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Politica

In attesa del condono fiscale parte l'indagine conoscitiva sul fisco

Simona Granati - Corbis via Getty Images
Simona Granati - Corbis via Getty Images 

Fisco e contribuenti. L'indagine conoscitiva è partita. Durerà 6 mesi e servirà per mettere a fuoco il modello organizzativo e normativo ma soprattutto per capire dove e come intervenire per drenare le risorse che servono per finanziare reddito di cittadinanza e flat tax.

Tira aria di pace fiscale, insomma. E tutti si danno da fare. Primo Di Nicola, senatore 5Stelle, rispolvera per l'occasione il refrain tanto caro a Salvini "La pacchia per gli evasori è finita: dobbiamo cambiare e cambieremo tutto. Per troppo tempo la riscossione è stata in mano alle banche e alla mafia. Servono nuove regole e una nuova normativa che acceleri i processi di accertamento, senza per questo vessare i cittadini". Parole che lascerebbero immaginare un giro di vite. All'orizzonte per ora si intravvede invece l'ennesimo "condono". O meglio una "semplificazione", per usare il termine che piace molto ai seguaci di Beppe Grillo.

Ma andiamo con ordine. La seconda fotografia consegnata dall'Agenzia riscossione, oggi, al Senato, è forse più impietosa della prima, illustrata lo scorso 4 luglio alla Camera. Dentro la foto ci siamo tutti. Una platea di 20 milioni di contribuenti alle prese con almeno una cartella esattoriale.

MAXISCONTO

Due generazioni di italiani, un'intera popolazione in fuga da multe, accertamenti fiscali, oblazioni, sanzioni che negli anni si sono stratificate di padre in figlio. E' quanto emerge appunto dall'audizione del direttore Ernesto Maria Ruffini a Palazzo Madama, primo passo dell'indagine conoscitiva sul rapporto tra fisco e contribuenti. "Sentiremo tutti, avvocati, tributaristi, giudici di pace, associazioni e quando avremo il quadro esatto della situazione tracceremo una riga e agiremo per fare cassa", spiega alla buvette Laura Bottici, capogruppo M5S in commissione Finanze. Fa il paio con la pace fiscale promessa e ripromessa prima da Salvini, poi da Giorgetti e quindi da Armando Siri, consigliere economico del vice premier. Una sterzata che potrebbe risolversi con la proposta di un maxisconto sulle 417 mila liti tributarie per chiudere il gigantesco contenzioso legale accumulato.

GLI ACCERTAMENTI SUL CARO ESTINTO

Fare tabula rasa vuol dire smaltire una quota dei ruoli affidati all'Agenzia dell'entrate-Riscossione. Ma il sistema fa ancora acqua da tutte le parti. Crediti spesso di poche centinaia di euro che risalgono al secolo ma sono considerati ancora esigibili, contribuenti defunti o falliti, in alcuni casi sia l'uno che l'altro. Il caro estinto inseguito nell'oltretomba. "Un accertamento sui miei redditi iniziato oggi, si concluderebbe se tutto va bene nel 2029", è l'esempio che ha fatto il direttore Ruffini, uno che da avvocato vinceva tutte le cause contro l'Agenzia delle entrate. Con l'attuale disciplina una somma iscritta al ruolo nel 2000 non potrebbe essere rendicontata, cioè restituita all'ente creditore, prima del 2037. Come dire che per incassare 100 euro lo Stato rischia di spenderne molte di più.

Sulla carta - come Ruffini aveva già anticipato all'omologa commissione di Montecitorio - i crediti residui ammontano a circa 871 miliardi di euro. Una enormità. Di fatto se ne possono recuperare si è no 360. Che comunque non sono bruscolini. Anzi. Da qui la necessità di cambiare in fretta le regole e l'ipotesi che si vada verso un condono speciale. Perché se non cambiano le normative e il cosiddetto "magazzino" continua a crescere in via esponenziale, il sistema rischia di collassare. Molto dipenderà dall'efficienza dell'Agenzia della riscossione, che oggi ha presentato l'atto aggiuntivo alla convenzione tra ministero dell'Economia e delle Finanze e Agenzia delle entrate. L'assenza di trasferimenti statali fa sì che la Riscossione debba renumerarsi con i proventi dell'agio. Da qui la richiesta di un fondo destinato a dare certezze finanziarie ai circa 7500 dipendenti, per migliorare servizi, web, strumenti di identificazione digitale, come ad esempio il passaggio dal Pin allo Spid per l'accesso da "canali remoti". Parola che trattandosi di balzelli e tasse sembra quanto mai appropriata.

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