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Politica

Dignità senza fiducia

Stefano Montesi - Corbis via Getty Images
Stefano Montesi - Corbis via Getty Images 

Dopo due settimane di battaglia nelle commissioni Finanze e Lavoro di Montecitorio, il decreto dignità arriva alla prova dell'aula: ci arriva profondamente cambiato rispetto al testo uscito dal Consiglio dei ministri, "migliorato" secondo Luigi Di Maio che lo definisce "un decreto dignità 2.0". Tanto che non sembra esserci spazio per ulteriori modifiche. I 450 emendamenti presentati infatti arrivano tutti dall'opposizione (Partito democratico, Forza Italia e Fratelli d'Italia) ma non preoccupano il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico. Di Maio per ora esclude il ricorso alla questione di fiducia sul provvedimento che dovrebbe essere approvato - secondo le intese raggiunte in conferenza dei capigruppo - giovedì mattina, 2 agosto. "Per ora dico che della fiducia non ce ne sarà bisogno. Per esperienza 450 emendamenti si possono esaminare entro giovedì mattina. Se invece l'opposizione vuole usare gli emendamenti per fare ostruzionismo allora vuol dire che non c'è la volontà di rispettare gli accordi fatti", sono le parole del vicepremier.

Il clima in aula durante la discussione generale, iniziata oggi alle 12, è abbastanza tranquillo nei toni. Anche se il provvedimento viene criticato da tutte le opposizioni, perfino da Leu che all'inizio ne aveva apprezzato alcune misure. Stefano Fassina parla di "decreto di continuità" sostenendo che il passaggio nelle Commissioni è stato negativo e che senza modifiche il voto sarà no. Paolo Russo di Forza Italia lo definisce "decreto povertà", nel Pd Maurizio Martina da Napoli e Matteo Renzi in diretta Facebook lo chiamano "decreto disoccupazione". Sui social viene lanciato l'hashtag #lochiamavanodignità, dem e Fdi se ne litigano la paternità. Qualche azione ostruzionistica per ora arriva dal Pd che si sta prendendo tutti gli spazi consentiti dal regolamento, sfruttando oggi ad esempio quasi per intero i 30 minuti a disposizione di ciascun iscritto a parlare.

Ma a fare rumore, più dell'opposizione in aula, è oggi la protesta davanti a Montecitorio delle maestre elementari diplomate magistrali contro la norma del decreto dignità che introduce per loro una selezione ad hoc per effetto della quale il loro contratto già siglato viene trasformato da tempo indeterminato a tempo determinato fino al 30 giugno 2019. Uno dei tanti sit in davanti alla Camera - nei giorni scorsi c'era stato quello dei sindacati contro la reintroduzione dei voucher - che però oggi sale agli onori della cronaca per la decisione del presidente della Camera, Roberto Fico, di scendere in piazza ad ascoltare le loro ragioni. La terza carica dello Stato si impegna a "facilitare il dialogo" con il ministro dell'Istruzione Bussetti: "L'ho sentito e vi dico che c'è la massima attenzione su questo tema. Non è una situazione che sta trascurando. Organizziamo un incontro, il tempo prima che il decreto vada al Senato c'è. E' giusto manifestare e chi manifesta a Montecitorio è anche un problema mio".

Le votazioni sugli emendamenti al decreto Di Maio inizieranno domani mattina alle 11.30, proseguiranno mercoledì e giovedì mattina anche, se ce ne fosse bisogno, con sedute notturne, e si prevede che in tutto saranno circa 300. Cinquanta in più di quelle sostenute durante l'esame nelle Commissioni. Un numero consistente, la prima vera prova della tenuta della maggioranza M5s-Lega che però non sembra impensierita forte dei suoi 347 deputati. Qualche preoccupazione serpeggia invece nel Pd che, più volte, sul decreto tanto caro a Di Maio si è diviso: da ultimo sull'emendamento che intendeva sopprimere la norma che aumenta i risarcimenti per i lavoratori che vengono licenziati ingiustamente. Non è escluso che su qualche votazione potrebbero esserci nei dem dei distinguo.

Superato lo scoglio della Camera, il decreto passerà all'esame del Senato dove è atteso in aula già lunedì 6 agosto. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, nei giorni scorsi ha escluso la terza lettura, dunque il testo a Palazzo Madama sarà blindatissimo e, vista l'imminenza della pausa estiva, in quella sede il governo potrebbe ricorrere al voto di fiducia: "La fiducia e' uno strumento legittimo, il problema è il suo abuso, e noi non ne vogliamo abusare", è il pensiero di Fraccaro.

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