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Esteri

Trump evita l’affondo sullo scandalo abusi sessuali: "Francesco il Papa migliore che lo possa gestire"

Vatican Media / Reuters
Vatican Media / Reuters 

Pur occupato con "talpe" anonime interne all'Amministrazione che scrivono editoriali sul New York Times o che "passano" valutazioni e giudizi terribili su di lui, travasandoli direttamente dalla Casa Bianca nel nuovo libro di Bob Woodword , "Fear", Donald Trump è intervenuto ieri sulla gestione della crisi degli abusi del clero cattolico da parte di Papa Francesco. E ha affermato che il Pontefice sta gestendo la situazione è comunque "il migliore che possa gestirla".

In un'intervista con il sito on line conservatore, The Daily Caller, Trump ha dichiarato che lo scandalo degli abusi risale a 70 anni fa ed è per lui "una delle storie più tristi, perché rispetto così tanto la Chiesa cattolica". Sulle accuse di abusi multipli contro l'arcivescovo Theodore McCarrick, Trump ha aggiunto: "Sono sorpreso di McCarrick, tutti lo conoscevano, è così incredibile vedere queste cose".

I commenti del Presidente americano arrivano dieci giorni dopo che l'arcivescovo Carlo Maria Viganò, l'ex ambasciatore del Vaticano negli Stati Uniti, ha chiesto al Papa di dimettersi. In una "testimonianza" esplosiva, l'arcivescovo Viganò ha detto di aver parlato al Papa della cattiva condotta di McCarrick già nel 2013. Viganò (che è stato sostituito come Nunzio sei mesi prima delle elezioni presidenziali americane del novembre 2016) sostenne inoltre che Francesco aveva fatto di McCarrick un consigliere di fiducia per le nomine episcopali e cardinalizie negli Usa e addirittura avrebbe rovesciato i tentativi di Benedetto XVI di sanzionare l'arcivescovo (circostanza quest'utima che non ha ricevuto riscontro).

Nell'intervista esclusiva di Trump al "Daily Caller" tuttavia, le rivelazioni di Viganò non sono neppure affrontate, mentre è evidente la sconcerto del Presidente americano per il caso McCarrick (che, è bene ricordarlo, per decisione del Papa ha dovuto "abbandonare" la berretta cardinalizia, cosa che non accadeva, per un porporato, da oltre cento anni) vista la conoscenza diretta tra l'ex arcivescovo di Washington e Trump.

Il presidente Usa in ogni caso ha rifiutato di unirsi alle critiche di Papa Francesco, o quanto meno ha evitato l'affondo, riferendosi alla crisi: "Il Papa lo sta gestendo, immagino, è il migliore di chiunque che la possa gestire". Subito dopo ha anche aggiunto: "Come ha intenzione di gestirlo?". La domanda resta quindi aperta. Ma le dichiarazioni del Presidente costituiscono in ogni caso un "segnale" per gli ultra conservatori americani. C'è un atteggiamento di attesa che non autorizza nuovi affondi ravvicinati.

Come ai tempi di Benedetto XVI, anche ora le crisi e le mancanze della Chiesa, in particolare in materia di abusi sessuali e di pedofilia del clero, risultano esacerbate dal fatto che "Trono" e "Altare", autorità politica e pontificia, sono - sia pure a parti inverse - di nuovo fuori sincrono sia in Italia che negli Stati Uniti. Il tradizionalista Joseph Ratzinger, nella seconda parte del suo Pontificato, subì le tensioni con la nuova amministrazione democratica del Presidente Barack Obama, come risulta dai cablo diplomatici svelati da Wikileaks.

Francesco, a sua volta, è passato sulla graticola dopo la vittoria di Donald Trump negli Usa e l'insorgenza dei populismi europei. Il Papa ha denunciato le prese di posizione di Trump su immigrazione e cambiamenti climatici.

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