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Esteri

Armato di coltello grida "Allah akbar": ucciso a Parigi l'aggressore, forse lite familiare

Getty Images
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E' tornata la morte al grido di Allah Akbar in Francia, anche se a uccidere è stato uno squilibrato, che ha sterminato la famiglia - finite a pugnalate la madre e la sorella - e ferito gravemente una passante. Ad occuparsi dell'inquietante caso di Kamel Salhi - radicalizzato islamico, schedato, psicolabile - non sarà l'antiterrorismo ma l'anticrimine.

Questa mattina alle 9:30, a Trappes, nella regione di Parigi, una ventina di chilometri a sud-ovest della capitale, un uomo di 36 anni, ex conducente di autobus con il progetto di lavorare nel noleggio auto, ha cominciato a seminare il terrore nella rue Camille Claudel, una strada di villette a schiera. Prima pugnalando la sorella, diverse volte, poi prendendosela con una vicina di casa di 67 anni, che è rimasta ferita e sanguinante su marciapiede. La sorella di Kamel Salhi è morta subito, la vicina è ancora in condizioni gravissime. Vestito con una tuta, Kamel si è successivamente barricato nella casa di famiglia. La polizia arriva in pochi minuti, molto prima delle teste di cuoio. Una finestra a pianterreno si apre: "Allah Akbar!" grida Kamel dall'interno. Aggiungendo: "se entrate vi ammazzo tutti!".

Dopo un'attesa di diversi minuti, silenzio assoluto. Arrivano i reparti specializzati del RAID, all'improvviso Kamel apre la porta ed esce dalla villetta, pugnale in mano. La ricostruzione della polizia è che ci sarebbe stato un tentativo inutile degli agenti di immobilizzarlo con le armi a impulsi elettrici, poi gli hanno gridato di fermarsi, quindi lo hanno abbattuto. Dentro la casa, gli uomini del RAID hanno scoperto il cadavere della madre di Kamel, anche lei pugnalata.

L'operazione si conclude, in meno di due ore il ministro dell'Interno, Gerard Collomb, ufficializza che si tratta di uno "squilibrato". Se ne occupa la procura anticrimine e non il terrorismo. Kamel Salhi era schedato "S" (a rischio radicalizzazione) dopo che nel 2016 era stato arrestato e condannato per "apologia di terrorismo in pubblico". Guidava l'autobus e, pochi giorni dopo l'attentato di Nizza (14 luglio 2016, 87 morti), si scatenò contro una passeggera bloccando il mezzo in mezzo alla strada e gridando frasi sconnesse che alludevano ad Allah. Fu licenziato e da allora tenuto d'occhio per sospetta radicalizzazione. Ma non ci sono altri elementi a convincere gli inquirenti che si trattasse di un piano jihadista, neppure la fumosa rivendicazione dell'Isis, che con un comunicato si è assunta la paternità del gesto. Di recente, l'organizzazione terrorista ha rivendicato immediatamente tutte le aggressioni in Francia, anche quelle apertamente opera di squilibrati isolati.

Per Collomb, Salhi aveva "gravi problemi psichiatrici". Da tempo era tornato a casa della madre dopo la rottura del rapporto con la sua compagna. Ma sembra che con la mamma e la sorella avesse rapporti burrascosi da quando era morto il padre, a causa di un'eredità. L'anno scorso, lo stesso di un ricovero in ospedale di Kamel per problemi psichiatrici, la lite con le due donne finì con una denuncia in questura.

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