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Politica

La Libia lascia il governo senza parole

Ansa
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Ore 15.30 circa del primo lunedì di settembre: a Palazzo Chigi inizia il primo Consiglio dei ministri dopo la pausa estiva. A Tripoli invece si spara. Ma nella riunione del governo italiano non se ne parla: non una parola, riferiscono più fonti di governo. Eppure il caos scoppiato in questi giorni in Libia tocca direttamente gli interessi italiani: quelli strategici in Africa, quelli legati ai flussi migratori. Ed è un caos allarmante perché di fatto potrebbe mettere fine all'esperienza di Fayez al-Serraj alla guida dell'unico governo riconosciuto dalla comunità internazionale e sostenuto soprattutto dall'Italia. Ma a Roma il caos libico spiazza il governo, lo ammutolisce nelle sedi deputate alle decisioni, come il primo consiglio dei ministri dopo l'estate, dove però mancano sia il premier Giuseppe Conte (in vacanza a New York) sia il vicepremier Luigi Di Maio (al tavolo sul caporalato a Foggia). Governo spiazzato: esclude categoricamente l'intervento militare, prende fiato con la polemica politica. Contro Emmanuel Macron.

Libia, Salvini: "Tripoli non è più un porto sicuro? Chiedete a Parigi"

Il primo ad accusare la Francia è Matteo Salvini: lo fa da due mesi, oggi ritorna sull'argomento. "Sono molto preoccupato per la Libia. Evidentemente c'è dietro qualcuno", dice il leader leghista dopo aver lasciato a metà la riunione del consiglio dei ministri per recarsi alla festa patronale di Santa Rosa a Viterbo. "Nulla succede per caso. Il mio timore è che qualcuno, per motivi economici nazionali, metta a rischio la stabilità dell'intero Nord Africa e conseguentemente dell'Europa''. Qualcuno come la Francia? ''Penso a qualcuno che è andato a fare una guerra e non doveva farlo e a qualcuno che fissa delle date delle elezioni senza interpellare gli alleati, l'Onu, i libici. Le forzature, le esportazioni di democrazie e la fissazione di date elettorali a prescindere da quel che pensano i cittadini, non hanno mai portato nulla di buono". Esclusi però "interventi militari: non servono a nulla".

Stavolta il ministro degli Interni non è solo. Passa qualche ora e contro Macron si scaglia pure Roberto Fico, cioè quanto ci sia di più lontano da Salvini nell'alleanza tra Lega ed M5s. "Sulla Libia sono molto preoccupato – dice il presidente della Camera ospite alla Festa del Pd a Ravenna - perché c'è una tensione enorme ed è qualcosa di cui l'Europa si deve fare carico assolutamente. E' un problema grave che ci ha lasciato senza dubbio la Francia".

Dopo Fico arriva Elisabetta Trenta: bisogna "lavorare tutti nella stessa direzione, vale a dire per la cessazione delle ostilità" in Libia, scrive il ministro della Difesa a sera su Facebook, "il presidente Fico ha ragione: la Francia, in questo senso, ha le sue responsabilità!". Anche Trenta esclude un "intervento militare, in risposta agli scontri che si stanno verificando: non prendo minimamente in considerazione l'argomento".

A parte escludere (l'invio di una task force italiana in Libia è stata smentita già all'ora di pranzo con una nota ufficiale del governo), sulla Libia il governo legastellato sta a guardare. Spiazzato da una situazione che non si aspettava. Salvini ha sempre considerato la Libia il porto sicuro dove rimandare i migranti respinti in Italia. Adesso gli scontri di Tripoli gli tolgono argomenti. Libia porto sicuro? "Chiedetelo a Parigi", risponde. Si può anche chiedere all'Eliseo, ma sul campo la situazione resta preoccupante e svantaggiosa per l'Italia.

In pratica, in vista delle elezioni che Macron ha fissato per il 10 dicembre, si sono rimessi in azione tutti i clan in lotta tra loro in Libia, è l'analisi dell'intelligence italiana. Tripoli in pratica è diventata loro territorio di conquista: occupata, quartiere per quartiere, dai clan provenienti da fuori città, da Misuraca, Tobruk e gli altri centri abitati del paese. Tutti vogliono influenzare il processo elettorale, vogliono contare, prendere il potere: come se a Tripoli non ci fosse un governo a tenere l'ordine. Come se non ci fosse al-Serraj.

Questa lotta senza quartiere ha praticamente azzerato gli ultimi due anni di lavoro diplomatico del governo al-Serraj. In pratica è come se il suo governo non ci fosse stato. Tornati a due anni fa: prima cioè della nascita di un governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale, un governo che facesse da contraltare al potere stabilito a Tobruk dal generale Haftar, sostenuto da Francia ed Egitto. Insomma un vero caos per l'Italia. Non solo per la propaganda di Salvini sui 'porti sicuri'. Gli italiani in Libia sono stati sistemati al sicuro, dicono fonti di intelligence. Tutto ciò che non era necessario, è stato portato via. Ma la decisione politica?

Il consiglio dei ministri di oggi si arena sui tabù libici, serve solo a fare una panoramica delle cose da fare dopo l'estate: dalle norme anti-corruzione di cui parla il Guardasigilli Alfonso Bonafede, al dossier Genova, di cui parla il collega delle Infrastrutture Danilo Toninelli. L'esecutivo decide di riconvocarsi entro la fine della settimana. Tripoli può attendere.

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