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Cronaca

La paura di Rocca di Papa per "l'invasione"

Nave Diciotti, cento migranti in viaggio verso Rocca di Papa. Arrivo previsto in serata

Saluti e grandi sorrisi. I primi cinquanta immigrati della nave Diciotti, mentre il loro pullman sta oltrepassando il cancello del centro d'accoglienza Mondo Migliore, da dietro i finestrini vedono sventolare le bandiere dell'Italia e ascoltano la settantina di militanti di CasaPound e di Fratelli d'Italia che canta l'inno. Non possono sapere che il senso della manifestazione è "non vi vogliamo", quindi fanno "ciao" con la mano e sembrano contenti perché, dopo dodici ore di viaggio da Messina a Rocca di Papa, sono giunti a destinazione. L'altro pullman con a bordo altri centri immigrati arriva in nottata.

A fronteggiare chi non vuole accogliere gli immigrati c'è un altro gruppo di cittadini che invece sventola cartelli con scritto: "Welcome". Lo scambio di insulti va avanti per tre ore proprio quando i 92 uomini e le 8 otto donne sono in viaggio per mettere fine a questo calvario, ma anche dal centro Mondo Migliore a breve andranno via, dopo anche le proteste dai cittadini.

A Rocca di Papa, infatti, nei suoi bar, davanti alle edicole, nella piazza, non si parla d'altro se non dell'arrivo, anzi "dell'invasione", come viene definita da queste parti, dei cento migranti della nave Diciotti di cui si sta occupando la Conferenza episcopale italiana. E infatti, secondo quanto trapela, non è escluso un gesto simbolico di Papa Francesco, aggiornato costantemente sugli sviluppi, ricevendo una delegazione in Vaticano o addirittura recandosi a Rocca di Papa.

Dopo la traversata dalla Libia, dopo i cinque giorni trascorsi a bordo della nave della Guardia Costiera attraccata al porto di Catania, dopo la sosta nell'hotspot di Messina, oggi i 92 uomini e le 8 otto donne hanno attraversato l'Italia a bordo di due pullman, scortati dalla polizia e sorvegliati a ogni sosta, per arrivare in questo piccolo comune alle porte di Roma, dove è già scattata "la paura del diverso". Non basta la rassicurazione di una sistemazione temporanea, si parla di una settimana, prima della redistribuzione ulteriore dei 100 migranti in 20 diocesi italiane. Scelta maturata anche alla luce del malumore degli abitanti della zona.

Lo scenario descritto dall'associazione "L'aquilone rosa" sembra apocalittico: "La vedete questa strada? È sempre completamente piena di immigrati, che di notte girano allo sbando. Adesso sarà ancora peggio. Diciamoci la verità: qui c'è la paura del diverso". Sulla via dei Laghi, davanti l'ingresso del centro di accoglienza Mondo Migliore gestito dalla cooperativa Auxilium e che fa capo alla Comunità episcopale italiana, c'è Maria Chiara Cecilia, la vicepresidente de L'aquilone rosa, che si occupa di violenza sulla donne, ma anche del banco alimentare cittadino: "La situazione è preoccupante. Gli abitanti che confinano con la struttura sentono schiamazzi per tutta la notte. Qui non c'è un vero controllo, non c'è una gestione, non sappiamo cosa succede qui dentro".

Mentre parla a favore di telecamere, dal cancello di questa grande struttura immersa nel verde dei Castelli romani, esce un'auto con la scritta Asl Roma 6. Il personale del servizio di igiene pubblica garantisce dal canto suo che "la struttura è in ottime condizioni. Non ci sono criticità, anzi il numero degli ospiti è anche sotto la media dal momento che può accogliere 500 persone. Con loro siamo costantemente in contatto". Per ora gli ospiti sono circa trecento, di diverse nazionalità. Nel giardino i bambini giocano a calcio, nella moschea c'è chi prega, in un aula la coniugazione dei verbi è scritta sulla lavagna, mentre i volontari si preparano a offrire il kit di arrivo con ciabatte, pigiama, saponi e tutto ciò che può essere utile: "Li facciamo riposare un po' dopo quello che hanno passato", dicono.

Ma per gli abitanti di Rocca di Papa, piccolo comune di 17mila abitanti, si è tuttavia di fronte a uno scontro sociale, tra chi vuole accogliere e chi no. Nella piazza c'è un gruppo di persone che discute. Si parla di Matteo Salvini: "Fa bene a chiudere i porti" afferma uno di loro. Tra loro c'è un consigliere comunale di centrodestra Massimo Grasso: "Io non capisco. Se gli immigrati doveva prenderli la Cei perché non sono andati a Castel Gandolfo o nella Città del Vaticano? Rocca di Papa non è extraterritoriale, si trova sul territorio italiano e anche i cento della nave Diciotti staranno qui come tutti gli altri di notte con le birre in mano".

Davanti al cancello del centro d'accoglienza, da cui si intravedono bambini giocare e ragazzi sorseggiare un caffè, si avvicinano cittadini che vogliono protestare: "Siamo esasperati. Da qui gli immigrati entrano ed escono quando vogliono, hanno bucato anche la rete per creare un varco. Di notte vanno in giro, urinano per strada e non aggiungo cos'altro fanno, cose senza decoro".

Dentro la struttura ci sono i volontari della Caritas diocesana che nei prossimi giorni porteranno i cento immigrati nelle oltre venti, forse trenta, strutture che hanno dato disponibilità ad accoglierli: "Tutto con i fondi della Cei, quelli dell'8 per mille. Questo è solo un luogo di transito", precisa il direttore della Caritas italiana don Francesco Soddu. La stessa cosa ribadisce sir Domenico Alagia, che gestisce i servizi di accoglienza: "Subito verranno presi in carico anche dai mediatori culturali che li accompagneranno in questo periodo di poco tempo che resteranno all'interno del Centro e poi inizieremo a dare subito delle informazioni: nozioni di italiano, riferimenti per capire dove si trovano, basi di educazione civica".

Accanto c'è don Aldo Buonaiuto della comunità Papa Giovanni XXIII che ha lavorato in questi giorni con il ministero dell'Interno per trovare una soluzione: "Dobbiamo tranquillizzare i cittadini di Rocca di Papa, non ci sarà alcuna invasione, non c'è la volontà di creare disagio, vengono ospitate queste persone con grande discrezione e da qui partirà un percorso di integrazione solidale evitando le polemiche".

Ma le polemiche non si spengono. Continuano nel bar della piazza centrale. Un signore osserva: "Non bisogna puntare il dito contro questi immigrati, ma certo dà fastidio quando li vedi sempre attaccati al cellulare". Il barista, mentre serve il caffè, replica: "Ma tu vorresti essere al posto loro?". Va avanti così per tutta la giornata. Emanuele Marcari dell'Agorà civica, un movimento che si rispecchia nel centrosinistra dice la sua: "Avvengono fatti non decorosi, ma se una signora dice 'mio figlio non può prendere la navetta perché ci sono gli immigrati' siamo davanti paura del diverso. Se gli immigrati vivono ghettizzati non ci sarà mai integrazione". I cori di CasaPound e di FdI vanno avanti fino a tarda notte, l'ora di cena è superata e i volontari della Caritas portano i panini a tutti i manifestanti. Poi arriva il primo pullman e lo scontro tra fazioni rivali, che si rinfacciano antichi rancori finisce qui, con i sorrisi degli immigrati appena arrivati.

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