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Cronaca

Bufera su don Zanotti: "In comunità ho subito gli abusi del frate. Mi minacciava"

Oasi7/Facebook
Oasi7/Facebook 

Nei filmini e nelle foto hard depositati in Vaticano e alla Procura di Roma lo si vede in compagnia di un giovane ospite della comunità di accoglienza per profughi e minori in difficoltà «Oasi 7», da lui fondata. Immagini che hanno scatenato la bufera su don Zanotti, ora accusato di violenza sessuale. La denuncia, pubblicata dal Corriere della Sera e fatta pervenire sia al Vaticano che alla magistratura, è un diario dei soprusi subiti dal ragazzo, tra avances sessuali, minacce e pestaggi: "Un'esperienza terribile per cui ho anche tentato di togliermi la vita".

Un incubo iniziato nel 2014, quando il giovane, arrivato in Italia a 6 anni, entra all'Oasi 7 dopo un lungo peregrinare tra vari istituti.

"Nei primi mesi mi sentii accolto dal frate e dalla comunità, ma notai subito l'eccessivo lusso nel quale era abituato a vivere padre Zanotti. Dopo circa 3 mesi dal mio ingresso all'"Oasi 7" il frate cominciò ad approcciarmi sessualmente, prima con abbracci, poi dopo avermi invitato a bere nella sua stanza. Nonostante non fosse mio desiderio avere rapporti sessuali con il frate, non riuscivo a oppormi. Mi minacciava che senza di lui e la sua bontà avrei passato la mia vita in mezzo alla strada insieme ai disperati"

Dopo un anno di abusi e minacce il ragazzo trova la forza e il coraggio di andarsene. Salvo poi essere costretto a tornare, circa un anno dopo.

"Me ne andai senza niente e senza un soldo e vissi senza un tetto sulla testa per qualche tempo. Poi, rassicurato da padre Zanotti che le cose sarebbero cambiate, decisi di tornare. In effetti, come mi era stato promesso, ebbi assegnato un alloggio che contribuii a rifinire con le mie prestazioni lavorative, ma fu l'inizio della fine. Padre Zanotti divenne ancora più possessivo e geloso nei miei confronti".

Le richieste del frate si fanno sempre più scabrose ed insistenti, con il giovane immigrato che racconta di essere stato costretto persino a prendere del Viagra. E che lo scorso marzo, per non impazzire, decide di togliere il disturbo, stavolta in maniera definitiva "preferendo vivere per strada piuttosto che vivere l'annullamento della mia persona". Una scelta pagata con il sangue:

"A seguito di ciò sono stato aggredito, picchiato e minacciato. Mi trovavo nella stazione di Bergamo quando due albanesi che conoscevo, perché residenti nella comunità di padre Zanotti, mi hanno circondato e riempito di pugni e schiaffi, lasciandomi a terra sanguinante, non prima di avermi detto: "Non tornare più là dentro e vedi di stare molto lontano da qui". Adesso vivo in un luogo protetto, ma ho paura che possa accadermi qualcosa di brutto".

Mentre l'istanza di "riduzione allo stato laicale" avanzata dall'avvocato Sgrò è già sotto gli occhi della Santa Sede, alla testimonianza del giovane si sono unite anche quelle di altri due ospiti della comunità, depositate presso lo studio legale Bernardini De Pace di Roma.

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