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Esteri

Il dramma di Bergoglio. A Dublino come Ulisse di Joyce, alle prese con l’odissea della Chiesa

Pedofilia, Papa: "Imploro perdono per gli abusi della Chiesa. Decisi nella ricerca di verità e giustizia"

Come in Ulisse di James Joyce. Come nel Bloomsday di un Dubliner. L'Irlanda offre a un Papa letterario, e ottuagenario, la lingua e il coraggio per navigare l'odissea del nostro tempo. La pista e lo stradario per inoltrarsi, a piedi e pensieri nudi, lungo le vie della memoria. Evocando la Chiesa del primo appuntamento: quella che avrebbe dovuto essere ma non è. Tra presagi e naufragi. Flussi di coscienza e senso d'impotenza. In un crescendo di rabbia, ribellione, repulsione.

Puro stile joyciano, incluso il viscerale anticlericalismo, espresso in una missiva universale, all'indomani della Pennsylvania. E subito ribadito all'arrivo, in guisa di un visto d'ingresso e lettera credenziale, davanti al governo e al corpo diplomatico: "Il fallimento delle autorità ecclesiastiche – vescovi, superiori religiosi, sacerdoti e altri – nell'affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti ha giustamente suscitato indignazione e rimane causa di sofferenza e di vergogna per la comunità cattolica!"

Dai riflettori e decibel del Croke Park Stadium, per la kermesse del Sabato, alla torbiera uggiosa ("foggy, boggy hillside") di Knock, nella estrema regione di Nordovest, a ridosso dell'Ulster, dove Maria e Giuseppe, insieme a Giovanni Evangelista, si manifestarono un dì tra pioggia e vento.

Lì, nella cappella della Vergine, a una manciata di chilometri dal Bon Secours di Tuam, in cui lo scorso anno furono riesumati 800 corpi di bambini, ospiti malnutriti di una casa religiosa per madri nubili, lo sguardo del Papa è diventato vitreo, il volto marmoreo e la tempesta si è fatta interiore, tracimando dal testo anticipato ai giornalisti. Condensando e riversando a scroscio, in flashback, dentro di sé, le immagini del vis-à-vis con "i sopravvissuti", avvenuto il giorno prima.

"Pregando davanti alla statua della Madonna, le ho presentato, in particolare, tutti i sopravvissuti vittime di abusi da parte di membri della Chiesa in Irlanda ... minori che sono stati derubati dell'innocenza o che sono stati allontanati dalle mamme, e abbandonati allo sfregio di dolorosi ricordi. Questa piaga aperta ci sfida ad essere fermi e decisi nella ricerca della verità e della giustizia. Imploro il perdono del Signore per questi peccati, per lo scandalo e il tradimento avvertiti da tanti nella famiglia di Dio".

Pedofilia, Papa: "La Chiesa ha fallito, provo dolore e vergogna"

L'Europa, dopo il Cile, sancisce il verdetto del viaggio australe che a gennaio ha inaugurato il 2018 di Francesco: non esistono per il global Pope trasferte facili.

Accade così che un terreno sicuro e soffice si trasformi nel più incerto, e duro, per i romani pontefici. Lucidamente consapevoli, ormai, che gli steli della verde Erin non rappresentano più, per la Chiesa, "l'erba di casa mia".

Sui confini dei due occidenti, pacifico e atlantico, post e pre-colombiano, Francesco sperimenta che l'oceano della secolarizzazione è più profondo, e vasto, di quanto si possa immaginare. Rendendo l'orizzonte imprevedibile.

L'albero piantato da Giovanni Paolo II nel giardino dell'Áras an Uachtaráin, la residenza presidenziale, assurge conseguentemente a simbolo di un confronto impossibile.

Nella St. Patrick Hall del Castello di Dublino, il ventunesimo secolo, con il suo mix di tradizioni e innovazioni, entrambe radicali, dà il benvenuto al successore di Pietro mediante le parole del Taoiseach – "premier" in espressione di origine celtica, il più giovane a cent'anni dall'indipendenza – Leo Varadkar, leader del movimento conservatore Fine Gael e membro del Partito Popolare Europeo, figlio di un immigrato indiano e gay dichiarato, protagonista e trascinatore con il proprio outing, nel 2015, del referendum sui matrimoni omosessuali.

"Una sconfitta dell'umanità", sentenziò in Urbe, laconico e tranciante il cardinale Parolin. "Una rivoluzione culturale. Non si può negare l'evidenza", obiettò in loco, al contrario, problematico e dialogante l'arcivescovo primate Diarmuid Martin, prelato autorevole, con un pedigree rafforzato dalla lunga esperienza in Vaticano.

Dialogo che culmina, durante il saluto del Primo Ministro, nella richiesta di un nuova "relationship" e in un'ammissione di responsabilità collettiva, ripudiando il connubio moralista e oppressivo del Novecento, con esplicito riferimento all'abominio delle Magdalene Laundries. Conventi – lavanderia (raccontati da un celebre film di Peter Mullan premiato con il Leone d'Oro), che avevano in custodia le "donne perdute", sfruttandone il lavoro e configurando, in luogo della pulizia, "una macchia sul nostro Stato, sulla società e sulla Chiesa". Istituti femminili dove "al posto della carità cristiana, del perdono e della compassione, troppo spesso c'erano giudizio, severità e crudeltà verso donne e bambini", ha chiosato Varadkar.

Filadelfia – Dublino no stop. La pioggia, e la scia, delle inchieste ordinate dalle autorità civili, che dal Ferns (2005) al Cloyne (2009) Report, in Eire, sino a quella, odierna, del Grand Investigating Jury della Pennsylvania, si sono abbattute sulle sedi degli ultimi due meeting, scandisce il passaggio di testimone, accomunandoli sotto un cielo plumbeo.

Come dire che transitando "all'altra riva", evangelicamente, dalla East Coast del nuovo mondo alla Wild Atlantic Way del vecchio continente, il clima emotivo non cambia e rimane ugualmente compromesso.

Voluto da Giovanni Paolo II per rilanciare la centralità della famiglia e sostenerne le quotazioni nel millennio a venire, il raduno sortisce invece l'effetto rovesciato di una Chiesa in ginocchio, che chiede perdono e tenta di rialzarsi essa stessa da uno scandalo "globale" per "grandezza" e "dimensioni", come ha riconosciuto con sgomento il Pontefice.

In tale contesto, geopolitico più che teologico, si deve cogliere il salto di qualità - e quantità - della lettera di Francesco "al Popolo di Dio" del 20 agosto, rispetto a quella di Benedetto XVI "ai cattolici d'Irlanda", del 2010.

Da infezione localizzata, benché grave, la pedofilia viene adesso percepita quale malattia di sistema, che incide world-wide sull'essenza e influenza, sull'hard e sul soft-power dell'istituzione, indebolendone o paralizzandone la capacità d'intervento, alla vigilia di possibili "troubles" tra le due Irlande, conseguenti alla Brexit.

"Chiediamo perdono": fuori programma, nella immensa distesa del Phoenix Park, il grido e l'atto penitenziale risuonano circostanziati e strazianti, nella celebrazione conclusiva, ben 10 volte, alla presenza di trecentomila fedeli, contro il milione di Wojtyla del '79, tra l'incanto dei cuori e il disincanto dei numeri.

Mentre l'aereo con il logo del trifoglio s'invola sul mare fra Irlanda e Gran Bretagna, Bergoglio è conscio di lasciare Dublino, dietro di sé, geograficamente, ma non Dubh Linn, etimologicamente. Un binomio che significa, in gaelico, "palude nera". Metafora di una bufera che si allarga, intorno alla barca di Pietro, e attraverso le accuse del vescovo Viganò solleva il tiro. Con onde sempre più alte, che puntano a investire il timoniere in prima persona.

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