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Esteri

Trump per Israele sta elaborando il "Piano del secolo"

REUTERS
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Donald Trump ne è convinto: il suo sarà il "piano del secolo". Quello che lascerà il segno nella Storia, ciò￲ che non sono riusciti a fare, nonostante le dichiarate ambizioni, coloro - Repubblicani e Democratici - che negli ultimi cinquant'anni lo hanno preceduto alla Casa Bianca. Il "piano del secolo", ovvero come riuscire a realizzare la pace in Terrasanta, tra Israeliani e Palestinesi. A darne conto è un documentato report di Amir Tibon e Amos Harel, firme di punta del quotidiano di Tel Aviv Haaretz. I due giornalisti israeliani, hanno ascoltato diverse fonti interne ed esterne all'amministrazione Usa (Harel è corrispondente di Haaretz da Washington), e il quadro che ne viene fuori è di grande interesse. Che questo piano sia in fase di "avanzata gestazione, siamo ormai ai dettagli", lo confermano ad HuffPost sia fonti israeliane a Gerusalemme che fonti palestinesi a Ramallah. "Alla lettura del piano, l'Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina, ndr) sarà infelice su alcune parti e soddisfatta su altri, e così sarà anche per Israeliani, che saranno contenti per alcune pagine del documento mentre altre saranno scomode", spiega un alto funzionario dell'amministrazione Usa.

Il "piano del secolo" si discosta dai tanti che lo hanno preceduto perché, spiega ad Haaretz la fonte americana, non si limita a riproporre formule vecchie che avrebbero dovuto risolvere le "questioni fondamentali" del conflitto, come i confini, la sicurezza, Gerusalemme. Enunciazioni di principio che, nella visione dello staff mediorientale di The Donald, non hanno mai fatto veramente i conti con la realtà, e per questo sono sistematicamente falliti. Il team di pace di Trump vuole che il piano affronti tali questioni, ma anche di offrire una vasta gamma di idee pragmatiche che, secondo le parole del funzionario di alto livello, "miglioreranno la vita di entrambe le parti". Gran parte del piano si concentrerà sul rafforzamento dell'economia palestinese e dei suoi legami con Israele. Diverse fonti al di fuori dell'amministrazione che hanno parlato con Haaretz nelle ultime settimane hanno confermato che la Casa Bianca sta attualmente "limando" un documento alquanto ponderoso, "molto più lungo di alcuni piani precedenti di questo tipo", secondo una fonte diplomatica coinvolta nella stesura. discussioni. Il piano dell'amministrazione Trump comincia a prendere forma a metà del 2017, quando Jason Greeenblatt, l'inviato speciale di The Donald per il processo di pace , fa il suo primo viaggio nella regione. Le fonti che sono state in contatto con Greenblatt durante questo periodo hanno detto ad Haaretz che il principale obiettivo del suo primo viaggio era lo stretto allineamento degli interessi tra Israele e il mondo arabo, che a suo avviso rappresentava una rara opportunità per una svolta nei negoziati. E' questo un punto nodale del "piano Trump": coinvolgere i Paesi arabi che, nel quadro regionale, hanno interessi strategici convergenti con Israele.

Una fonte governativa israeliana li elenca ad HuffPost: Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Giordania. Paesi del fronte sunnita che, con Israele, condividono la necessità di arginare la penetrazione iraniana in Medio Oriente, contrastando l'affermarsi della mezzaluna rossa sciita sulla direttrice Baghdad, Damasco, Beirut. E Gaza. A questo è particolarmente interessato l'erede al trono saudita, il giovane (33 anni) e 'ambizioso principe Mohammad bin Salman Al-Sa'ud, fautore dell'avvicinamento, in funzione anti-iraniana, di Riyad a Tel Aviv: per il futuro sovrano, e attuale Primo vice primo ministro e ministro della Difesa saudita, togliere ai suoi nemici regionali la "carta palestinese" sarebbe un risultato rilevante, da far pesare nella definizione dei nuovi equilibri regionali. "E' ovvio che la regione è cambiata rispetto a pochi anni fa", dice ad Haaretz un funzionario dell'amministrazione Usa . "Il mondo arabo e Israele hanno molti interessi e obiettivi comuni, così come minacce comuni nelle attività destabilizzanti dell'Iran nella regione". Greenblatt, insieme al consigliere e genero del presidente, Jared Kushner, e all'ambasciatore americano in Israele, David Friedman, si è concentrato sul tentativo di utilizzare questi interessi comuni per far progredire il piano. Fonti esterne all'amministrazione coinvolte nelle discussioni sul piano hanno affermato al quotidiano di Tel Aviv che il gruppo mediorientale di Trump ritiene che il piano in fase di completamento potrebbe essere il primo a ricevere una risposta positiva sia da Israele che dai principali Paesi arabi, indipendentemente dalla posizione palestinese.

Il cuore di questo piano, rivelano le fonti, sarà in Cisgiordania e a Gaza. L'amministrazione Usa sta cercando di promuovere progetti economici nel Sinai settentrionale che potrebbero migliorare la situazione, sempre più degradata, nella Striscia. Nell'immediato, l'obiettivo principale di Washington è vedere l'Autorità nazionale palestinese ripristinare il proprio controllo sull'enclave costiera, da undici anni in mano ad Hamas. L'obiettivo principale dell'amministrazione a Gaza è di vedere l'Autorità Palestinese ripristinare il controllo sull'enclave costiera. A questo fine, nella visione statunitense, saranno decisivi i finanziamenti delle petromonarchie del Golfo per la ricostruzione di Gaza. L'amministrazione Usa ha provato lo scorso anno a promuovere una serie di iniziative minori che potrebbero creare uno slancio positivo per il processo di pace e mostrare segni di progresso sul terreno. Alcune di queste iniziative sono riuscite - ad esempio, un accordo idrico congiunto israelo-palestinese firmato l'estate scorsa - ma altri sono falliti a causa di ostacoli politici a Gerusalemme e Ramallah. Ad esempio, il ministero della Difesa israeliano aveva proposto un piano l'anno scorso, fortemente sostenuto dai vertici militari, per ingrandire la città palestinese di Qalqilya, situata nella West Bank, a ridosso di Gerusalemme.

Il piano di Qalqilya avrebbe permesso alla municipalità palestinese di costruire nuove case per migliaia di residenti. Il piano è stato respinto dal governo israeliano a causa delle pressioni esercitate dal partito di destra Habayit Hayehudi e da alcuni membri della Knesset del Likud. Ma la Casa Bianca quel progetto non lo ha accantonato ma, al contrario, lo ha inserito nel "piano del secolo". E, come risulta ad HuffPost, Qalqilya potrebbe diventare la capitale di uno Stato palestinese. "Vorremmo che il piano parlasse da solo - confida una fonte dell'amministrazione Usa ad Haaretz - la gente capirà che dopo l'accordo staranno tutti meglio che senza: crediamo che le persone coinvolte siano interessate al loro futuro e al futuro dei loro figli. Questo piano darà molte più opportunità a tutti in futuro rispetto alla situazione che hanno ora".

Una situazione apocalittica. Gaza sta morendo. L'ultimo, documentato grido d'allarme, è stato lanciato da Oxfam. L'assedio sta privando una popolazione di 1,900milioni di abitanti, il 56% al di sotto dei 18 anni, del bene più vitale: l'acqua. A oltre due anni dal sanguinoso conflitto che nel 2014 distrusse buona parte del sistema idrico e fognario di Gaza, il sistema straordinario disegnato dalla comunità internazionale per la ricostruzione post-bellica (il cosiddetto Gaza Reconstruction Mechanism-Grm) non riesce ancora a rispondere ai bisogni dei quasi 2 milioni di abitanti della Striscia "intrappolati" in una delle zone pi densamente popolate del mondo. Una situazione drammatica, rimarca il report di Oxfam, aggravata degli effetti del decennale blocco di Israele sulla Striscia, di cui le prime vittime sono oltre 1,9 milioni di persone che devono sopravvivere con uno scarsissimo accesso all'acqua e una situazione igienico-sanitaria in continuo peggioramento. Basti pensare che il 95% della popolazione - anche solo per bere e cucinare - dipende dall'acqua marina desalinizzata fornita dalle autocisterne private, semplicemente perché l'acqua fornita dalla rete idrica municipale (che presenta oltre 40% di perdite) non è potabile o perché oltre 40mila abitanti non sono allacciati alla rete. A questo si aggiunge un sistema fognario del tutto inadeguato con oltre un terzo delle famiglie che non è connesso al sistema delle acque reflue. Una situazione di carenza idrica di cui fanno le spese soprattutto donne e bambini, che in molti casi sono costretti a lavarsi, bere e cucinare con acqua contaminata e si trovano esposti così al rischio di diarrea, vomito e disidratazione.

Le Nazioni Unite annunciano che entro il 2020 sar¢ praticamente impossibile vivere a Gaza per la mancanza di energia elettrica, il più alto tasso di disoccupazione al mondo e l'impossibilità per la popolazione di accedere anche a beni essenziali come cibo e, per l'appunto, acqua pulita. Hamas sa bene di non poter reggere questa situazione. Così pure l'Anp di Abu Mazen. E in questa chiave, di forte pressione sulla dirigenza palestinese, va letta la decisione americana di tagliare i finanziamenti all'Unrwa, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. A Ramallah gridano allo "strangolamento" della popolazione civile, all'"ennesima, vergognosa punizione collettiva", ma fuori dall'ufficialità, dall'entourage di Abu Mazen emerge l'interpretazione politica: Trump vuole "imporre" la sua pace. Il "piano del secolo" permetterebbe alla popolazione di Gaza di tornare a respirare. Il che significa anche agire su Israele per porre fine ad un embargo pluridecennale. Ed è questo uno dei punti del "piano Trump" che potrebbe essere indigesto per la destra oltranzista israeliana. D'altro canto, The Donald ad oggi ha molto dato all'amico Netanyahu, a cominciare dallo spostamento dell'ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, e poco riavuto indietro. Ora sembra giunto il momento dell'incasso. Per entrare nella Storia.

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