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Politica

In attesa della migliore offerta

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Forza Italia al tavolo delle trattative sulla Rai in attesa della migliore offerta. Archiviata la partita tutta interna al Governo gialloverde sui vertici ora la "grande spartizione" di Viale Mazzini si sposta su reti e telegiornali. Un pacchetto di nomine di direttori ma anche del sottobosco di vicedirettori e conduttori. Negoziato che vede però in campo un nuovo attore, con un potere negoziale circoscritto ma decisivo e per questo intenzionato a farlo valere. Chiusa in un religioso silenzio dopo l'indicazione di Marcello Foa da parte del Tesoro, l'intenzione di Forza Italia di voler trattare è tra le righe del comunicato della capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini fatto uscire a metà pomeriggio: "Forza Italia farà un'attenta riflessione, ma al momento il nostro voto è no". Un no provvisorio e soprattutto politico, perché se confermato significherebbe addio presidenza Rai per Foa. Per l'approvazione della nomina dell'ex direttore web del Giornale servono infatti i due terzi dei voti in Commissione di Vigilanza, 27 preferenze su 40. M5S e Lega insieme ne hanno 21, Forza Italia dispone dei 7 parlamentari necessari all'elezione di Foa.

Che la partita sia tutta politica, lo si capisce leggendo attentamente la nota di Gelmini: "Proponendo Foa al buio, il governo ha utilizzato un metodo sbagliato". Il "metodo", quindi, non il merito viene contestato dagli azzurri, nel loro no a Foa, figura di chiara impronta politica di centrodestra, con una lunga carriera al Giornale di Berlusconi. La Lega, nella scelta del presidente, non ha consultato gli azzurri ora intenzionati ad alzare la posta: "La maggioranza, prima di proporre un suo nome avrebbe dovuto avviare un'istruttoria tra i gruppi e solo dopo esprimere un candidato di sintesi".

L'orientamento nel partito è di rispedire al mittente Salvini la scelta solitaria sul presidente Rai. Gianni Letta, Tajani, Gasparri vorrebbero cogliere l'occasione per dare un segnale politico all'alleato di un tempo, e far inciampare così Salvini sulla presidenza di Viale Mazzini. Ma per il momento la strategia è temporeggiare, in attesa di capire cosa vuole fare davvero Silvio Berlusconi che su tutto ciò che riguarda la concorrente della sua Mediaset ha ovviamente l'ultima parola.

Il Partito Democratico ha promesso di essere disposto a tutto pur di evitare la nomina di Foa alla presidenza di Viale Mazzini. E insieme agli ex compagni di partito di LeU ha lanciato il suo appello agli azzurri per evitare una presidenza "sovranista". I voti di Forza Italia sono perciò gli unici su cui la maggioranza gialloverde può contare per non far cadere il nome di Foa, e al momento non pare intenzionato a cambiarlo. Pur essendo di chiara indicazione leghista - è amico di Salvini e vicepresidente di A/Simmetrie del senatore Bagnai - il vicepremier grillino Di Maio ha difeso la scelta fatta formalmente dal Tesoro: "Foa è un giornalista con la schiena dritta che ha sempre fatto il suo mestiere con grande onestà intellettuale e dimostrando totale indipendenza. Eppure oggi Pd e Forza Italia lo accusano di sovranismo. Ma di che parliamo?". Uscita che ora Forza Italia fa pesare. Ecco Gasparri: "Ma questo Luigi Di Maio blatera anche sulla Rai, con le sue elucubrazioni arroganti complica le cose. Studi l'abc della democrazia".

È chiaro quindi che la maggioranza gialloverde dovrà dare qualche "garanzia" a Forza Italia, già alla guida della Vigilanza con Barachini. Ora la partita si sposta sulle nomine all'interno dell'azienda, e per uscire dalla linea attendista e votare sì a Foa servono adeguate contropartite. Al momento il rebus è ancora intricato, sui Tg le voci da tempo riportano l'insistenza di Salvini per Gennaro Sangiuliano alla guida del Tg1, con Alessandro Giuli che andrebbe al Tg2 e una riconferma per Luca Mazzà, in quota minoranza, al Tg3. Ora, però, c'è Forza Italia che ha tutto l'interesse ad alzare l'asticella e capire fino a dove può spingersi nel sottobosco delle poltrone Rai. La trattativa è aperta.

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