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Economia

La Lega dice no al disegno di legge sui tagli alle pensioni d'oro. Di Maio: "Se qualcuno non vuole attuare il contratto lo dica"

Blend Images / AGF
Blend Images / AGF 

Arriva da un studio di Itinerari previdenziali, diretto da Alberto Brambilla, consigliere di Matteo Salvini, il no della Lega al taglio delle pensioni d'oro previsto nel disegno di legge depositato alla Camera il 6 agosto dal Carroccio e dai 5 Stelle.

Un no che non piace a Luigi Di Maio. "La proposta è stata formulata dai capogruppo M5s e Lega e si va avanti. Se qualcuno dice che non si può attuare il 'contratto di governo' lo dica subito, non ci rimangeremo questa promessa", ribatte il vicepremier dal Cairo. "Non voglio entrare in conflitto con nessuno, ma nel 'contratto di governo' abbiamo detto che avremmo tagliato le pensioni d'oro", aggiunge.

A stretto giro Claudio Borghi, deputato della Lega e presidente della commissione Bilancio della Camera, replica a Di Maio: "Non mi risulta ci sia nessuno contrario a taglio delle pensioni da 5mila euro, come previsto dal contratto di governo", dice all'Adnkronos. Per l'economista della Lega "sulle pensioni la posizione mi risulta essere sempre la stessa: per i trattamenti sopra i 5mila e non coperti da contributi l'obiettivo è riportarli al montante contributivo, come previsto". "Smentisco chi parla di tassazione a partire dai 2mila euro, come sostiene Brambilla: è una cosa che non è prevista da nessuna parte", conclude Borghi.

Secondo lo studio di Brambilla, anticipato da Repubblica, "il ricalcolo contributivo delle pensioni d'oro sopra i 4mila euro netti al mese, 80mila euro lordi all'anno, è iniquo, retroattivo e arbitrario, dunque incostituzionale e soprattutto irrealizzabile".

Per lo studio è meglio procedere differentemente:

"È meglio procedere chiedendo ai pensionati italiani un contributo straordinario di solidarietà di tre anni per sostenere la non autosufficienza e l'occupazione di giovani, over 50 e donne". Anziché procedere con un taglio secco e permanente che "assolutamente no è un ricalcolo", come invece ripete il ministro Luigi Di Maio.

Nell'analisi di Itinerari previdenziali c'è anche un risvolto politico: i timori della Lega, rintracciabili nel fatto che il 70% dei tagli interesserebbe il Nord, dove prevalgono gli assegni di anzianità. "Questo potrebbe causare qualche problema all'elettorato della Lega perché ci sarebbe un trasferimento di risorse Nord-Sud, visto che la maggioranza delle pensioni assistite è al Sud", viene evidenziato nel documento.

Altro problema: il ricalcolo contributivo, come già messo in evidenza dall'Inps, non è attuabile perché mancano gli estratti conto dei versamenti contributivi degli statali, con eccezione degli ultimi 5-10 anni. "E stimiamo un buco anche nel settore privato nel 20-30% dei casi", si legge ancora.

Intanto la Ragioneria generale dello Stato ha aggiornato il suo rapporto sulle tendenze del sistema pensionistico. In attesa delle decisioni del governo sul tema pensioni, che dovrebbero essere contenute nella legge di bilancio, lo scenario traccia lo scenario: il prossimo gennaio scatterà il gradino di cinque mesi per andare in pensione, portando l'età per la vecchiaia a 67 anni. Poi i requisiti resteranno bloccati fino al 2022.

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