle promesse di Salvini" afferma il capogruppo alla Camera del Partito democratico ad Agorà Estate RaiTre.

La prima avvisaglia nel mondo della sinistra era arrivata con l'intervista di Susanna Camusso al Corriere della Sera. Un'apertura di dialogo ai 5 Stelle era arrivata sull'Huffpost da Massimo D'Alema. Nel Pd la situazione è più complessa perché i motivi di scontro con M5S sono all'ordine del giorno, ultima la definizione delle presidenze delle commissioni bilaterali di pertinenza dell'opposizione. Si è però mosso nei giorni scorsi Dario Franceschini per dire che "abbiamo il dovere di dialogare con l'elettorato dei 5 Stelle".

Andrea Orlando ritiene che il Pd debba appoggiare la stretta sui contratti a termine e la parte sulle causali prevista dal Decreto Dignità. "Noi - spiega - dobbiamo fare da sponda ai grillini quando fanno cose di sinistra, perché dobbiamo puntare a staccarli dalla Lega. E questo decreto incide negativamente sulla base sociale del Carroccio, perciò perché dovremmo cavargli le castagne dal fuoco dicendogli solo dei no?".

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Anche nell'area che fa capo a Michele Emiliano si sono registrati nel tempo diversi segnali di apertura verso i 5 Stelle. "Ci sono parti di questo decreto che non si possono non votare" dice Francesco Boccia.

Che i renziani siano contrari al dialogo lo chiarisce il presidente dei senatori Andrea Marcucci: "E' un decreto fantasma, pieno di ipotesi nefaste per il lavoro. Il Pd farà un'opposizione nettissima al decreto dignità. Nelle bozze che sono circolate, non esistono incentivi per i contratti stabili ed il rischio di lavoro nero aumenterebbe a dismisura. Ipotizzare un occhio di riguardo del Pd è fuori dal mondo". Poi arriva anche il tweet di Matteo Orfini: "Il decreto Dignità è sbagliato. Danneggia i lavoratori e favorisce i furbi. Se un governo fa politiche di destra una forza di centrosinistra si oppone e basta. Senza manovre di palazzo o soliti giochi al massacro in vista del Congresso".

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