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Esteri

Incidenti nella Spianata, nuova miccia nel conflitto fra Israele e Hamas

Anadolu Agency via Getty Images
Anadolu Agency via Getty Images 

La Spianata delle Moschee torna a infiammarsi. E "l'Intifada al-Aqsa" a prendere corpo. Un ennesimo venerdì di scontri a Gerusalemme al termine delle preghiere.

Secondo alcuni siti palestinesi agenti della polizia israeliana hanno fatto ingresso nella Spianata e hanno fatto ricorso a gas lacrimogeni. Al termine delle preghiere – è la ricostruzione dell'agenzia di stampa palestinese Wafa - i fedeli volevano celebrare la ''vittoria popolare'' ottenuta un anno fa quando, in seguito ad un'ondata di proteste, Israele fu costretto a rimuovere dagli ingressi nella Spianata delle Moschee i metal detector installati a sorpresa dopo un attentato. La polizia, secondo, la Wafa, ha deciso oggi di impedire quelle celebrazioni. Stando sempre all'agenzia palestinese, decine di fedeli palestinesi sono rimasti feriti, o intossicati dai gas lacrimogeni o contusi dai proiettili rivestiti di gomma sparati dagli agenti israeliani.

Getty Images
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"All'improvviso, per ragioni al momento inesplicabili, da un lato della Spianata, è iniziato un fitto lancio di pietre e petardi contro i nostri agenti", è invece la ricostruzione degli eventi fornita da un portavoce della polizia israeliana. Le forze di polizia sono entrate nella zona e hanno iniziata a evacuarla – riferisce ancora il portavoce israeliano – mettendo in atto misure antisommossa, che prevedono l'utilizzo di granate stordenti e gas lacrimogeni, per disperdere i fedeli musulmani. Secondo alcuni testimoni – riferisce l'edizione online di Haaretz - l'incidente è iniziato quando dei bambini hanno lanciato petardi contro agenti di polizia, che hanno risposto sparando granate stordenti.

Anadolu Agency via Getty Images
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La tensione resta alta. Israele ha rafforzato le misure di sicurezza nella città vecchia, mentre Hamas chiama la popolazione palestinese alla "resistenza", in nome di "Al Quds la santa". Da Ramallah, Nabil Abu Rudeinah, portavoce del presidente Abu Mazen torna a invocare una protezione internazionale dei Luoghi santi. Hamas ha incitato i palestinesi a "sollevarsi", perché "questo non sarebbe accaduto se Israele non avesse beneficiato del silenzio della comunità regionale e del sostegno degli Usa".

La memoria torna inevitabilmente al 28 settembre 2000. Ariel Sharon, allora capo dell'opposizione nel Parlamento israeliano, compì un clamoroso gesto dimostrativo. Accompagnato da una scorta armata, circa un migliaio di uomini, fece il suo ingresso in modo plateale nella Spianata delle moschee a Gerusalemme. La Spianata, dove si erge la Cupola della Roccia, sito sacro ai musulmani che vi indicano il luogo in cui Maometto compì il suo miracoloso "viaggio notturno", è tradizionalmente controllato dai palestinesi. Con il suo gesto Sharon intese far capire che anche quella parte della città sottostava alla sovranità israeliana. L'episodio, che fu definito "la passeggiata di Sharon", scatenò una serie di reazioni da entrambe le parti in conflitto, dando inizio alla Seconda Intifada, nel corso della quale persero la vita oltre 3.300 palestinesi e 900 israeliani.

Gli incidenti di oggi richiamano, come timori, anche un'altra Intifada: "l'Intifada dei cani sciolti", dei "lupi solitari" palestinesi. Giovani disperati, animati solo dalla volontà di farsi giustizia da sé, che usano come armi un coltello da cucina o una macchina. È l'Intifada dei social network, dove centinaia di ragazzi palestinesi entrano in relazione tra loro, fuori dagli ambiti tradizionali di reclutamento, fuori da qualsiasi affiliazione diretta al braccio armato di Hamas, o a quello di al Fatah, o alla Jihad islamica. "La cifra di questi atti di ribellione è la disperazione, è la frustrazione che anima migliaia di giovani costretti a sopravvivere circondati da Muri o imprigionati a Gaza", rimarca Hanan Ashrawi, più volte ministra dell'Autorità nazionale palestinese, paladina dei diritti umani nei Territori, sostenitrice della protesta non violenta e della disobbedienza civile, ed oggi ai vertici dell'Olp. "Quando la diplomazia internazionale rinuncia ad agire, e se lo fa, vedi Trump, è per sostenere ogni forzatura unilaterale dei falchi che governano Israele...quando viene meno ogni prospettiva di dialogo, quando a Gerusalemme Est prosegue la 'pulizia etnica' della popolazione araba, allora – aggiunge Ashrawi – ciò che resta è solo un desiderio di vendetta. È tragico, ma è così". Un anno fa, di questi tempi, a Gerusalemme si contavano i morti. "Un anno dopo – dice con un'ironia amara Hanan Ashrawi – di nuovo, e in peggio, a Gerusalemme c'è solo l'ambasciata americana...".

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