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Esteri

Tre sorelle in Russia uccidono il padre dopo anni di torture e abusi sessuali

"Lo odiavamo e l'unica cosa che volevamo era che scomparisse per sempre" hanno confessato le tre sorelle Kristina, Angelina e Maria, protagoniste dell'assassinio del padre Mikhail Khachaturyan, avvenuto a Mosca dopo anni di torture e abusi sessuali. Come riporta il Dailymail, da anni l'uomo, eroinomane legato alla mafia russa, abusava di loro, ne controllava ogni movimento attraverso un sistema di videosorveglianza e impediva loro di andare a scuola, per poter attuare, indisturbato, le sue violenze. A causa del suo carattere sadico, la moglie e il fratello più grande delle tre ragazze si erano allontanati dall'abitazione e da tempo tentavano di liberarle.

Ha raccontato un amico di famiglia: "Un giorno Khachaturyan le ha portate in un bosco e ha minacciato di ucciderle". Un altro conoscente ha invece riferito che una volta "l'uomo, dopo aver trovato un pelo del cane sul tappeto, ha chiamato una delle sue figlie nella stanza e l'ha costretta a ingoiarlo".

A seguito delle continue violenze subite, una delle tre ragazze avrebbe anche tentato il suicidio, come si legge su Russia Today: "Dopo la violenza la giovane ha preso un sacco di pillole, ma è stata salvata dai medici. Il padre ha persuaso i dottori che non si trattava di un tentativo di suicidio, ma solo di un errore". Un altro tentativo di fuga sventato dal padre-padrone.

Come hanno raccontato le ragazze, l'omicidio sarebbe avvenuto a seguito di un'ennesima violenza del padre, arrivato a minacciarle con un coltello nel proprio appartamento. Ma stavolta una di loro sarebbe riuscita a fermarlo, colpendolo con il suo stesso coltello. A quel punto si sono aggiunte le altre sorelle che hanno inflitto al padre altre coltellate. Mikhail avrebbe tentato di uscire, ma sarebbe morto dissanguato mentre tentava di scappare dall'ascensore. Il suo corpo è stato ritrovato insanguinato e pieno di coltellate.

Adesso le ragazze rischiano tra i 10 ai 15 anni di carcere. In loro sostegno è sorta una campagna di solidarietà. Campagna che ha portato i riflettori sulle giuste motivazioni che hanno spinto le tre sorelle a commettere l'omicidio. Come ha affermato un conoscente della famiglia al canale russo online 112, infatti: "Al posto delle ragazze, tutti ci saremmo comportati in quel modo. La loro vita si era trasformata un lungo incubo, pieno di traumi costanti, fisici e mentali. Le ragazze erano tutte coperte di lividi e graffi, ma Mikhail non era uno sciocco, le colpiva in modo tale che i lividi restassero nascosti sotto i vestiti".

Quanto alle dichiarazioni delle sorelle, la portavoce della polizia Yulia Ivanova ha raccontato:"Durante l'interrogatorio, tutte le ragazze hanno confessato la loro colpevolezza e hanno raccontato di essere da anni vittime di torture e di abusi".

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