Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Politica

Prossima tappa il Congresso. La "Lega per Salvini premier" sarà pronta per le Europee

Bloomberg via Getty Images
Bloomberg via Getty Images 

Gli occhi sono puntati al 5 settembre. Se il tribunale del Riesame stabilirà la confisca dei conti della Lega Nord anche a livello regionale, comprese le entrate future, Matteo Salvini spingerà l'acceleratore di un progetto il cui embrione stava crescendo al sicuro già da mesi. Addio alla creatura di Umberto Bossi, quella "Lega Nord, per l'indipendenza della Padania", di cui il ministro dell'Interno è ancora formalmente il segretario (eletto a dicembre del 2013), e benvenuta alla "Lega per Salvini premier".

Certo, la battaglia legale continuerà in ogni sede possibile. Ma il dado è stato tratto ben prima delle mosse dei giudici. L'inchiesta sul vicepremier e la decisione sui soldi del Carroccio lo fanno semplicemente rotolare più velocemente sul tavolo del grande gioco della politica nazionale. Non c'è incertezza sull'esito, tutte le facce riportano lo stesso risultato.

È Giancarlo Giorgetti a sancirlo in pubblico, alla festa del Fatto quotidiano: "Se il tribunale del Riesame dovesse stabilire la confisca delle entrate future della Lega, noi come partito siamo finiti. Il 6 settembre la Lega chiude". Ed è un componente della compagine ministeriale a spiegare ad Huffpost il piano futuro. Che prevede il Congresso della nuova formazione, fino ad oggi una scatola vuota, con la scontata acclamazione a leader di Salvini. Nella prossima primavera, al massimo, in tempo per le Europee. Ma l'iter potrebbe essere addirittura anticipato a prima della fine dell'anno.

È tutto pronto da tempo. Lo scorso dicembre sono stati depositati statuto e simbolo. Il nuovo soggetto politico si configura a tutti gli effetti come nazionale. Viene abbandonato ogni riferimento al nord, così come non si trovano più tracce della Padania. Negli organi direttivi i rappresentanti di 22 articolazioni territoriali (prima erano 13, esclusivamente a nord del Lazio): tutte le regioni, fino alla Sardegna e alla Sicilia, con il Trentino scorporato dall'Alto Adige, così come l'Emilia dalla Romagna. Con sede non nella storica via Bellerio, ma nella centralissima via delle Stelline 1, a due passi dal duomo di Milano, presso lo studio dei commercialisti Zito-Scillieri.

Così come, al momento, viene abbandonato Alberto da Giussano, lo storico marchio stilizzato del Carroccio probabilmente destinato a sopravvivere nell'iconografia leghista, sostituito da una semplice scritta gialla in campo blu con le cubitali parole "Lega" e "Salvini" alternate a "per" e "premier". Per ora un contenitore vuoto. Che Salvini si appresta a riempire.

D'altronde che il termine ultimo di un processo nato con la meteora delle liste "Noi con Salvini" al Sud fosse la nazionalizzazione della Lega era fissato nero su bianco nella nuova carta statutaria. Che prevedeva le assise congressuali entro 12 mesi dal deposito del contratto, e dunque entro il natale del 2019. La macchina ha ora alzato i giri del motore, e punta a prendere il via prima delle europee dell'anno prossimo.

Sottotraccia ci si muove affinché la connotazione regionalista venga abbandonata di fatto anche nei volti che andranno a comporre il nuovo partito. Ed è partito un discreto recruitment di quadri a livello regionale. Di dirigenti locali di Forza Italia e Fratelli d'Italia, ovviamente. Ma qualche abboccamento, finora sporadico, c'è stato anche con esponenti del Movimento 5 stelle.

Non che Roma sia estranea a questo sobbollire. "I nostri parlamentari e la nostra comunicazione sono subissati da richieste più o meno velate di trasmigrare da noi – racconta un parlamentare piuttosto in alto nella catena di comando – ma su queste cose ci vuole prudenza. E poi mica possiamo imbarcare tutti, bisogna selezionare all'ingresso". I grandi tessitori, raccontano, sono quelli di sempre: lo stesso Giorgetti e, con un particolare sguardo al sud, Raffaele Volpi, attualmente sottosegretario alla Difesa.

Tutte le camicie verdi assicurano che la partita è tutta interna, che gli equilibri di governo non verranno toccati, e che gli alleati a 5 stelle possono dormire sonni tranquilli. Certo è che un congresso e una campagna elettorale impostata su un nuovo soggetto sono argomenti destinati a indirizzare l'agenda politica dei prossimi mesi. Rischiando di togliere ulteriore fiato alle trombe del Movimento. Che continua a coltivare il timore che, se non nei prossimi mesi, in caso di forte affermazione elettorale alle europee il Carroccio staccherà la spina e riporterà il paese al voto.

Che il ministro dell'Interno si muova in orizzonti le cui mete sono chiare e prive di foschia, è questa stessa vicenda a dimostrarlo. Che il fine ultimo sia quello di tornare alle urne, è presto per dirlo. Certo è che Salvini si appresta a incenerire la Lega che fu di Bossi. E dalle sue ceneri, risorgere con una creatura tagliata al millimetro sulla sua persona.

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione