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Esteri

L'ordine di servizio firmato al-Baghdadi per il nuovo inizio dell'Isis 2.0

AFP/Getty Images
AFP/Getty Images 

Il Califfo è tornato. Per rivendicare la leadership di un'organizzazione frantumata, dispersa, per ripristinare una catena di comando militare entrata in crisi dopo le sconfitte subite dalle milizie dell'Isis a Raqqa e Mosul. E, soprattutto, per indicare un "nuovo inizio" per Isis 2.0. Ieri, 22 agosto, lo Stato islamico ha diffuso un nuovo audio del suo leader Abu Bakr al-Baghdadi. A renderlo noto è stato il gruppo Site, che monitora le attività online dei jihadisti. Rita Katz riferisce che il messaggio si intitola "Give Glad Tidings to the Patient" e dura circa 55 minuti. Sempre secondo Katz, l'ultimo messaggio audio di al-Baghdadi risaliva al 28 settembre del 2017. Dopo oltre un anno di silenzio, il califfo dello Stato islamico smentisce la sua morte e incita i suoi seguaci a continuare la guerra santa. Nel messaggio, diffuso su Telegram dai suoi seguaci in occasione della fine dell'Eid al-Adha, la festa musulmana che segna la fine del grande pellegrinaggio alla Mecca, l'autoproclamato califfo chiede di "colpire per terrorizzare" esortando i suoi seguaci in Occidente a condurre degli attacchi con esplosivo o armi bianche "sulle loro terre".

Premesso che l'autenticità dell'audio non può essere confermata, ma che intelligence arabe e occidentali propendono per l'autenticità, la cosa interessante è il senso di marcia indicato da al-Baghdadi. Che il professor Nabil El Fattah, già direttore del Centro di Studi Strategici di al-Ahram del Cairo, tra i più autorevoli studiosi dell'islam radicale armato nel mondo arabo, spiega così ad HuffPost: "Al-Baghdadi sembra voler seguire la strada che al Qaeda dovette necessariamente imboccare dopo la sconfitta subita in Afghanistan. Non avere più uno Stato con un territorio, ministeri e leggi, ma ripiegare sulla vecchia strategia del terrore jihadista tanto cara a Osama bin Laden, con attacchi terroristici in tutto il mondo nella certezza che la Jihad trionferà". "Dal punto di vista interno all'organizzazione – rimarca ancora lo studioso egiziano – emerge una sorta di Isis 2.0, che ha come orizzonte ideologico -operativo quello del Jihad globale, e come modus operandi un'autonomia delle varie filiere locali e dei cosiddetti lupi solitari. "La vittoria o la sconfitta per i jihadisti non è nella conquista di una città o di un territorio, non dipende da chi possiede una supremazia aerea o missili intercontinentali o intelligenti, ma nella forza dei nostri soldati", afferma il Califfo sulla cui testa pende una taglia Usa di 25 milioni di dollari. Quindi al Baghdadi incita i suoi fedeli, definendo "leoni feroci" gli autori degli ultimi attacchi in Europa e Canada. E invita i seguaci a usare "bombe, coltelli o automobili" per compiere attacchi in Occidente. E ancora l'invito ai suoi seguaci di "resistere". "Coloro che dimenticano la loro religione, la loro pazienza, il Jihad contro i loro nemici e la loro certezza nella promessa del Creatore, perdono e sono in disgrazia", ha affermato il leader prima di aggiungere: "Ma quando vi si aggrappano, sono potenti e vittoriosi, anche se dopo un certo tempo". "Il califfato rimarrà, ad Allah piacendo", ha poi ribadito.

Altro punto significativo del messaggio che il califfo, è che il "redivivo" al-Baghdadi parla diffusamente di eventi di attualità, come le divergenze tra Stati Uniti e Turchia, in particolare riguardo al pastore evangelico Andrew Craig Brunson. Parlando della Siria dilaniata dalla guerra, critica i combattenti ribelli per aver "ceduto" le loro armi attraverso accordi con il regime di Damasco invitandoli a unirsi al suo gruppo jihadista.

Al Baghdadi è stato dichiarato morto o ferito in diverse occasioni nel passato senza mai la notizia trovasse conferma. Lo scorso maggio, un funzionario dei servizi segreti iracheni ha detto che lo sceicco "è vivo" e si trova in territorio siriano vicino al confine iracheno. Lo stesso funzionario, ha assicurato che il cappio si sta chiudendo attorno al leader jihadista dopo che le forze irachene hanno catturato cinque alti comandanti dell'Isis in un raid compiuto in Siria lo scorso 24 marzo. A luglio, i servizi segreti iracheni hanno riferito che il figlio di al-Baghdadi, Hudhayfah al-Badri, era stato ucciso in Siria da tre missili russi diretti a una grotta in cui si nascondeva. L'ultima immagine verificata che si ha di al-Baghdadi risale ormai a quattro anni fa, quando proclamò la nascita del "Califfato" dalla moschea Al Nouri di Mosul.

L'Isis 2.0 si decentra, affidandosi a lupi solitari, foreign fighter di ritorno e a nuovi indottrinati. Quanti operano, con diverse funzioni e gradi di responsabilità, nel contrasto al radicalismo islamico armato, condividono una preoccupazione: l'abbassamento della guardia da parte dell'opinione pubblica, come se, dopo le sconfitte subite in Siria e Iraq, lo Stato islamico sia una forza residuale, allo sbaraglio. Niente di più erroneo. "Dobbiamo essere consapevoli che la storia del jihadismo – avverte El Fattah - non finirà con al-Baghdadi così come non è finita con l'eliminazione di bin Laden.

C'è un malessere profondo che investe il mondo islamico e che va anche al di là dei pur ampi confini del Grande Medio Oriente. Un malessere sociale ma anche identitario che riguarda soprattutto i giovani. E questo discorso credo, sia pure in forme diverse, riguardi anche l'Occidente, l'Europa. A questa ricerca di senso, ad una radicalizzazione che si islamizza, non si può rispondere solo sul terreno militare. Occorre anche riflettere criticamente sulle conseguenze determinate da guerre disastrose, per le loro ricadute, come quella in Iraq, e sulla necessità di una 'battaglia' culturale. Investire sull'istruzione, rafforzare la cooperazione in questo campo con il mondo arabo e musulmano, può essere più proficuo dei bombardamenti". Se ritirata è, quella delle milizie di al-Baghdadi, è una ritirata strategica. Un passo indietro, per colpire mortalmente l'Occidente e, in esso, l'Europa. Raqqa, Mosul, Sirte, Fallujia non erano più difendibili: troppo possente la potenza di fuoco messa in atto dalle coalizioni, quella a guida americana e quella russa, per poter reggere da parte dei miliziani del Daesh. Meglio ripiegare nelle aree desertiche, come quella al confine tra Libia e Tunisia, e da lì riorganizzare le forze e coordinare gli attacchi all'Europa. E in Europa a scatenarsi non sono più solo i "lupi solidari". Perché i "lupi jihadisti" agiscono sempre più in branco, si strutturano in cellule compartimentalizzate, acquisiscono elementi fondamentali per colpire attraverso la rete di siti on line legati all'integralismo islamico armato. Per questo, confidano ad HuffPost fonti di intelligence, il messaggio di al-Baghdadi non va sottovalutato. Perché è, prima di ogni altra cosa, un "ordine di servizio" rivolto ai lupi del Jihad globale . Solitari o in branco.

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