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Politica

Salvini affonda Moavero

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Un ministro che prova a convincere Bruxelles e le maggiori cancellerie europee di farsi carico, oltre l'emergenza, del "caso Diciotti". E' il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi. E mentre il titolare della Farnesina è impegnato nel far valere le ragioni dell'Italia sull'"ostruzionismo ingiustificato" di Malta, un ecco il suo collega di Governo, vice premier oltre che ministro dell'Interno, Matteo Salvini, sparare ad alzo zero contro l'Europa, con un avvertimento che sa di ultimatum. Di toni durissimi e twitter al vetriolo.

Non ha ancora trovato una soluzione la vicenda di nave Diciotti, finita al centro di un braccio di ferro Italia-Malta e da ormai cinque giorni al largo di Lampedusa con 177 migranti a bordo. Fonti governative hanno fatto filtrare la notizia che il ministro degli Esteri Enzo Moavero avrebbe iniziato ad attivarsi per chiedere un aiuto agli altri Paesi europei. Ma di fatto un porto sicuro d'attracco ancora non c'è. Il caso si inserisce nel più ampio problema immigrazione. Trovare "una soluzione europea coordinata in tema di lotta contro i trafficanti di essere umani e di accoglienza di chi ha diritto di asilo nell'Ue" è un tema che trova l'Italia "in sintonia" con Francia e Germania, ha dichiarato il titolare della Farnesina. La dichiarazione di Moavero si riferisce alla telefonata di ieri tra il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel nella quale si ribadiva "la necessità di lavorare a una soluzione europea" su questo fronte". "Si tratta - ha sottolineato il capo della diplomazia italiana - di una posizione che corrisponde a quanto l'Italia sta chiedendo da tempo e che corrisponde alle conclusioni del Consiglio Europeo del 28 giugno, dove inequivocabilmente si chiamano i Partner europei a un impegno comune, stabile e ben strutturato, in materia di flussi migratori".

"Seguiamo gli sviluppi" di nave Diciotti "molto da vicino", ha fatto sapere la portavoce della Commissione per la Migrazione, Tove Ernst. "Per il momento - ha aggiunto - non sono al corrente che vi siano contatti tra la Commissione e gli Stati membri" per un accordo sulla distribuzione dei migranti a bordo, intesa, che come in altri casi precedenti, permetterebbe di trovare un porto sicuro per lo sbarco. "Ma come in passato, siamo pronti, se c'è necessità, a fornire sostegno al coordinamento e prestare tutto il nostro peso diplomatico per soluzioni veloci". Un peso che Roma vuole che sia esercitato ora, senza ritardi e ambiguità, su La Valletta.

Siamo davvero ad un passo dalla crisi diplomatica. Il titolare della Farnesina sta facendo di tutto, anche in queste ore, per evitarla. Le ragioni non vanno ricercate solo nella geopolitica, ma negli affari. Malta è una fonte di business per l'Italia. E viceversa. Il nostro Paese, infatti, è il principale partner commerciale dell'Isola. Secondo le stime della Farnesina, Malta acquista prodotti italiani per un valore di 1,6 miliardi di euro all'anno. Il valore dell'import maltese in Italia, invece, si ferma a 455 milioni. In sostanza, con l'Isola abbiamo un "profitto" commerciale superiore a 1 miliardo. "Stiamo agendo 'sottotraccia' con i nostri partner europei per arrivare ad una soluzione positiva che vada oltre il caso specifico della Diciotti", confida ad HuffPost un'autorevole fonte della Farnesina. Il capo della diplomazia italiana ha attivato i nostri ambasciatori nelle più importanti cancellerie europee, Berlino e Parigi, in primis, ma anche Madrid, Atene, che più avvertono la pressione migratoria sulla rotta mediterranea. "In momenti come questi - aggiunge il diplomatico - sarebbe il caso di evitare uscite che finiscono per vanificare gli sforzi in atto".

Ma è quello che sta accadendo. Per i migranti a bordo della Diciotti "l'unica soluzione finale è di sbarcarli a Lampedusa o in un porto italiano. Se l'Italia vuole ancora trattare questo caso come un #salvataggio, Lampedusa rimane il luogo più vicino di sicurezza secondo le convenzioni applicabili": così il ministro degli Interni maltese Michael Farrugia in un tweet indirizzato al ministro dell'Interno Matteo Salvini e al titolare delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli. La Guardia costiera italiana "ha intercettato i #migranti all'interno del SAR maltese soltanto per impedirgli di entrare nelle acque italiane", aggiunge. "I migranti ora a bordo della Diciotti sono stati recuperati "senza coordinamento con il competente RCC", il centro maltese, e "una intercettazione su una nave che esercita il suo diritto alla libertà di navigazione in alto mare non è considerata un salvataggio", insiste il ministro maltese. "Diciotti dimostra che l'Italia non si tira mai indietro quando si tratta di salvare vite umane. Il comportamento di Malta è ancora una volta inqualificabile e meritevole di sanzioni. L'Ue si faccia avanti e apra i propri porti alla solidarietà, altrimenti non ha motivo di esistere", aveva sostenuto, con un tweet Toninelli. Il ministro pentastellato, chiede sanzioni per Malta per non aver soccorso il barcone sul quale viaggiavano i 177, poi presi a bordo dalle motovedette italiane.

Malta contrattacca accusando la nostra Guardia costiera di un'interferenza illegittima e di un soccorso immotivato visto che, a detta dei maltesi, quel barcone non era in difficoltà e non voleva essere soccorso. Dei 190 migranti soccorsi inizialmente da un barcone in avaria, 13 sono stati trasferiti al poliambulatorio di Lampedusa già nelle ore successive all'intervento perché necessitavano di cure. Tra loro alcuni bambini e una donna che avrebbe subito violenze in Libia. Tra le persone rimaste a bordo, invece, ci sarebbero al momento 11 donne e alcuni minori. Il salvataggio, secondo quanto si è appreso, è stato coordinato dalle autorità di Malta, che ha fornito al barcone, prima che giungesse la Diciotti, acqua, cibo e giubbotti di salvataggio. Sul caso è intervenuto anche il Garante delle persone detenute e private della libertà, Mauro Palma, chiedendo informazioni urgenti e ipotizzando anche una violazione dei diritti. Nelle ultime ore, inoltre, sono state condotte altre due operazioni di soccorso. La prima, in acque libiche, ha riguardato un barchino con circa 20 migranti a bordo: a intervenire è stata una motovedetta della Guardia costiera libica. La seconda in acque maltesi, sotto il coordinamento delle autorit¢ maltesi, ha interessato un gommone in difficoltà con circa 70 persone a bordo.

Il titolare del Viminale ha postato una foto del gommone evidenziando l'uomo posizionato vicino al motore, alla guida del mezzo, e twittando: "Scafista alla guida e motore potente, in acque maltesi. Qualcuno si degnerà di intervenire o li manderanno ancora una volta in direzione Italia?". Ma è il seguito a gettare altra benzina sul fuoco di uno scontro che, a questo punto, non è solo con Malta ma finisce per investire frontalmente l'Europa. "O l'Europa decide seriamente di aiutare l'Italia in concreto, a partire ad esempio dai 180 immigrati a bordo della nave Diciotti, oppure saremo costretti a fare quello che stroncherà definitivamente il business degli scafisti. E cioè riaccompagnare in un porto libico le persone recuperate in mare", avverte Salvini.

Si tratterebbe però￲ di una violazione della Convenzione di Ginevra che vieta i respingimenti e perché la Libia non è considerato porto sicuro. La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l'Italia per i respingimenti di immigrati verso la Libia. Si tratta del caso "Hirsi Jamaa e altri contro l'Italia" risalente al 2009 quando un gruppo di circa 200 immigrati somali ed eritrei provenienti dalla Libia furono rimpatriati dalle autorità italiane nel paese africano. Ai richiedenti, 11 somali e 13 eritrei, l'Italia dovrà versare un risarcimento di 15 mila euro più le spese processuali. L'Italia ha violato la Convenzione Europea sui Diritti dell'Uomo e in particolare il principio di non refoulement (non respingimento), che proibisce di respingere migranti verso Paesi dove possono essere perseguitati o sottoposti a trattamenti inumani o degradanti.

La Corte ha condannato l'Italia per la violazione di 3 principi fondamentali: il divieto di sottoporre a tortura e trattamenti disumani e degradanti (articolo 3 Cedu), l'impossibilità di ricorso (articolo 13 Cedu) e il divieto di espulsioni collettive (articolo 4 IV Protocollo aggiuntivo Cedu).

Per la prima volta, quindi, la Corte ha equiparato il respingimento collettivo alla frontiera e in alto mare alle espulsioni collettive nei confronti di chi è già nel territorio. I giudici inoltre hanno ricordato che i diritti dei migranti africani in transito per raggiungere l'Europa sono sistematicamente violati e la Libia non ha offerto ai richiedenti asilo un'adeguata protezione contro il rischio di essere rimpatriati nei paesi di origine dove possono essere perseguitati o uccisi. Lo scontro si dipana a colpi di tweet. La replica al "cinguettio" di Salvini arriva direttamente dal governo di Malta, che ha annunciato di avere gi¢ portato a termine la nuova operazione di salvataggio di 61 migranti. "Noi la nostra parte la facciamo e Malta ha appena salvato 61 vite. Adesso fai la tua e apri i porti italiani alle 171 persone a bordo della vostra nave", ha risposto al vicepremier italiano il portavoce del governo della Valletta. Ma l'avvertimento di Salvini scatena anche polemiche interne. Insorgono le opposizioni: "Ricatto criminale - dice Pippo Civati, fondatore di Possibile - Rispedire in Libia i migranti, ora a bordo della Diciotti, sarebbe l'atto peggiore di un governo che ha già calpestato i diritti umani. Il principio di non respingimento è sancito dalla Convenzione di Ginevra e garantisce che nessuno possa essere trasferito in Paesi dove la sua vita è a rischio. Senza dimenticare che è contro la Costituzione italiana su cui ha giurato".

Per il Pd parla il senatore Edoardo Patriarca: "Riportare i migranti della Diciotti in Libia come vorrebbe Salvini sarebbe un vero respingimento. A bordo di quella nave ci sono donne e bambini, il governo non pu￲ voltarsi dall'altra parte". E Nicola Fratoianni di Leu: "Siamo al punto che un ministro della repubblica annuncia a mezzo stampa la decisione di compiere un reato. Contro le convenzioni internazionali firmate dal nostro paese e contro la costituzione su cui ha prestato giuramento. Il limite è ampiamente superato". E così le "bordate" di Salvini rischiano di affondare il lavorio diplomatico di Moavero.

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